Non volevamo raccontare la camorra al mondo, ma al contrario raccontare il mondo attraverso la camorra.
Non è una storia “masticata” e poi risputata in faccia ai telespettatori. Non è la storia della lotta tra il bene e il male, con vincitori e vinti.
È la realtà del male raccontata da chi la vive, in prima persona. Nel libro Gomorra, Roberto Saviano-narratore descrive con tragico stupore gli eventi disgraziati e le vite di un gruppo di persone “fuori”. Vuole che il mondo sappia cosa succede in terra di camorra.
Nella serie TV la vita dei protagonisti è quella che appare: violenza pura, istintualità sfrenata, armi come protesi bollenti e soldi, tanti, dominatori insieme con la droga. Il punto di vista è nei loro occhi e nelle loro azioni,
“Quindi la visuale doveva essere unica. Nessuna salvezza per nessuno. Polizia, società civile, sono state messe in secondo piano perché così è nella testa dei personaggi che raccontiamo.”
Un mondo a sé stante con una sua potente struttura portante. Nessun personaggio più o meno rassicurante che assomigli a quelli di altre ben più edulcorate fiction televisive.
Eppure questa serie ti cattura e ti scuote il cervello. Non c’è l’empatia che il libro ti porta a provare per alcuni personaggi, non c’è il palpitare sconvolto del film, ma c’è un ritmo lento e inesorabile che coinvolge il telespettatore.
Personaggi magnifici, musica perfetta, luci che parlano. Sguardi protagonisti. E i bambini! I bambini che, nonostante tutto giocano, complici consapevoli dei loro padri.
Mi è piaciuto molto. Tutta la prima serie. L’ultima puntata ci ha strizzato l’occhiolino e ci ha avvisato: non vi preoccupate, torniamo presto!
I lavori di Saviano, recensiti in questo blog, mi hanno sempre lasciato qualcosa di importante, in maniera differente: dal libro Gomorra, alla sua trasposizione in film, a Zerozerozero, a questa indovinata serie TV che trovo affascinante nella declinazione nuova di una storia antica.
Roberto dice la sua a proposito delle solite critiche:
La sfida era raccontare il male dal suo interno, mantenendo credibilità, alleggerendo la narrazione senza suscitare mai empatia. Avevamo l’ambizione di tracciare una via italiana alternativa per le serie tv per non ricalcare le produzioni americane. Non volevamo raccontare la camorra al mondo, ma al contrario raccontare il mondo attraverso la camorra.[…]
Tutte le polemiche suscitate dal mio lavoro, dal nostro lavoro, me le spiego solo analizzando l’attitudine di gran parte della classe dirigente e intellettuale napoletana, che dopo il dominio della Dc e i Gava, aveva creduto di costruire un nuovo rinascimento. E invece tutto è sprofondato in un nuova degenerazione.
Questi amministratori e questi intellettuali hanno una cecità colpevole e complice, incapaci di raccontare ciò che hanno sotto gli occhi. Hanno visto male e poco, hanno scelto di sottovalutare e pensare ad altro. continua a leggere
Un pensiero riguardo “GOMORRA-LA SERIE TV. Nessuna salvezza per nessuno”
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