Nina non si rassegna alla comoda chiusura delle indagini  sull’omicidio di Sergio Bottazzi, , rivenditore di meravigliosi tessuti, omosessuale.  Il colpevole è lì,  disponibile e credibile: nero, tossico, prostituto. Il colonnello Cattaneo è al settimo cielo. Tutto risolto. Una testimone attendibile lo ha visto uscire dal palazzo della vittima all’ora del delitto.

Ma la marescialla Mastrantonio non è convinta. Il ragazzo  accusato fa parte della “sua” comunità che non vuole accettare la “sollecita” soluzione istituzionale. Il ragazzo per quanto disadattato e problematico non avrebbe mai ucciso, men che meno l’uomo che gli garantiva un’entrata “sicura”.

E allora  Nina, spinta anche da un certo senso di colpa che l’amica Mariam le instilla ogni volta che si vedono, disobbedisce alle disposizioni del superiore e comincia a indagare. L’ aiutano e sostengono Paolini, simpatico  padre di famiglia  “bullizzato” dai suoi due figli gemelli adolescenti; Navarra giovane brigadiere siciliano innamorato di  Nina, ma fidanzatissimo con una ragazza della sua città, che non riesce a scegliere tra le due. Nina soffre, tenta di  rompere il legame  con lui, inutilmente. È stallo…

L’intuito  della Mastrantonio non sbaglia neanche questa volta. Nel corso  delle sue indagini “clandestine”  coinvolge  personaggi interessanti: l’anarchica homeless Lela, la  preziosa Anna in carrozzella e sua madre la parrucchiera Francesca, vicine di  pianerottolo sempre pronte a cucinarle qualcosa di caldo quando la sera rientra stremata dal lavoro.

Parma sotto la pioggia o  avvolta nella nebbia fa da sfondo struggente alla storia. Non può mancare la ricca famiglia borghese i Brischi, dilaniata da segreti inconfessabili. Non mancano neanche  recrudescenze neofasciste con ronde che si aggirano  nel quartiere del ragazzo nero  accusato dell’omicidio Bottazzi. Non manca neanche   la presenza  della “mafia” russa e del  delinquente che vuole vendicarsi di Nina. Detto questo il romanzo scorre veloce e piacevole.

Molto gradevole ed evocativo   è il tuffo  nel 1967. È la festa di compleanno  di Margherita, splendente nel suo abito  di shantung di lino verde acqua (tessuto importante e simbolico di un’epoca. Molto chic!).  Tutti  sembrano stregati dai  balli lenti del tempo, specialmente  A chi di Fausto Leali e Something stupid di Frank Sinatra, la canzone  di Massimiliano e Margherita.

   

La profezia del dizionario

Che trovata! Nina si fa guidare da un maestro insolito: il dizionario. Apre una pagina a caso, punta il dito su una parola a caso e, quella parola con il suo significato orienterà la sua giornata. Una specie di “oroscopo della parola”.

“ Daddolone – sostantivo maschile (f.-a) [ der. Di daddolo],tosc.Persona leziosa, svenevole. Chi è solito fare moine con l’intento di attirare  l’attenzione altrui; smanceroso.

Chiuse il dizionario con un tonfo. Tutto si poteva dire, tranne che lei fosse una dandolona. Quanto alla capacità del suo vocabolario di predire come sarebbe andata la giornata, escludeva daddoloni. Sarebbe stato più pertinente incappare nella parola «gaglioffo».”

A quando la fiction TV?

Il romanzo  di Grandi  è intrigante. Nina, carabiniera, nera, figlia  di un avvocato italiano che difende  i più deboli e di una donna somala, sceglie la strada più complicata per  realizzare la sua identità di cittadina italiana consapevole e attiva nella società. Immediato è il collegamento con la serie tv Nero a metà,   con un  poliziotto nelle stesse condizioni di Nina. Ma è uomo. Mi chiedo  se qualcuno stia già pensando a una fiction TV con Nina come protagonista. La vedo molto  difficile…Chi oserà  fare questa scelta coraggiosa?