The Sellout (Lo Schiavista) di Paul Beatty, è un romanzo “alla rovescia”, nel senso che stravolge con ironia il punto di vista sulla storia dei neri d’America e sulle nostre convinzioni di “bianchi dominanti”.
The novel concerns a narrator, referred to only by his last name, “Me”, who attempts to reintroduce slavery and segregation in his Los Angeles neighborhood. This attempt leads to a Supreme Court case. Wikipedia
Tutto ruota intorno a Dickens, quartiere Afro di Los Angeles, spazzato via dalla mappa del territorio forse nella speranza di spazzar via anche la comunità nera che ne rimpiange l’esistenza e cerca disperatamente di riportarlo in vita, tramite le azioni quasi surreali di Me.
Rumor had it the county had revoked our charter because of the admittedly widespread local political corruption p.58
Me, coltivatore di ortaggi e frutta, figlio tormentato di un padre psicologo ossessionato dalla ricerca sui comportamenti della comunità nera di Dickens, al punto di usare suo figlio come cavia, si ritrova a “possedere” uno schiavo. O meglio è il presunto schiavo che lo implora di fargli da padrone e di frustarlo ogniqualvolta ne ravveda la necessità. Hominy è il suo nome ed ha un passato cinematografico illustre. È uno dei protagonisti della fortunata serie Little Rascals (Piccole Canaglie nella versione italiana) che, lo sguardo di Beatty percepisce come assolutamente razzista.
It’s crazy how quickly an evening of Little Rascals shorts and Technicolor cartoons, some nearly a century old, can raise the ire of racial antipathy and shame p. 243
E tuttavia, nella vita di Me si fa strada la teoria secondo la quale la segregazione può essere strumento di riscatto sociale. Spinge i neri a fare meglio, a comportarsi civilmente ed emergere da una condizione di degrado e di sofferenza indicibili.
Segregate the school. As soon as I said it, I realized that segregation would be the key to bringing Dickens back. The communal feeling of the bus would spread to the school and then permeate the rest of the city. Apartheid united black South Africa, why couldn’t it do the same for Dickens? p.67
2 Aprile, compleanno di Hominy, lo schiavo. Cosa regalargli?
Hominy anela ad essere schiavo di Massa Bonbon, suo amico d’infanzia, che si presta, anche se malvolentieri, a interpretare il ruolo del padrone schiavista. Nero che schiavizza nero, incredibile! E tuttavia il compleanno dello schiavo americano contemporaneo deve essere festeggiato. Come regalo Bonbon elabora un progetto che è destinato a produrre effetti deflagranti sulla comunità di Dickens. Ricordate Rosa Parks? Allora la donna avviò il processo di ribellione dei neri non cedendo il suo posto in autobus a un bianco e dunque trasgredendo una legge dello stato allora in vigore.
A Dickens accade che per festeggiare il compleanno dello schiavo Hominy Marpessa, la donna di cui Bonbon è da sempre innamorato, accetta di affiggere sull’autobus 125 che guida da anni, un cartello razzista che invita i neri a cedere il posto ai bianchi. Incredibile, un progetto di segregazione per regalo di compleanno!
I neri tornano indietro di 5 secoli eppure giovanotti scapestrati e adolescenti senza regola cominciano a comportarsi più civilmente proprio grazie all’effetto di questo cartello! Allora la soluzione per migliorare la vita e l’educazione dei neri di Los Angeles può essere una nuova segregazione che stimoli il desiderio di comportarsi bene e di dimostrare di non essere come il bianco cattivo li immagina? Può essere il primo passo per riportare in vita l’amata Dickens?
It’s the signs. People grouse at first, but the racism takes them back. Makes them humble. Makes them realize how far we’ve come and, more important, how far we have to go. On that bus it’s like the specter of segregation has brought Dickens together.
E alla fine Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca e firma forsennatamente i decreti attuativi dei progetti presentati in campagna elettorale che aboliscono peraltro alcuni provvedimenti presi dal suo predecessore, Barack Obama. Anche nel romanzo la storia scivola tristemente nello sconforto e nella delusione di Foy Fletcher. Dopo aver combattuto per tanti anni il razzismo, impegnandosi a far eleggere il primo presidente nero deve constatare amaramente nulla è cambiato nella vita delle comunità Afro-Americane. Anzi…
Geniale
Geniale! Un libro geniale davvero, ma anche molto difficile. Ho voluto leggerlo per curiosità e per interesse convinto verso la cultura Americana e i rapporti tra le varie anime che popolano gli USA. Un libro scritto da un nero che parla di schiavismo tra neri (ed è per questo messo sotto processo) colpisce e stimola. Poi cominci a leggere e ti rendi conto che la faccenda è molto più complessa e articolata. Ritrovi un classico americano trasversale a bianchi e neri, a quanto pare, fatto di rapporti conflittuali tra padre e figlio, storie di famiglia, di giustizia negata, di integrazione dubbia, di conflitti interraziali e tanto altro ancora.
No, I don’t miss my father. I just regret that I never had the nerve to ask him if it was really true that I’d spent the sensorimotor and preoperational stages of my life with one hand tied behind my back. Talk about starting life off with a handicap. Fuck being black. Try learning to crawl, ride a tricycle, cover both eyes while playing peeka-boo. p.56
in lingua originale
Una storia difficile soprattutto nel linguaggio. Se la trama è così scarna la ragione sta nel fatto che, “la narrazione non è fondamentale. La lingua vince” (come dice Michela Murgia-QuanteStorie) Una lingua ricca di molteplici riferimenti gergali difficili da cogliere. Riconosco invece e capisco i riferimenti letterari e l’ironia che trasuda dai commenti sulle rivisitazioni in chiave nera che Foy Fletcher fa dei grandi classici Europei e Americani.
Leggere romanzi in versione originale è una sfida che accetto sempre molto volentieri, ma la peculiarità del caleidoscopio linguistico di The Sellout mi ha impietosamente messo di fronte alle mie enormi limitazioni. Eppure, al di là della difficoltà di comprendere questo o quel termine, questo o quel modo di dire, mi sono fatta cullare e accompagnare, pagina dopo pagina, dal ritmo di una lingua viva, danzante e coinvolgente. E ho imparato molto.
Ovviamente tralascio ogni considerazione sugli esiti del processo Me vs United States of America, dal momento che “the case” è il filo conduttore verso il climax e dunque lascio al lettore il piacere della scoperta.
assaggi
Monito di papà
You have to ask yourself two questions: Who am I? and How may I become myself?
La filosofia di Hominy
sometimes we just have to accept who we are and act accordingly. I’m a slave. That’s who I am. Between craft and purpose, and we won’t be discussing this again. I’m your nigger for life, and that’s it[…]Then beat me. Beat me to within and inch of my worthless black life. Beat me, but don’t kill me massa. 77-78
Le sfumature “di colore” delle donne nere
I’m so fucking tired of black women always being described by their skin tones! Honey-colored this! Darkchocolate that! My paternal grandmother was mocha-tinged, café-au-lait, graham-fucking-cracker brown! How come they never describe the white characters in relation to foodstuffs and hot liquids? Why aren’t there any yogurt-colored, egg-shell-toned, string-cheese-skinned, low-fat-milk white protagonists in these racist, no-thirdact-having books? That’s why black literature sucks! p. 143
Il valore dell’istruzione: Putting my homeschool Latin to good use
Veni, vidi, vici—Fried Chicken! Unum corpus, una mens, una cor, unum amor…p. 11
Inutili ricorrenze
That incessant Black History Month loop of barking dogs…p.18
La musica dell’allitterazione
Sometimes, while I’m sharpening the plowshare and shearing the sheep. p.55
A fascinating new word
geomatics – the science of applying computerized data tretment to ggeography and localization in space. p.90
Il 4° stadio della “negritudine”
The unmitigated blackness / acceptance of contraddiction -Personaggi molto conosciuti che rappresentano i vari stadi. Impressionante analisi.
Like, why blame Mark Twain because you don’t have the patience and courage to explain to your children that the “n-word” exists and that during the course of their sheltered little lives they may one day be called a “nigger” or, even worse, deign to call somebody else a “nigger.” No one will ever refer to them as “little black euphemisms,” so welcome to the American lexicon—Nigger! p.97
Me, the Nigger Whisperer
Nigger-whispering= sort of psychological treatment for black people.
The years after my father died, the neighborhood looked to me to be the next Nigger Whisperer. I wish I could say that I answered the call to duty out of a sense of familial pride and communal concern, but the truth was, I did it because I had no social life. Nigger-whispering got me out of the house and away from the crops and the animals. p.49
Diseguaglianze di pelle – uguaglianze sociali
Because white people are the new niggers. We’re just too full of ourselves to realize it.” “The ‘new niggers,’ you say?” “That’s right, both me and you—niggers to the last. Disenfranchised equals ready to fight back against the motherfucking system. p.244
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