Elias descrive i suoi professori mettendo in evidenza le diversità che hanno reso indimenticabili alcuni e dimenticabili altri. Ha amato alcuni profondamente, altri li ha rispettati e presi a modello di vita e serietà, altri ancora li ha odiati. Alcuni li ha ignorati, quelli di cui si dimentica tutto, dal nome alla fisionomia.
La diversità degli insegnanti era sorprendente, è la prima forma di molteplicità di cui si prende coscienza nella vita.
Il fatto che essi ci stiano davanti così a lungo, esposti in tutte le loro reazioni, osservati ininterrottamente per ore e ore, oggetto dell’unico vero interesse della classe, impossibilitati a muoversi e dunque presenti in essa sempre per lo stesso tempo, esattamente delimitato;
la loro superiorità di cui non si vuole prendere atto una volta per tutte e che rende acuto, critico e maligno lo sguardo di chi li osserva;
la necessità di accostarsi a loro senza rendersi le cose troppo difficili, dato che non ci si è ancora votati al lavoro in maniera esclusiva;
e poi il segreto in cui rimane avvolto il resto della loro vita, in tutto il tempo durante il quale non stanno recitando la loro parte davanti a noi; e ancora il loro susseguirsi uno dopo l’altro, nello stesso luogo, nello stesso ruolo, con le stesse intenzioni, esposti con tanta evidenza al confronto-come tutto questo agisce e si manifesta, è un’altra specie di scuola, del tutto diversa da quella dell’apprendimento, una scuola che insegna la molteplicità della natura umana, e purché la si prenda sul serio anche solo in parte, è questa la prima vera scuola di conoscenza dell’uomo. La lingua salvata p. 240
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