A Holt (nome fittizio di Yuma), Colorado, USA inizia una narrazione “totale”, con un punto di vista interno alle vicende. È infatti Sanders Roscoe, figlio di John, che decide di raccontar-si in dettaglio una storia che conosce già molto bene, la stessa storia che, se le cose fossero andate diversamente, avrebbe raccontato al giovane giornalista piombato in città per conoscere la verità sul caso Goodnough.
Al centro della scena c’è Edith: una piccola grande donna, unico incompiuto amore di John Roscoe; figlia incatenata del vecchio tiranno Roy Goodnough; sorella-complice amorosa di Lyman. Lyman e Edith sono due figli dell’America profonda, vittime di un sistema familiare violento e chiuso, dove la figura paterna schiaccia e annulla tutti, a partire dalla moglie che accetta controvoglia la decisione di andare verso Ovest ad occupare la terra concessa dallo Stato a Roy.
Centosessanta acri di impietosa terra demaniale nelle aree selvagge fuori dai confini originali delle tredici colonie che, in base all’ Homestead Act del 1862, di Abraham Lincoln, veniva concessa ai pionieri che si impegnassero a lavorarla, condizione imprescindibile per ottenerne la proprietà.
Vincoli è una sorta di racconto a spirale puntellato da frequenti digressioni e ritorni del narratore-personaggio al filo conduttore originale in cui Edith, Holt e le terre desolate del Colorado sono gli innegabili protagonisti.
La storia ha il suo bel risvolto noir che il racconto di Sanders riesce a tenere vivo dall’inizio alla fine, obbligando il lettore a seguirlo docilmente verso la conclusione. Bellissimo e denso di tensione il racconto dell’affilatura delle lame. Prepara il lettore ad un climax drammatico che puntualmente arriva, accompagnato da sudore, pula, sabbia e imprecazioni.
” Così in quella mattina di fine luglio, mentre Lyman mungeva e dava da mangiare alle sei o sette Shorthorn che tenevano per il latte, Roy liberò la barra falciante fuori dalla testata della mietitrice per affilare le lame. Dopo aver preparato la colazione e lavato i piatti, Edith si mise ad aiutarlo; teneva ferma l’estremità della barra, mentre lui spingeva i pedali della mola seduto sul seggiolino di ferro. Come un bambino enorme che corre su un triciclo. Affilò e lucidò entrambi i lati delle lame, lame triangolari seghettate chiamate denti, avvitate lungo tutta la barra. Alcuni denti erano rovinati dai sassi, ma Roy non si prese il disturbo di sostituirli. Ci avrebbe messo più tempo; voleva terminare il lavoro finchè il tempo reggeva. Affilò e allisciò le lame fino a farle scintillare come coltelli appena lucidate. Lyman si avvicinò e guardò il padre che pedalava…”p. 38-39
L’affresco è così ricco e articolato che molti personaggi, appena accennati in questo romanzo, diventano promesse per futuri ritocchi al colore, al profilo, all’essenza della loro anima. E infatti, puntuale, Haruf ci dona la Trilogia di Holt: Canto della pianura 1999, Crepuscolo 2004 e Benedizione 2013.
“Bentornati, (o benvenuti) a Holt!”.
Con queste parole che faccio mie, Fulvio Cremonesi, traduttore del romanzo, chiude la sua nota conclusiva. Accetto di cuore il suo benvenuto. Un benvenuto nella “prima classe” narrativa che tante volte avevo pensato di esplorare, rimandando altrettante volte il momento dell’incontro. Finalmente, grazie al GdL Girolibro di Selvazzano il momento è arrivato!
Sono sicura che la versione originale in Americano ha un ritmo ancora più incalzante e sincopato di quella in Italiano, che pure riesce, nella traduzione di Cremonesi, a coinvolgere e affascinare il lettore. Tuttavia, se leggerò la Trilogia, lo farò in lingua originale.
Il gioco dei nomi
Perché Haruf chiama HOLT la sua città fittiza?
Per il suo significato poetico? Bosco o boschetto o bosco collinare ?
Per il suo significato di tana, covo?
Sono suggestive entrambe le aree semantiche, ma l’idea del covo nascosto, della tana in cui rifugiarsi e chiudersi al mondo, come hanno fatto Edith e Lyman, mi ispira di più.
Voi quale preferite? Conoscete forse il motivo della scelta di Haruf?
Assaggi
Intrappolati– “Ma se il loro padre era sistemato, Edith e Lyman erano messi anche peggio. Rimasero intrappolati in quella fattoria in mezzo alla sabbia. Come avrebbero potuto lasciarlo in quelle condizioni? Non potevano farlo. Non in quelle condizioni, non potevano proprio. Fu l’inferno per tutti. Erano sistemati tutti quanti…Se Edith e Lyman fossero stati ragazzi di città, le cose sarebbero potute andare diversamente…p. 54-55
La prima volta di Edith tra tenerezza, girasoli, e cielo terso stellato-“A quel punto erano soli. Fu una delle poche volte, e la macchina era ferma sulla stradina di campagna. Da una parte e dall’altra c’erano girasoli e salvia e yucca e gramigna, dato che era una zona di colline troppo ripide per poter essere arata, e non so se quella sera per loro ci fosse la luna oppure no. Ma spero di sì, una luna piena, perché almeno una volta nella vita Edith Goodnough meritava di essere vista in quella pallida luce azzurra, e comunque so che le stelle brillavano per loro nel cielo terso e c’era un grande silenzio. Mio padre deve averla abbracciata e baciata—e non fu uno di quei primi baci in cui non sai dove mettere il naso e i menti si scontrano, no, fu uno di quelli in cui hai già superato la fase iniziale, hai già imparato a mescolare come si deve la tua bocca con la sua, e ha un buon sapore, entrambi ne vorreste altri e infatti continuate a baciarvi. Quindi lui deve averla baciata ed essere stato baciato da lei, e voglio sperare che a quel punto siano usciti dalla macchina. Voglio pensare che l’abbiano fatto, che siano usciti in quel pallido silenzio azzurro e poi si siano allontanati insieme dall’automobile e abbiano camminato su per la collina fino a trovare una conca nell’erba…” p.69
Il pazzo scatenato (Hitler), gli anni 40 e i venti di guerra in arrivo-“Poi gli stessi eventi esterni raggiunsero anche i Goodnough. Alla fine degli anni Trenta il pazzo scatenato in Germania aveva contagiato con la sua follia così tanti milioni di persone che la situazione in Europa era completamente fuori controllo. E siccome carneficine e tradimenti segnarono anche l’inizio degli anni Quaranta, la gente di questo paese cominciò a chiedersi quale dovesse essere il proprio ruolo. Si parlava molto di entrare in guerra, di prendere l’iniziativa, e penso che siano stati tutti quei discorsi che spinsero Lyman ad agire…” p. 89
Lyman si butta nella mischia, finalmente, con Agnes Wilson, cameriera della Holt Tavern- “Lyman deve essersi sentito in paradiso. Era sulla pista da ballo della Holt Tavern con la faccia nascosta tra i capelli rosa di Agnes Wilson. Quel corpo pieno, maturo, aderiva completamente al suo e Lyman aveva smesso di tenerle la mano. La stava stringendo con le sue braccia da scapolo di mezz’età, i polsini bianchi della camicia della domenica spiccavano sul vestito nero della cameriera, le mani non si staccavano dal suo sedere massiccio. Quando l’orchestrina iniziava una nuova canzone, Agnes trascinava Lyman in giro per la pista da ballo, ma tra un brano e l’altro restavano fermi ad aspettare, immobili, e Lyman non mollava la presa, come se non osasse lasciarla libera. p. 97
La guerra e gli uomini come manzi insanguinati–“Mentre non posso dire che la guerra avesse particolarmente colpito me, credo che abbia fatto davvero soffrire mio padre. La odiava. Immagino che avesse imparato a convivere con l’idea che ci fosse un nesso tra i manzi che allevava e tutto il sangue versato in Europa.” p. 135
La bianca carne pannosa di Twyla, domestica tuttofare, in un triangolo pericolosissimo. Un’altra storia nella storia –“Eravamo tutti amici, no? Chiaro, ma la cosa più importante-diamine, non facevamo del male a nessuno- era che non c’erano problemi ad andare a letto con Twyla. Tutti e due, intendo dire. Un po’ come quando le pagavamo lo stipendio a turno. Soltanto che lei non era una puttana. Neanche un po’. Era Twyla Thompson, nata e cresciuta a Holt, Colorado. Era una di noi, capisci? Una ragazza di qui, con una bella faccia rossa, che prima di farsi convincere a trasferirsi alla fattoria aveva lavorato piena di buona volontà al silo, tra nubi di polvere di grano e granturco. Non era una che spegneva in qualche modo le sue emozioni, i suoi sentimenti caldi e profondi, e intanto continuava ad aprire le gambe. Così quella situazione cominciò a pesarle. Si, cristo, era inevitabile che qualcuno si facesse male” p. 151
Da Edith-“Per tutto quel periodo di deriva, confusione e stupidità, la mia unica solida base fu Edith Goodnough. Mi fermavo semplicemente per stare lì un’ora, e di solito accadeva quando per una ragione qualsiasi non riuscivo a evitare di pensare, quando anche solo per un minuto mettevo a fuoco ciò che succedeva a casa mia. Allora, subito dopo, la stessa sera o il giorno successivo, montavo in macchina e andavo da Edith. Non gliene parlavo, non era necessario. Sembrava che lei sapesse. Ci prendevamo sottobraccio e dondolavamo ascoltando le cicale sugli alberi intorno a noi, nell’oscurità. Io perlomeno avevo lei, lei non aveva proprio niente.” p. 159
Care vecchie cartoline alla sorellina, protagoniste inaspettate di un viaggio di formazione –“Si teneva occupata anche con quelle dannate cartoline. Le aveva fissate con le puntine tutte in fila sulle pareti del salotto, così se ti interessava -a me no- potevi seguire gli spostamenti di Lyman anno dopo anno, prima a ovest, poi nel Midwest e nel profondo sud e infine a est, come se avesse la vaga idea di invertire la marea migratoria dei pionieri andando a finire dove tutto era cominciato, dove dal suo punto di vista era stato commesso il primo passo falso, dove il padre di suo padre era stato portato in braccio dalla sua trisnonna che scendeva dalla passerella di una nave con i pannolini pieni di cacca. Le cartoline, sistemate in quel modo, esposte in lunghe file ordinate come piastrelle in un bagno, avevano un’aria vivace, circense; grattacieli di vetro, fontane blu, statue, parchi cittadini con gli alberi potati e le panchine verdi. Facevano pensare a dozzinali manifesti di carnevale, locandine del circo ritagliate. E sul retro delle cartoline c’era sempre il breve, infantile, esasperante scarabocchio di Lyman che non diceva quasi nulla…”p. 161
Alla fiera d’agosto, la ruota panoramica, i maiali, il divertimento e poi…– “Sulla strada principale a sud di Holt c’è un piccolo ponte di legno, il Five Mile bridge: Sotto non scorre un torrente o un fiume, c’è solo un letto asciutto soffocato dalle erbacce che si riempie per un giorno o due verso la fine della primavera, quando cade gran parte della pioggia dell’anno. Non c’è granché da dire sul ponte, ma in questa contea in cui non c’è molto bisogno di ponti serve da punto di riferimento. La gente lo usa quando deve dare indicazioni ai forestieri, e ci sono stati anche due incidenti…” p. 189
La vita reclama i suoi diritti, arriva un nuovo personaggio:Rena e Lyman aprono un’agenzia di viaggi virtuale e stellare- “ E andava bene così, perché Rena teneva occupato Lyman; era quasi felice quando c’era lei. Quindi, mentre Edith piegava indumenti o preparava la cena, i due viaggiatori erano impegnati, assorbiti dal loro serissimo gioco. Entrambi chini sul tavolo: Rena colorava biglietti del treno e Lyman studiava i numeri del suo orario ferroviario e cercava di capire come arrivare a Detroit prendendo un treno da Denver. Era un affare davvero serio. E Rena diceva cose del tipo: sono stufa dell’arancione. Adesso li faccio rossi…”p.227
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