Uccidete il drago di Leif GW Persson. Inconsistente. Smetto di leggerlo

 

Questa è una favola cattiva per bambini adulti

Leif GW Persson

 

Persson e il dragoForse il mio cervello è ancora acceso su Querig, the she-dragon di Ishiguro. Fatto sta che, cercando tra i libri che abitano la mia casa, spunta questo Uccidete il drago di  Leif GW Persson. Non so resistere e  comincio a leggerlo.

Non è ancora tempo di recensione, ma solo di un assaggio. Si parte bene. Subito in Medias Res. Sentite:

“Una cravatta macchiata di sugo, il coperchio di una pentola di ghisa e un comune martello da carpentiere con il manico rotto. Questi i tre reperti più interessanti che i tecnici della scientifica della polizia di Solna trovarono sulla scena del crimine. E non c’era bisogno di essere uno della scientifica per capire che con tutta probabilità si trattava degli oggetti utilizzati per fare fuori la vittima.  Bastava avere gli occhi per vedere e uno stomaco abbastanza forte per sostenere la vista.

Quanto al martello, fu presto appurato che non era stato adoperato per uccidere…”

L’investigatore? Ve lo presento:

“Bäckström si era limitato a scuotere la testa. Dove diavolo stiamo andando a finire?, pensò varcando la soglia. Cosa sta succedendo al corpo di polizia? Finocchi, lesbiche, negri e i soliti idioti. Non un poliziotto normale a perdita d’occhio.”

Niente recensione.  Sono arrivata a metà circa sperando in uno sviluppo interessante. E invece no. E allora la cosa migliore è smettere e passare ad altro.

Gli unici  spunti  interessanti, l’alternarsi di “pensieri e parole”, detto e non detto e la presenza di una questione “razziale” con tutti i  pregiudizi e le epifanie connessi, non bastano ad avvincermi.