OMBRE IN PARADISO è una conferma. Il piacere che mi procurano i romanzi dello scrittore tedesco non conosce cadute. Da Arco di trionfo a Niente di nuovo sul fronte occidentale, a La Notte di Lisbona fino a Ombre in Paradiso Non so spiegare razionalmente il motivo di tale reazione. Di fatto la storia di uomini e donne che vivono come ombre, senza documenti e senza identità sociale, alla continua ricerca di un luogo accogliente dove continuare a vivere dimenticando gli orrori della guerra, delle persecuzioni e della paura sono argomenti che si rivelano di grande interesse anche per il nostro presente.
In ogni romanzo tuttavia si fa spazio prepotentemente l’amore, passionale, disperato e ineluttabile che dà l’illusione di poter dimenticare il resto e sentirsi umani. Ma non è solo il contenuto ad affascinare. Mi coinvolge lo stile del racconto. L’io narrante è potente e ti porta dentro gli eventi, l’umanità e le sorti dei personaggi, orfani di un’ antica e mitica Germania.
Incipit
“Alla fine dell’ultima guerra mi trovavo a New York. Per me, uomo senza patria che sapeva in misura limitata la lingua del paese, la zona intorno alla 57ª Strada era diventata quasi una nuova patria”p.9
Ombre in Paradiso si svolge negli Stati Uniti. Robert Ross (nuova identità del nostro “antieroe”) è riuscito rocambolescamente a lasciare Lisbona (vai a La notte di Lisbona) e arrivare negli Stati Uniti d’America. Qui scopre un mondo nuovo che lo attira e lo respinge allo stesso tempo, ma che, indubbiamente, gli offre interessanti opportunità di sopravvivenza e persino di crescita. L’America è in guerra, ma lontana dal fronte Europeo e dunque gli americani non sembrano accorgersi (o non vogliono) di quanto accade nel vecchio continente e continuano a vivere spensieratamente.
Musei
Robert si forma una vasta competenza “artistica” mentre è nascosto nel grande museo di Bruxelles, protetto da un magnanimo direttore che, ironia della sorte, sarà in seguito arrestato e deportato dai nazisti proprio per aver dato rifugio agli oppositori del regime. Di notte Robert passeggia silenzioso e guardingo tra le grandi opere esposte, studiandone ogni minimo dettaglio. Grazie a questa esperienza verrà poi spacciato per esperto del Louvre ai ricchi e sprovveduti acquirenti di New York e Hollywood. La competenza acquisita gli apre dunque le porte del mondo delle vendite di opere d’arte.
È molto interessante scoprire il’umanità che gira intorno ad un’opera d’arte: i trafficanti, i venditori, i falsari, gli acquirenti potenziali e reali. E che dire dei meccanismi di “cattura” di “ingenui” compratori? Sono spesso “nuovi ricchi” alla ricerca dell’opera da esibire nei loro salotti come forma di riconoscimento del nuovo status economico e sociale raggiunto. Che business!
Di fronte al Panorama di Toledo del Greco, esposto al Metropolitan Museum di New York, Robert prova l ‘affascinante illusione, “l’illimitato e oscuro senso del vivere che in India chiamano samadhi”, che la vita è eterna e noi viviamo in eterno se riusciamo a spogliarci dell’involucro soffocante e pidocchioso dell’io. E accanto c’è Il Grande Inquisitore, padre della Gestapo! Tutto è connesso.
Di OMBRE IN PARADISO mi affascina il riferimento al mondo dell’arte. Ogni quadro citato mi stimola a visualizzare nel cassetto dei miei ricordi quelli che conosco dell’autore, per stabilire una connessione. È proprio una bella interazione quella che si accende tra Lettrice/scrittore/ personaggio/ arte
Il titolo
Tra ombre di vodka ghiacciata ed effusioni amorose con Natascia, si affaccia la definizione che diventerà il titolo del romanzo:
“Qui sono uno straniero nemico, potrò essere contento che non mi si cacci in un campo di internati. Hai ragione, non sono né carne né pesce, ma in Europa era la stessa cosa. Questo è già un paradiso, un paradiso d’ombre, se vuoi, separato da tutto ciò che importa agli altri e più ancora a me. Diciamo pure un paradiso di svernamento, il paradiso di uno spettatore involontario…”p. 192
Robert viene mandato in California da Silvers, suo datore di lavoro, per vendere quadri. Lì scopre un’altra America. A Hollywood si girano film sui nazisti, che farsa! Il vecchio Tannenbaun, attore noto nella Germania pre-Hitler, viene utilizzato per parti di nazista in uniforme. Sebbene i soldati-attori parlino inglese, le loro uniformi sono evocative ed inquietanti. Sembrano veri!
Ma Robert , che conosce bene l’argomento, nota subito che qualcosa non va in alcuni berretti, sono sbagliati, non riportano il grado esatto del persecutore/Scharfürer. Il produttore impressionato da tale “precisione” gli offre un lavoro come consulente dell’autenticità dei riferimenti al mondo Hitleriano. Sebbene gli venga voglia di vomitare ogni volta che si trova di fronte agli attori in divisa o alla sceneggiatura da controllare, Robert accetta il lavoro e i suoi annessi e connessi, ha troppo bisogno di denaro.
Enemy aliens
Il mondo dei rifugiati ebrei lo accoglie e lo sostiene. Robert non è ebreo, ma è comunque un fuoriuscito vittima delle persecuzioni naziste. Tra i nuovi amici spicca Betty Stein, un personaggio fantastico, amata da tutti per la sua generosità verso chi ha bisogno di aiuto. Nata a Berlino, conserva della sua città un’immagine ideale e sogna disperatamente di tornare nella sua bellissima casa in centro.
Melikov è il portiere dell’albergo dove alloggia Robert. La figura del portiere d’albergo, confidente misterioso, sempre in ansia per i documenti suoi e degli ospiti dell’albergo, è un classico dei romanzi di Remarque. Torna anche il dottor Ravic di Parigi, lo stesso dottore protagonista di Arco di Trionfo, con la predisposizione di sempre all’aiuto e al sostegno dei compagni esuli.
Robert ottiene un permesso di soggiorno grazie all’aiuto di un avvocato di fiducia di Betty. Impara a costruirsi una nuova vita, una nuova professione, una nuova filosofia, sebbene tormentato da incubi ricorrenti.
Il sesso, l’attrazione e l’amore pervadono la storia. Natascia Petrovna è una bellissima modella francese di origine russa che inizia una relazione molto speciale con Robert. Insieme vivono una passione autentica e vitale, consapevoli sin dal primo momento che nulla è per sempre, tutto è precario nel loro paradiso.
Il gulasch
I Vrieslander hanno una cuoca ungherese fantastica che, nelle giornate di ricevimento, cucina un gulasch buonissimo e in tale quantità che gli ospiti, per lo più fuoriusciti tedeschi, ne ricevono una pentola da portarsi a casa, come una sorta di moderno ”doggy bag”.
A ognuno il suo ghetto
La 86ª strada era la piccola Berlino/Germania, c’era il Café Hindenburg con l’orchestrina, il Café Geiger famoso per i dolci tradizionali, E poi il ronzio diffuso di parole tedesche.
Scelte difficili
Finalmente è Maggio, la guerra finisce e la Germania torna a richiamare i suoi figli lontani. Comincia ora una fase ancor più problematica per i fuoriusciti. Tornare “a casa” rischiando di vivere l’ennesima delusione? Restare a New York dove hanno faticosamente costruito uno spazio di vita decente? E cosa troveranno al ritorno? Quali tedeschi? Quale via di fuga per riprendere a vivere il proprio paese?
Qualcuno decide di tornare, alcuni di restare. Robert vorrebbe rientrare in Germania anche se questa decisione escluderebbe per sempre Natascia dalla sua vita. Tannenbaun-attore non regge la tensione, la decisione da prendere è troppo impegnativa, lo logora. Ma ne prende un’altra, definitiva: si uccide.
Betty neanche ce la fa, anche se lotta fino all’ultimo respiro contro il cancro che le divora il corpo ma non il desiderio di rivedere la sua Berlino.
Cosa farà Robert? Le cose si mettono in modo tale che alla fine la decisione arriva naturale.
«Non fu necessario che prendessi una decisione» dice Robert Ross. «Non potevo fare diversamente. Non ritornavo nemmeno per vendicarmi: anche questa era passata. Le condizioni erano più semplici: io ritornavo per regolare il caso mio. Fin tanto che non lo facevo non avrei trovato pace da nessuna parte…Bisognava andarsene» p.429
Assaggi
Quanti brani vorrei citare da questo libro! Vorrei testimoniare gli stati d’animo di tutti i protagonisti, ebrei o cristiani, immersi nella estenuante lotta quotidiana per la sopravvivenza, appesantiti dallo stigma feroce di essere tedeschi in tempo di guerra globale al nazismo! Non è possibile. Mi limiterò invece ad alcuni assaggi.
Affascinailtuocuore legge …
Il giovedi la casa di Betty Stein diventa Berlino – “Betty aveva indossato un vecchio abito di seta degli anni prima di Hitler. Era tutto crespe e volanti, frusciava, odorava di polvere contro le tarme ed era viola. Contrastavano le guance rosse di lei, i capelli grigio-ferro e i luminosi occhi scuri. Venne incontro con le grasse braccia aperte. Era così cordiale che suscitava sorrisi imbarazzati, la si giudicava commovente e ridicola, ma le si voleva bene, Faceva come se gli anni dopo il 1933 non fossero esistiti. Potevano esserci in altri giorni, ma non in quei giorni. Il giovedì eravamo a Berlino e la costituzione di Weimar era ancora in vigore.”p.94
Robert, da giornalista a apprendista antiquario e gallerista– “Questi Manet sono un istante della creazione, il Renoir un istante della vita in fiore”
Silvers, il vecchio marpione venditore d’arte fulminato dalla poesia “Credo che abbia la stoffa per scrivere articoli di pittura.”
New York bisogna vederla dall’alto -“Una città di pietre e acciaio che rivelava la sua natura. Non era sorta a poco a poco e cresciuta in modo organico, ma si notava che era stata costruita decisamente da uomini decisi, non impacciati dalle tradizioni, la cui legge suprema non era la bellezza, ma la praticità, anch’essa però una bellezza nuova, moderna, temeraria, antiromantica e anticlassica. Bisogna vederla dall’alto, pensai, non dal basso col collo teso verso i grattacieli; visti dall’alto i grattacieli hanno un’aria pacifica e gioiosa come giraffe in un gregge di zebre, gazzelle e tartarughe giganti…”p.171
Da Natascia, finalmente un appartamento!-« Un appartamento!» esclamai. «Lampade. Mobili. Un letto. Una donna. Una graticola elettrica sulla quale si arrostiscono pezzi di carne. Un bicchiere fi vodka! La vita infelice alla quale sono condannato ha anche un lato luminoso. Non ci si avvezza a nulla, ed è un bene. Lo si gode ogni volta come fosse sempre la prima volta. Lo si gode dall’intimo, non dal di fuori, dall’osso, dal midollo spinale e da ciò che è racchiuso nel cranio. Fatti vedere. Ti adoro già perché sei qui, perché viviamo nella stessa epoca, dopo viene il resto. Io sono Robinson che ritrova continuamente il suo Venerdì. Orme sulla sabbia. Orme di piedi. Tu sei la prima creatura umana. E lo sei sempre. Questo è il lato luminoso della mia vita maledetta»p.269
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