All’ improvviso dal cielo gonfio scroscia un getto di acqua inclemente. Cerco velocemente un riparo. Ma dove sono? Un velo nero d’acqua mi copre la visuale. Procedo a tentoni, inzuppata. Ecco i portici finalmente, ora mi sento al sicuro e aspetto tranquilla che tutto finisca.
Intanto scruto oltre l’arco antico, ascolto la musica potente del temporale, inalo estasiata l’odore pulito del selciato e la fragranza delle piante dissetate. La bellezza dell’imprevisto!
E invece no. Dietro l’angolo incombe l’onnipresente tecnologia. Evviva le app che prevedono il tempo minuto per minuto…Magari ci aiutano a prevenire disastri (forse), ma certamente condizionano il piccolo utente gasato dall’ idea di sapere se potrà uscire senza l’ombrello o se dovrà aspettare che finisca il temporale o se invece farà meglio a rinunciare.
Anche il sublime piacere del temporale estivo diventa banale nella sua prevedibilità. Triste. Quanta poesia ci può essere invece nell’ essere colti di sorpresa. Ma queste sono solo romanticherie…Domani ho un appuntamento importante e vorrei uscire in moto… Pioverà? Dovrò rassegnarmi e andare con la noiosa auto, esasperata dalla ben più noiosa ricerca del parcheggio?
Aspetta che guardo cosa dice l’app-meteo…
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