Il lettore risponde: da oggi a ieri e ritorno

“Un ex agente della defunta Repubblica democratica tedesca, che per anni ha spiato Bertold Brecht, deambula senza meta a Berlino fino a raggiungere la tomba dello scrittore per confidargli un segreto. In una località di vacanza un ufficiale italiano che in Kosovo ha subito le radiazioni dell’uranio impoverito insegna ad una ragazzina l’arte di leggere il futuro nelle nuvole. Un uomo che inganna la propria solitudine raccontando storie a se stesso diventa protagonista di una vicenda che si era inventato in una notte d’insonnia.”

I racconti

In fretta, più veloce del solito la lettura di queste tue storie, Antonio. Non amo molto i racconti e, alla fine, continuo a non amarli. Tuttavia con te è diverso. I tuoi sono funambolici, in bilico tra realtà e finzione, tra vissuto e immaginato, tra presente, passato e futuro.E’ bello seguirti tra i ricordi, piccole pagine di storie individuali all’interno della grande Storia e tra i momenti real-fictitious di personaggi assolutamente assurdi e dunque verosimili, talora veri. Hai voluto finire con delle domande sul futuro, sul dopo-oggi, ma ti sei subito chiuso ad ogni risposta: meglio non sapere…

Alcuni momenti nella vita di tutti i personaggi mi hanno profondamente commosso. Le immagini mi hanno saziato gli occhi e l’anima; l’aria, i panni stesi che danzano al vento spargendo intorno profumo di fresco e pulito, l’abbraccio della bella portoghese, la vecchia zia morente e rantolante, la cabrio nera, arroventata dal sole accecante di Creta.

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Scamardistudio 2015-El Pato a Siviglia

E le Nuvole…

Ancora loro! Che bella storia quella della loro forma e il gioco-dialogo con la bambina su una spiaggia decadente su come leggere il futuro in quelle sagome strambe e affascinanti. E Berlino e Brecht e Unter den Linden e Budapest e Bucarest e generali e mogli infelici.  Storie, storie, storie, ma quanti agganci con la mia essenza interiore e reale! E poi tu, grande aggancio d’una Storia vecchia, ma nuova, ma futura… E’ vero, il tempo invecchia in fretta, ma che bello ricollegare i fili dei tempi vissuti!

Ieri

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Requiem (1992) è un romanzo che si riscatta solo alla fine. Ma forse questo giudizio è, tutto sommato, affrettato e ingiusto. Forse è più corretto dire che la fine contiene una epifania e che questa, come tutte le epifanie, ha bisogno di una lunga, lenta gestazione. E’ soprattutto un romanzo nella più autentica maniera di Tabucchi: il suo stile non è mai concitato e l’azione sembra divagare e disperdersi, quasi che il filo del discorso continuasse a spezzarsi e fosse arduo riannodarlo…

Può dare l’impressione, talora, di non sapere bene dove vuole andare a parare, di cercare in qualche modo la parola per arrivare alla pagina successiva. E poi, dall’apparente incongruenza dei fatti e dei personaggi, piccola, meraviglia, ecco che nel puzzle tutto si ricompone e acquista senso. Ed è l’unico stile possibile per questo investigatore del senso e dei sensi della vita.” Michele

II viaggio

In Requiem L’autore  immagina di fare un viaggio e di incontrare persone ormai defunte, di parlare con loro, di mangiare insieme e salutarli in un commosso addio. Il sogno si dipana a Lisbona, personaggio vivente nella storia, con i suoi incontri, pietanze, discorsi, nomi delle persone e delle strade.

Il ricordo fa da sfondo all’intera vicenda ed  è il motivo portante e la causa del sogno. Sogni, ricordi e  nostalgia prendono forma grazie alla lingua  portoghese,  “luogo di affetto e riflessione”.

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Sönderborg (Danimarca), Ottobre 1997.  Sta per iniziare la mia giornata di lavoro e il tuo Requiem mi ha aperto la strada. Ascolta:

 “Io mi sedetti, ma lei non mi lasciò la mano. Figlio, disse la vecchia, ascolta, così non può andare, non puoi vivere due parti, dalla parte della realtà e dalla parte del sogno, così ti vengono le allucinazioni, sei come un sonnambulo che attraversa un paesaggio a braccia tese e tutto quello che tocchi entra a far parte del tuo sogno, anch’io… Mi sento dissolvere nell’aria a toccarti la mano, come se anch’io facessi parte del tuo sogno”

“E cosa devo fare?” domandai, “dì un po’ Vecchia Zingara”

“ Per adesso non puoi fare niente” , rispose lei, ”questo giorno ti aspetta e tu non puoi sfuggirgli, non puoi sfuggire al tuo destino…”(p.29)

Mi colpisce molto di questo mosaico la struttura apparentemente loose, ma di fatto molto ben connessa e resa coerente da alcuni fili conduttori. Il cibo, ad esempio. Il cibo come ritorno ai ricordi del passato, delle “cose dell’infanzia” che non tornano più (p.100) e richiamo tuttavia del presente “contaminato”, della “poejada” diventata ormai un “potage-per-gente-fine”. E ancora il cibo che sollecita le epifanie: sensazioni talora piacevoli e sensuali, talora malinconiche, talora festose e paesane.

Mi piace ancora il filo conduttore del “raccontar storie”, storie di incontri di anime. Proprio l’ appello all’ “Intelligenza dell’anima”, come Ettie Hillesum la chiama, mi attrae particolarmente in questo viaggio. Non so perché l’ho definito così,  forse perché sono effettivamente in viaggio e dunque alla scoperta di mondi reali nuovi, forse perché il romanzo si presta a questo andare non avanti o a destra o a sinistra con l’assillo di dover arrivare per forza in un posto preciso e pre-stabilito.

 Riflettendo

Dopo una pausa di riflessione, finisco il libro e la conclusione mi obbliga a riconsiderare quanto scritto sopra. Ho l’impressione che, in fondo, la meta del viaggio fosse in qualche modo prefissata. Bisogna dunque arrivare alla risoluzione dei conflitti all’interno dell’anima, “sistemare” le situazioni in sospeso.

E’ stato come avere la sensazione che questo uomo, alla fine della sua giornata, quando anche il poeta si dissolve, tiri un profondo sospiro di sollievo tanto che quasi mi pare di udire la sua voce che, soddisfatta, dice: “Ah! Finalmente è fatta!” e la profezia della zingara si realizza:

“questo giorno ti aspetta e tu non puoi sfuggirgli, non puoi sfuggire al tuo destino…”

Il Tempo invecchia in fretta?

Un pensiero riguardo “A.Tabucchi-da REQUIEM a IL TEMPO INVECCHIA IN FRETTA. Viaggio nel tempo dell’anima.

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