F. Proia – POLVERE DI LAGO-Un viaggio mitico nel Fucino tra storia, leggenda e Realtà virtuale.

polvere di lago-Federico Proia

Alessandro è un ragazzo  romano  che studia  ingegneria a L’Aquila, sede di un’ottima facoltà. Ma è anche un “promettente” hacker, insomma un piccolo mago dell’informatica. Insieme all’amico Matteo traggono piccoli benefici  dalla loro  abilità.

il  6 Aprile 2009 Alessandro si trova nel bel mezzo  del tremendo terremoto che devasta L’Aquila, proprio mentre si sta preparando per tornare a Roma. Tra boati sordi, polvere, calcinacci, mura crollate e buio pesto si  ritrova nello scantinato del palazzo dove abita temporaneamente. Qui una flebile luce verdognola lo attrae con forza verso quella che sarà la scoperta della vita, intorno alla quale si dipanerà tutta la storia.

Si tratta di un piatto di metallo rotondo con incisioni  e patina misteriose. Alessandro lo afferra, quasi sotto ipnosi. Poi scappa da quel luogo di morte.  Matteo arriva in suo soccorso e quando  vede l’oggetto misterioso rimane basito.  Suggerisce all’amico  di mostrarlo  al  professor Grandi, uno dei massimi esperti di reperti  antichi e amico di famiglia. Il professore  vive in una mega villa super attrezzata per esperimenti scientifici e di ricerca a Luco  dei Marsi, il paese dove  Alessandro  viene provvisoriamente ospitato nella casa del nonno di Matteo, per riprendersi dallo  shock del terremoto  e in attesa che i genitori vengano da Roma per riportarlo a casa. Ma il destino (o il Fucino!)  ha altri piani per lui. Con l’intervento del professor Grandi e di sua figlia Chiara, scienziata e donna affascinante, inizia un viaggio avventuroso intorno al reperto misterioso e al lago del Fucino, tra storia, leggenda e realtà virtuale.

Il lago del Fucino

Protagonista assoluto  del romanzo  è il Lago del Fucino, con la  storia del suo prosciugamento e le fantastiche storie e leggende che lo riguardano.

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Jean Xavier Bidault,  1789 “magnifico e paradisiaco panorama del Lago del Fucino.”

“Strabone, padre dei geografi moderni, si espresse più elegantemente in merito alle dimensioni del lago affermando che “il Fucino era così grande che sembrava un mare trasportato tra i monti”»

Le anime del romanzo

Polvere di Lago  è un romanzo con molti volti.  Per alcuni aspetti fa pensare a  un film d’avventura alla Indiana Jones; per altri versi a un film d’azione moderno, con tanto di FBI, di guardie del corpo ferocissime e di aziende voraci e senza scrupoli  alla ricerca di profitti stratosferici;  diventa un noir quando appare sulla scena  il terribile arrivista Philips;  assume  i caratteri   di  una intrigante spy story quando entra in scena il professor Argenti eterno rivale di Grandi.

Philips l’Americano

Tutta la sezione che racconta il passato  e la personalità di Philips-l’americano allenta la tensione narrativa e sfiora la banalità:

“Philip non ci pensò due volte: spinse l’amico verso la tromba delle scale facendo fare al povero ragazzo un salto di oltre quindici metri nel buio. Quando arrivò giù, Bill non era ancora morto. Philip imprecando contro l’amico per averlo costretto a farlo, si mise in cerca di una trave di legno con cui completare l’opera ma, quando si girò per colpirlo, fortunatamente il ragazzo aveva già finito di soffrire.”

Quasi un fumetto

Alcuni personaggi, specialmente  Matteo e Alessandro,  usano un linguaggio  e un modo di interagire, con gli adulti e tra loro,  quasi  fumettistico, fatto di  Oh!  Davvero! e di smorfie di varia natura emozionale che creano  un impatto positivo, specialmente  sui lettori amanti del genere.

I sogni di Alessandro

I sogni sono uno stratagemma narrativo interessante. Nei momenti  di grande tensione  Alessandro  si abbandona ad essi, vivendo episodi onirici che hanno il sapore della profezia.

 “Ma forse quella sera neanche il destino voleva che smettesse realmente di cercare le risposte a quegli intriganti interrogativi e così gli propose un altro strano sogno.”

Quasi Quark

Il  taglio quark del professor Grandi, sempre pronto a rispondere alle sollecitazioni di Alessandro che vuole sapere tutto sul prosciugamento del lago, su Alba Fucens, sui Torlonia, su tutto di tutto, rende  il racconto  ricco di dettagli  e a tratti decisamente didascalico.

Le ragioni  di una lettura

Ho voluto  leggere Polvere di Lago  di Federico Proia perché mi sono resa conto  di  non conoscere a fondo la storia della mia terra.  La giornalista Orietta Spera  mi ha aperto  una finestra sui suoi romanzi e dunque sulla mia terra, sulla sua storia e  sul profondo  bisogno di riconnettermi con le mie radici. Mi è piaciuto molto ripercorrere spazi e tempi del mio paese,  tra questi le passeggiate estive in bicicletta all’Incile. Dal romanzo di Proia ho imparato cose che non conoscevo o  che avevo  esplorato solo superficialmente e che ora fanno  da pungolo per ulteriori letture e azioni.

Polvere di Lago ha un’altra importante funzione. Nonostante risulti spesso  didascalico, (ma forse è voluto) contribuisce a suscitare l’interesse per l’ Abruzzo meno noto e  le sue bellezze naturali e culturali.  Tra queste Alba Fucens, la  Marsica e suoi valorosi abitanti-figli di Marte, il ruolo che hanno giocato nella storia dell’antica Roma e l’eredità che ci hanno lasciato.

«Nec sine Marsis nec contra Marsos trivmphari posse».

Dea_Angizia_Museo_Arte_Sacra_Marsica

 Molto interessanti sono i riferimenti a Luco dei Marsi/Angizia  e al sito archeologico dedicato alla dea  Angizia, associata al culto dei serpenti,  a cui  i  Marsi  attribuivano la virtù magica di curare le ferite, in particolare il morso dei serpenti, con erbe e medicamenti naturali.  Nel romanzo  questo aspetto  è determinante per lo sviluppo  della storia.

 «Esatto! Nei pressi del centro urbano di Luco dei Marsi un tempo c’era la città di Anxa, in seguito denominata Angizia, unica città marsa ad essere dotata di un’urbanistica avanzata. Situata tra il lago e il bosco sacro di Lucus Angitiae, possedeva tra le sue enormi mura di cinta poligonali numerosi templi, edifici costruiti a terrazza e porti sul lago. Essendo inoltre una vera e propria città-santuario, possedeva innumerevoli laboratori e fornaci per la modellazione e creazione di statue votive. Grazie agli studi effettuati negli anni, oggi possiamo affermare con certezza che la città di Angizia era l’unico vero punto di riferimento culturale politico e religioso del popolo marso».”

chimera dei marsi

E che dire  dell’affascinante Chimera scolpita sugli scudi dei guerrieri marsi? Quante suggestioni in questo libro!

Matriarcato marso

La storia del reperto misterioso è una lettura piacevole per chi volesse immergersi in una realtà antica, immaginando  di vivere  in qualche paesino sul lago, tra donne forti e determinate,  lasciate sole a gestire  famiglia, figli, società  dai propri uomini,  guerrieri impavidi,  per lunghi, lunghissimi anni.

“«Dovete immaginare i Marsi esattamente come gli Spartani. Anche se, a differenza dei gloriosi guerrieri greci, i nostri antenati italici erano mercenari. Questa caratteristica portò, nel corso degli anni, alla trasformazione della loro società in una comunità di tipo matriarcale». Chiara interruppe il padre «Stai affermando che un popolo di indomiti guerrieri … veniva comandato dalle donne? Questo non me l’avevi mai detto!» esclamò la ragazza, mettendosi le braccia sui fianchi. Il padre riprese, come a volersi giustificare «Ad essere sinceri è una scoperta che abbiamo fatto recentemente, ma comunque non mi meraviglia che nei Marsi sia avvenuta una metamorfosi sociale di questo genere. Provate a riflettere: se gli uomini erano mercenari e vivevano per lunghi periodi lontani dalle proprie famiglie, è molto probabile che tra loro vi fosse un elevato tasso di mortalità. Alla luce di ciò, su chi poteva ricadeva l’onere di gestire la famiglia e la società nel quotidiano? Ovviamente sulle donne, soprattutto le più anziane. Ecco perché nelle necropoli di tombe marsiche si trova seppellita al centro la donna più anziana e intorno tutta la famiglia».”

Fine dell’avventura

Anche la suggestiva storia del reperto misterioso  e delle sue strabilianti peculiarità arriva alla conclusione. Il nostro  studente di ingegneria va verso il suo destino, ma prima

“Decise di passare attraverso le strade del Fucino: gli scorci e i misteri legati a quella magica terra ormai gli appartenevano, gli erano entrati nel cuore e li avrebbe portati per sempre con sé.”- Accostò la Vespa poco prima di entrare all’Incile, quindi si voltò: da qualsiasi posto vedesse quella vasta pianura, la sua immaginazione non faceva altro che dipingervi sopra il leggendario lago. Di giorno era bellissimo immaginarselo sotto le candide nuvole, ma di notte, con il riflesso delle luci dei paesi circostanti, l’atmosfera era ancor più suggestiva. Il lago, i suoi fieri abitanti, il loro legame con Roma, tutto ormai era parte integrante della sua vita.”

Assaggi

Guerra sociale con Roma-«Semplice: anziché continuare a combattere questo terribile popolo, i romani proposero una via di fuga: avrebbero concesso lo status di cittadino romano a tutti coloro che avrebbero deposto le armi. Tutti i popoli italici seguirono l’esempio dei Marsi ed ottennero la cittadinanza romana, tranne i Sanniti, che invece continuarono lo scontro finché Roma non li fece sparire dalla faccia della terra. A partire da quel momento almeno una compagine di guerrieri marsi accompagnò l’esercito romano in ogni impresa militare dentro e fuori l’Italia. Fu solo grazie agli impavidi guerrieri, fondamentali nelle battaglie più impegnative, se Roma riuscì a conquistare il mondo. Tito Livio, uno dei più autorevoli storici di Roma, scrisse “Solo la lealtà dei Marsi a Roma consentì ad essa di sopravvivere”.

Silone sceglie il suo pseudonimo in onore di un guerriero marso- “sotto differenti spoglie dall’illustre Secondino Tranquilli, che proprio in omaggio a quel leggendario condottiero marso cambiò il suo nome in…» «…Ignazio Silone!» rispose il ragazzo d’istinto. Alessandro non riusciva a credere che nella scelta del suo nome d’arte il celebre scrittore avesse voluto rendere omaggio ad un antico guerriero marso paladino dei diritti sociali.”

Un papa marsicano-Bonifacio IV– “«Esatto! Il Pantheon in principio era un tempio pagano dedicato a tutti gli dei. Bonifacio IV per salvarlo dalla distruzione, chiese il permesso di santificarlo e lo riconvertì al culto della Madonna, precisamente di SANCTA MARIA AD MARTIRES. Infine istituì per i primi due giorni di novembre, le feste di “tutti i santi” e di “tutti i morti”.»”

Il Grand Tour-sconfinamenti  in Abruzzo-“meravigliosamente gli stupendi scenari dell’Abruzzo dell’epoca. Hassert dopo aver lasciato la “fresca e ricca d’acque patria d’Ovidio” e aver visitato Pescina, luogo natio del cardinal Mazarino, con un lungo viaggio in treno attraverso le gallerie scavate negli imponenti monti abruzzesi arrivò nel Fucino, dove “s’aprì allo sguardo un’ampia e fertile pianura, e la bellezza indicibile del paesaggio fa venire il groppo in gola per la sua silenziosa maestosità”. Conosci Ovidio? E il cardinal Mazarino?»

Telespazio  e la poppa di Elettra– “Quella è la poppa dell’Elettra, la cosiddetta “nave dei miracoli”». «Nave dei miracoli?» ripeté Alessandro quasi urlando per coprire il rombo del motore. «Esatto, venne denominata così perché su quella nave Marconi effettuò tutti i suoi esperimenti di radiotelegrafia per quasi vent’anni, fino al giorno della sua morte. Quello è un vero pezzo di storia ragazzo mio, grazie a quel “pezzo di ferro” Guglielmo Marconi conseguì il prestigioso premio Nobel!».”

Perché Telespazio a Fucino– “Il professore ci pensò qualche secondo e poi rispose «Io non sono un ingegnere elettronico, ma alcuni miei amici che lavorano nel centro mi hanno spiegato che la zona venne scelta solo dopo aver fatto degli studi molto accurati. Da questi risultò un’ottima protezione naturale alle interferenze, grazie al fatto che la conca del Fucino è interamente circondata da montagne».”

L’incile– «Va bene, allora dirigiamoci verso la località più importante, il vero centro nevralgico del prosciugamento: l’incile».”

Perché prosciugare il lago– «La faraonica opera di prosciugamento nasceva per due motivi, importanti entrambi: cercare di rendere Roma indipendente dall’Egitto e dalle altre terre del nord-Africa dalle quali la capitale dell’impero ultimamente importava sempre più grano, ma anche per realizzare il progetto più prestigioso e straordinario dell’antichità, che avrebbe dato lustro eterno alla gloria dell’impero romano.”

Realtà virtuale- “Per ingannare il tempo decise di provare i nuovi files dell’anfiteatro a cui però aveva fatto qualche modifica. Calzò il casco e portò al massimo il volume in cuffia, dopodiché con un colpo di mouse fece partire la simulazione e si diresse velocemente verso il centro del ring. Si trovava al centro dell’anfiteatro romano di Alba Fucens. Le gradinate erano stracolme di gente, esaltate per l’imminente spettacolo. Le cuffie iniziarono a trasmettergli”

Arrival’FBI! – “Progetto Erre era stato seguito con particolare interesse anche dal governo degli Stati Uniti. I suoi possibili usi in campo militare lo rendevano appetibile a qualsiasi superpotenza mondiale: così dal pentagono venne presa la decisione di impiantare una piccola base dell’FBI sotto copertura proprio nello stabilimento così da garantire una protezione totale sull’intero progetto.”

A Villa Torlonia il bunker del duce– “professore sorrise «Avete capito bene, il lago del Fucino: un piccolo lago circondato da un bosco di bambù creato in ricordo del prosciugamento, che però sotto nasconde un segreto: vi fu costruito il bunker privato del Duce.»”

Quattro chiacchiere con l’autore