Spesso mi dico:
“come vorrei per un solo attimo smettere di pensare e creare un po’ di silenzio nel turbinio affannoso della mia mente!”
Il Bisogno di PENSARE di Vito Mancuso illumina di una nuova luce questo “desiderio” facendomi cogliere sfumature diverse del mio essere pensante, in bilico tra due spinte potenti: il bisogno di pensare (Sophia) e il bisogno di negare il pensato (Follia). Cercare un equilibrio tra le due e mantenerlo è di fatto il fulcro della vita, e del libro.
“Sophia è il bisogno di pensare, Follia è il bisogno di negare il pensato con quell’atteggiamento che di solito chiamiamo critica; Sophia è il bisogno di pensare logicamente, Follia è il bisogno di ripensare analiticamente e di rivedere caoticamente; Sophia è il bisogno di dire sorridendo sì, Follia è il bisogno di gridare con rabbia no; Sophia ama l’analogia e ripete «parimenti», Follia ama la dialettica e ripete «altrimenti».”
Non sono in grado di sintetizzare il contenuto di questo bellissimo saggio, perché è scritto in forma di “catena” conseguenziale che rende difficile una sintesi semplificatoria efficace. Posso tuttavia provare a dare un’idea di cosa mi ha provocato, attraverso alcuni passi che mi hanno colpito, durante una lettura lenta, a ritmo di pensiero riflessivo, seguendo l’onda delle concatenazioni.
Empedocle e le due forze contrastanti
“tratta della visione del mondo formalizzata in Sicilia venticinque secoli fa da Empedocle, il quale insegnava che il mondo (sia fisico sia umano) è retto da due forze contrastanti da lui denominate amore e odio, philótes e neîkos, tradotte anche come concordia e discordia, amicizia e astio, così che sia gli elementi naturali sia gli esseri umani «a volte per la concordia concorrono a un unico cosmo, a volte ciascuno va per conto suo trascinato dalla disfida dell’astio».”
Contraddittorietà del mondo
Solo da poco, ho colto in pieno i nodi di questa logica, rassegnandomi felicemente ad essa:
«Sbrogliare questo. È della massima importanza. È qui la radice del grande segreto»: qui viene colto con chiarezza il compito del pensiero, cioè conseguire la matura visione dell’essere che discende dalla raggiunta consapevolezza della logica contraddittoria alla guida del mondo.”
Goethe e il principio della meraviglia
“Vertice che l’uomo può toccare è la meraviglia. Se un fenomeno primitivo suscita in lui meraviglia, può dichiararsi soddisfatto; nulla di più alto può essergli concesso, e non deve cercare oltre, questo è il limite.”
“Stupore di fronte all’intero della vita, quello stato d’animo di chi si ritrova al cospetto di una manifestazione che sorpassa la sua capacità di comprensione perché vi sono elementi che l’hanno conquistato e altri che l’hanno disgustato, ed egli neppure sa se quello che ha visto gli è veramente piaciuto oppure no.
Pensiero e termodinamica
“Io ritengo che, come per la vita, anche per il pensiero sia una questione di termodinamica, nel senso che anche il pensiero si muove grazie al calore; e come la vita per sussistere ha bisogno di calore-calorie, così pure ne ha bisogno il pensiero. Senza calore, nessun pensiero.”
Innamorarsi del pensiero
Hannah Arendt: «Coloro che non sono innamorati della bellezza, della giustizia e della sapienza sono incapaci di pensiero» È vero; il loro pensare è solo disilluso, disincantato, demolitore; distrugge il pensiero degli altri senza edificare il proprio.”
Teoria dell’aggregazione
“Tutto insomma, dagli atomi alle stelle agli organismi, appare frutto di aggregazione, secondo una visione della natura abitata da un’intrinseca tendenza alla relazione e all’ organizzazione sistemica.”
Creazione
“Fred Hoyle: «Le probabilità che un processo spontaneo metta insieme un essere vivente sono analoghe a quelle che una tromba d’aria, spazzando un deposito di robivecchi, produca un Boeing 747 perfettamente funzionante»”
La vita è energia
“Per quanto mi riguarda, io non penso che all’origine della vita vi sia una casuale e irripetibile combinazione. Penso al contrario che la vita sia l’esito di una tendenza all’organizzazione mediante aggregazione insita già nella materia inanimata. Intendo dire che a mio avviso la vita doveva sorgere. La vita infatti, e l’intelligenza che da essa promana, sono il logico approdo di una materia che non è per nulla inerte ma che è sempre al lavoro, perché è originariamente energia.”
La vita scaturisce da…
“Non penso che la vita sia nata grazie a un intervento divino dall’alto perché, se ammettessi tale possibilità, non mi spiegherei poi come mai questo intervento divino dall’alto avvenuto una volta sia ora manifestamente assente in tantissime altre occasioni nelle quali la sua presenza sarebbe invece così necessaria.
Ribadisco piuttosto il mio pensiero secondo cui la vita è nata, vorrei dire sgorgata, dal basso, grazie a una logica sorgiva da sempre insita nella materia, la quale dai nostri padri latini venne chiamata significativamente con tale termine che deriva da mater perché ne avevano intuito la strutturale capacità generativa.
Per questo, senza ricorrere né al caso (spiegazione che non spiega nulla) né a un diretto intervento divino (spiegazione che non è coerente con ciò che avviene dopo), io concepisco l’origine della vita come dovuta alla tensione operativa che da sempre pervade la materia e che fa sì che il nostro universo sia fertile, bioamichevole, In questa prospettiva la vita e l’intelligenza non sono una fortuita combinazione scaturita chissà perché in un ambiente ostile alla vita, ma il risultato di una tendenza intrinseca verso l’organizzazione che pervade la natura e che talora si manifesta in alcune oasi cosmiche, tra cui il nostro pianeta.”
Multiverso e Multipersonalità
“Dopo il Multiverso siamo quindi destinati alla Multipersonalità? Siamo consegnati all’ambiguità come tanti piccoli Giano bifronte, con un volto gentile da una parte e uno aggressivo dall’altro, a seconda delle convenienze? Oppure è ancora possibile una personalità unificata, coerente, unitaria, e quindi affidabile e degna di fiducia? Anche se non c’è un centro del mondo, ci può essere un centro di noi stessi? Possiamo raggiungere un criterio stabile in base a cui governare le azioni e i pensieri, come quel «principio direttivo» (in greco tò ēgemonikón) di cui parlava Marco Aurelio e a cui la gran parte della tradizione filosofica intendeva educare?”
Onda-corpo-punto fermo

“Penso l’essere del mio corpo come una grande onda e mi appare nella mente quella memorabile dipinta da Hokusai e immagino il farsi e il disfarsi della mia vita come successive ininterrotte ondate. È solo in questa prospettiva che il mio corpo costituisce il mio punto fermo: non in quanto mio corpo, ma in quanto fenomeno a me più vicino, e di cui non posso dubitare, che mi mostra come si giunga e ci si mantenga in vita grazie alla logica dinamica dell’armonia relazionale.”
“E pensando, la lezione che traggo dal mio corpo è che alla guida dell’essere c’è la logica dell’ armonia relazionale, la medesima che porta gli atomi dell’idrogeno e dell’ossigeno a formare l’acqua…
Pensiero tra resistenza e resa
“È per questo che l’azione aderente alla vita richiede il continuo esercizio del pensiero, perché si tratta di interpretare volta per volta come si deve agire: se all’insegna della resistenza, cioè facendo prevalere sulla realtà i nostri principi etici, oppure all’insegna della resa, cioè facendo prevalere sui nostri principi etici la ruvida concretezza della realtà. Comprendere se occorre resistere oppure arrendersi significa pensare.”
Chi è Dio
Gomitolo aggrovigliato è il mio cuore…
“Il ritmo più profondo di Etty Hillesum […] Realtà Primaria tradizionalmente detta Dio, abita nella profondità dell’uomo interiore. Il che significa che dentro di noi dimora l’essere eterno, il principio costitutivo di tutte le cose.”
Anna Harendt- non solo meloni
“è lecito coltivare una speranza di senso senza tradire la natura razionale di esseri pensanti, oppure si deve inevitabilmente concludere che «noi siamo soltanto concime per futuri meloni»?”
Plotino e la statua dell’essere-energia
“Ritorna in te stesso e guarda: se non ti vedi ancora interiormente bello, fai come lo scultore di una statua che deve diventare bella. Egli toglie, raschia, liscia, ripulisce finché nel marmo appaia la bella immagine; così anche tu leva il superfluo, raddrizza ciò che è obliquo, purifica ciò che è fosco e rendilo brillante, e non cessare di scolpire la tua propria statua finché non ti si manifesti lo splendore divino della virtù […]”
Diventare pensiero -Dio
“Eccoci al punto decisivo: ognuno di noi è, e diventa, ciò che guarda, ciò che desidera, ciò che pensa. In altre parole: la qualità della tua vita interiore, il valore di ciò che sei, la possibilità di sperimentare e di connetterti con il Mistero, dipendono da te…”
I veleni del pensiero
“Il pensiero avvelena anzitutto perché produce ininterrottamente rumore, quel continuo e insoddisfatto rimuginare, che non si dovrebbe chiamare propriamente pensiero quanto piuttosto pensieri. È essenziale infatti distinguere il pensiero dai pensieri, intendendo con questi i fastidi, le preoccupazioni, le ansie, le paure, le elaborazioni mentali deformanti e ingigantite.
Questi pensieri arrivano quando vogliono loro, non richiesti, spesso non graditi, e a volte si trasformano in ossessioni, si insinuano nelle pieghe della nostra psiche e non ci lasciano più, sono i nostri fantasmi interiori, diurni e notturni. Noi parliamo, ma in realtà sono essi a parlare dentro di noi.
Si può persino cadere preda di un permanente assedio della mente e così perdere il contatto diretto con la realtà, giungendo a non vedere più le cose per quello che realmente sono, intrappolati in fantasticherie, illusioni, sospetti, gelosie.
È la condizione nota come paranoia (da noûs, «pensiero», e parà, «al di là»), che indica pensieri andati al di là, che hanno cioè oltrepassato la forma originaria di servizio alla realtà perché si sono ingrassati e con il loro grasso ricoprono la semplice asciuttezza del reale. Questi pensieri diventano sbarre e la mente una prigione. “
Cosa è il silenzio
“Il silenzio degli esseri umani è un’opzione della libertà, e per questo non è mai senza il verbo, anzitutto il verbo fare, ma poi anche altri verbi come rispettare, sentire, ascoltare, contemplare, imporre, rompere. Al contrario degli oggetti privi di parola che non possono fare silenzio, nell’ambito umano si accede al silenzio e alla dimensione dell’essere che esso dischiude solo sapendolo e volendolo fare: si sta in silenzio, si rimane in silenzio, si mantiene il silenzio, si custodisce il silenzio. Ben lungi dall’essere mutismo, il silenzio degli esseri umani appare perciò come un’articolazione del logos, come una forma più consapevole, più avvertita, più socievole, di relazione”
Per chiudere
Quanti dubbi, quante domande ci poniamo sul nostro essere umani!
“La risposta, finché vivremo, non la sapremo mai. Il mare della vita ci conduce al naufragio, questo è sicuro, ma se questo naufragare rappresenterà la fine di tutto o l’inizio di qualcos’altro è destinato a rimanere precluso alla nostra conoscenza qui e ora. Tale ignoranza sul nostro destino può generare ansia e paura, ma può essere anche una specie di balsamo nella misura in cui si accetta di confluire senza pretese nell’immenso mare del processo cosmico deponendo ogni volontà di controllo e di rassicurazione, come nella celebre chiusa dell’Infinito di Giacomo Leopardi:
Così tra questa immensità
s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Dalla lista della spesa: sorridere…
2 pensieri riguardo “Vito Mancuso-IL BISOGNO DI PENSARE. Quasi un manuale per vivere meglio, lentamente e con un sorriso.”
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