Libro dell’Anno 2020
La pandemia da Covid ha stravolto il mio orizzonte spazio-temporale. Ne risente anche la pubblicazione del Libro dell’Anno 2020. A marzo, come già lo scorso anno, mi ritrovo per caso a scoprire il ritardo.
Tuttavia, il malessere che la situazione sanitaria e sociale ha creato non mi ha tolto la voglia di leggere, anzi! Molti libri 2020 mi hanno catturato e hanno concesso al mio cervello di vagare in un altrove “immune”.
Come scegliere il preferito?
Fatta una prima selezione tengo:
- Per l’arguzia, la simpatia, l’ironia: I tacchini non ringraziano di Andrea Camilleri;
- Per la profondità dell’ispirazione, la leggerezza della narrazione, la sapienza della scrittura: Il buio oltre la siepe di Harper Lee;
- Per la continuità con Il racconto dell’Ancella, per la forza delle idee proposte, per la caratterizzazione e il tipo di narrazione: Alias Grace di Margaret Atwood;
- Per la scoperta dell’autrice, l’originalità e lo spessore della caratterizzazione, per il titolo assolutamente fantasioso e stimolante, Io, Jean Gabin di Goliarda Sapienza;
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Per la peculiarità e la ricchezza del contenuto, per l’efficacia narrativa dello stile epistolare, per l’effetto prodotto sulla mia psiche, per il tocco di ironia che alleggerisce lo spessore del contenuto: Il libro dell’ES di Georg Groddeck;
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Per il titolo fortemente evocativo, il percorso umano del protagonista, e degli altri personaggi, la loro caratterizzazione, l’ambientazione significativa dal punto di vista sociale, lo stile empatico: Hotel Silence di A. Ava Ólafsdóttir;
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Per tutto il mondo che ci fa sentire, amare ed evocare, illudendoci di farne parte: I leoni di Sicilia di Stefania Auci
Tra i tre che hanno superato la seconda selezione scelgo come libro dell’anno:
-Perché scopro una scrittrice molto particolare;
-per la bellezza dell’ ambientazione (Catania, Roma…);
-per l’originalità e lo spessore della caratterizzazione;
-per il titolo assolutamente fantasioso e stimolante che già preannuncia l’idea di fondo di un “doppio” vincente;
-per lo stile coinvolgente della “autobiografia”;
-per la sfida che l’autrice lancia al mondo intorno a sé;
-per lo sfondo politico-sociale.
«La vita è lotta, ribellione e sperimentazione, di questo ti devi entusiasmare giorno per giorno e ora per ora. Vedi me, sono morto tante volte combattendo, eppure sono qui con te tranquillo a ricordare e gioire delle mie lotte, pronto a rinascere e a ricominciare. Ricominciare, – sussurra sorridendo Jean dal grande schermo, – questo è il segreto, niente muore, tutto finisce e tutto ricomincia, solo lo spirito della lotta è immortale, da lui solo sgorga quella che comunemente chiamiamo Vita».”
– la ninna nanna speciale che il papà canta a Goliarda(e affascinailtuocuore legge…)
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