L’inizio è stato incerto. Scene conosciute, riferimenti a Gomorra, contesto riconoscibile. Poi il racconto ha messo le ali in modo avvolgente, coinvolgente e simbolico, come le ali tatuate sulla schiena dei paranzini.
Finita la lettura, rimane l’immagine forte del Mar Rosso, spartiacque doloroso ma promettente per la paranza dei bambini, per il lettore e, perché no, per il sequel della storia, magari in una serie TV, magari in un altro libro, a seguire le orme del magnetico e inquietante Nicolas.
Di cosa parla il libro…
Nicolas Fiorillo è un adolescente affamato, non alla Steve Jobs, ma affamato di soldi, di riscatto sociale, di avventura, di potere sulle persone, sulla società e, perché no, sulle sue paure inconfessate. Come ottenere tutto ciò ora, cioè prima di ora, nel tempo giusto dei bisogni? Creando una “paranza”.
Parte allora l’ ascesa di Nicolas nel mondo della criminalità Napoletana, da Forcella il suo quartiere, all’intero mondo fuori. Travolge tutti nella sua escalation tragica. Intorno a lui gravita un mondo di adolescenti più o meno “compromessi” con il mondo grigio/nero dei quartieri partenopei. Nicolas o’Marajà mette sul piatto anche l’amore totale e totalizzante. Ha una ragazza che adora, Letizia, punto di riferimento irrinunciabile.
Professori e famiglia
Nicolas proviene da una famiglia piccolo borghese, sua madre ha una lavanderia stireria e suo padre fa il professore di ginnastica. Non girano molti soldi in famiglia, ma quelli che entrano sono puliti e guadagnati onestamente. Nicolas ha anche un fratello, Christian che vede in lui il suo super eroe.
Molto pittoresca la coppia di professori che da ripetizioni speciali nel loro appartamento, zona di transito verso quello del boss agli arresti domiciliari. Fanno venire i brividi. Ci fanno sentire sul collo la vicinanza asfissiante di un mondo che non vorremmo proprio sentire così pericolosamente vicino. IL messaggio di Saviano è chiaro. Nessuno si può chiamare fuori da una trasformazione sociale e individuale che ha prodotto risultati tanto devastanti.
I professori si sa guadagnano poco e soprattutto non hanno un gran credito sociale. Molti giovani come Nicolas li considerano degli sfigati, morti di fame e non riescono ad apprezzarne le qualità morali e professionali perché a scuola non ci vanno proprio. E tuttavia Nicolas ha un professore, De Marino, che stima e al quale manda spesso segnali più o meno inconsapevoli, quasi a volergli dire:
“ehi, io sono qui, sono in grado di fare grandi cose, aiutami a incanalare la mia intelligenza in qualcosa che mi dia soddisfazione, che plachi la mia fame”.
Ma le spinte fuori sono troppo forti per competere con questi flebili segnali. Le piazze sono molto più sexy e offrono possibilità impensabili a chi se le sa prendere, trasferendo nella realtà tutti i suggerimenti dei videogiochi e dei film d’azione più amati dalla paranza dei bambini.
Destini d’arme e di morte
La conclusione del romanzo è narrativamente perfetta nella sua ineluttabile coerenza con gli eventi raccontati. Il destino narrativo coincide con il destino umano. Le armi diventano strumento fondamentale del realizzarsi di tali destini.
“L’arma è efficiente quando diventa un’estensione del corpo umano. Non uno strumento di difesa, ma un dito, un braccio, un cazzo, un orecchio. Le armi sono fatte per i giovani, per i bambini. È una verità che vale a qualsiasi latitudine del mondo[..] Maraja sapeva che ogni morte ha due volti. L’uccisione e la lezione. Ogni morte per metà è del morto, per metà è dei vivi…”
2 pensieri riguardo “R.Saviano-LA PARANZA DEI BAMBINI. Giovani destini d’arme e di morte”
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