E. Morante-LA STORIA. Le conseguenze tragiche di un potere cieco e malato. Lettura per un tempo “un po’ ignorante”

la storia

Difficile oggi, 24 Giugno 2016, primo giorno di Brexit, tornare a parlare di La Storia di Elsa Morante, un libro che attraversa anni  folli e crudeli  del Novecento, svelandone i risvolti più crudeli e dolorosi sulla vita della gente piccola, piccola, cosiddetta comune, ovvero del “popolo sovrano”. Quello che va a votare travolto da conati di vomito verso regole che non ha condiviso, o che non conosce proprio. Un conato di vomito che invece di essere placato e curato viene ulteriormente stimolato, con sollecitazioni continue come quelle di un bulimico che vuole liberare il proprio stomaco dalla putrida pappetta in cui si è ridotto il magnifico cibo dei cuochi famosi. Difficile, ma oggi ancora più opportuno e importante.

I segreti dei Ramundo

Nel suo capolavoro La Storia, degli anni che vanno dal 1941al 1947, Elsa Morante ci fa incontrare, insieme alle bombe, alla distruzione e alle manovre folli dei popoli in guerra, la vita di una fragile famiglia borghese, i Ramundo/Mancuso/Almagià, esposta a tutti i venti e sbattuta qua e là dagli eventi. Il maestro Giuseppe, indomabile anarchico (“poveri anarchici della domenica”), innamorato profondamente della moglie e tenerissimo con la figliuzza “babbarella” Iduzza e la maestra Nora, Veneta ed Ebrea, si incontrano a Cosenza nella scuola in cui insegnano. I segreti che vogliono tenere nascosti condizioneranno le loro vite e quella di Iduzza.

A Roma dove si era trasferita con suo marito Alfio, Ida Ramundo, ora vedova Mancuso, maestra anche lei gracile e perennemente indecisa, viene violentata da un giovane e disperato soldato tedesco, Gunther. Rimane incinta di Useppe, pischelletto malato, poetico, affamato di affetto e di avventura, i cui occhi azzurri testimoniano la sua origine. Il primo figlio, Ninareddu accetta questo fratellino venuto dal nulla come un dono, senza chiedere nulla e senza riserve. E lo ama ricambiato di un amore puro, infantile, totale.

C’è davvero tanta poesia in questa storia, come fossimo dinanzi alla perdita d’innocenza del mondo moderno. Un innocente è Davide Segre, il giovane idealista ebreo  che odia la borghesia, in un conflitto irrisolvibile tra le sue idee e la fine orrenda della sua famiglia nella camera a gas. Il suo destino è segnato. La droga o le droghe lo accompagnano furiosamente verso il suo compimento.

È innocente il “pischelletto” Useppe, figlio dello stupro e della paura, che piccolo piccolo come un uccellino, si rifugia tra le zampe accolgienti di Blitz (il primo cane della famiglia), Bella (la pastora abruzzese avvolgente e protettiva) e Ida madre confusa, ma sempre amorevole. Useppe è un poeta inconsapevole. Inventa storie e poesie, decodifica in versi il canto degli uccelletti. Ama la natura e da lei si fa coccolare come un’altra madre.

Sembra innocente tutta la gente impaurita e stravolta dai bombardamenti, in fuga continua dal nemico e forse da se stessa, alla ricerca di un rifugio temporaneo. A suo modo è innocente Ninareddu, affamato di giustizia e di ideali, che a guerra conclusa vanno scolorando in piccole azioni di accaparramento e sopravvivenza, per lui fatali. Anche lui, vittima di una guerra cieca andrà incontro al suo destino, nelle lotte partigiane durante, e nella lotta quotidiana per l’arricchimento, nel dopo guerra.

Roma è sempre protagonista delle scorribande di Bella e Useppe. E riconosco tante strade, tanti quartieri che da bambina e da adulta percorrevo con mia madre e mio padre, ora a trovare parenti, ora a fare visite agli occhi al Policlinico, ora ad incontrare amici a teatro o al cinema o per monumenti. Roma la ritrovo in tante storie Italiane e per me è sempre un tuffo al cuore, un altro ritorno all’infanzia.

LA STORIA A ROMAN

Le sintesi degli accadimenti che da un anno all’altro Morante riassume, colpiscono per la loro incisività. Messi in fila, uno dopo l’altro, ti danno il senso di come la vita delle persone e delle nazioni proceda a volte in un movimento indipendente, come fosse naturale passare da un punto all’altro. E invece di naturale non c’è nulla. La guerra, il male, la violenza è tutta opera degli uomini. Sì, soprattutto degli uomini. Le donne seguono, si adattano, e cercano di garantire la sopravvivenza della specie.

“Con quel Lunedì  di giugno 1947, la povera storia di Ida Ramundo era finita”

storia HalfIn questa tarda primavera Italiana il libro della Morante mi ha fatto tanta compagnia. È stata una lettura vissuta con lentezza e partecipazione sia emotiva che razionale. Alla fine non ci sono più pagine, ma resta un’impressione profonda che porterò con me per molto tempo. La Storia è l’affascinante spettacolo dell’esperienza umana nel XX secolo. Un libro da leggere. Assolutamente.

Affascinailtuocuore da voce a Davide

E per chiudere vi leggo le tesi su cui Davide Segre, stralunato e sfortunato giovane idealista, imposta il suo discorso politico, quasi  “in forma di professore di Storia”.