A.Tabucchi-IL GIOCO DEL ROVESCIO Sever-Reves, ambiguità del gioco e giochi di parole.

Tutti i racconti sono permeati  di una speciale atmosfera di “infanzia del mondo”. Città, paesaggi, persone sembrano attraversati dalla vibrazione emotiva del gioco, della paura, dell’eccitazione, della scoperta e del ricordo.

Il gioco del rovescio  è il  primo  e da il  nome  alla raccolta. Intimo, ricco di saudade e Portogallo, con Lisbona, l’ Alfama, il  fado, tra  vite reali e vite apparenti. Tornare a Lisbona per il funerale di Maria do Carmo   innesca il gioco.

“Mi stia bene a sentire,  A Maria do Carmo piaceva molto un gioco, lo ha giocato per tutta la vita, lo abbiamo sempre giocato di comune accordo. Feci un cenno con la mano, come per impedirgli di continuare, ma lui seguitò: lei deve essere capitato in un suo rovescio. Una pendola, in una stanza lontana suonò. A meno che non sia capitato lei nel rovescio del suo rovescio, dissi. Nuno Meneses de Sequeira sorrise ancora, che bello ,disse potrebbe proprio essere una frase di Maria do Carmo, è legittimo che lei pensi a questa ipotesi, anche se è una presunzione, mi creda…”

Bellissima la conclusione, dentro il quadro di Velasquez Las Meninas, dove il gioco del rovescio  trova la sua massima realizzazione e giustificazione. Tocco di grande artista.

Il secondo Lettera da Casablanca è magnifico. Marocco, terra d’approdo dopo un lungo viaggio, dalla  casa  cantoniera rallegrata e ispirata dal  pianoforte della mamma, all’ Argentina terra di  emigrazione, ai lavori improvvisati e alle diversità che  portano ricchezza e successo. Il rovescio di un’esistenza fuori dalle convenzioni.

Teatro. In Africa un incontro affascinante in cui  vita vera e vita recitata si sovrappongono, in un affascinante gioco del rovescio. Il teatro di di Wilfred Cotton, misterioso “attore” nel cuore dell’Africa nera:

William Shakespeare, King Lear. Act One. Scene One. A state room in King’s Lear palace.” Lesse, anzi recitò con un’intensità sorprendente, tutto il primo atto  e la metà del secondo. Fu un Lear devastato   da una mortale malinconia, ma anche un fool lampeggiante di genio, cinico e  bruciante…”

I pomeriggi del sabato e l’uomo misterioso in bicicletta. Quasi un thriller psicologico che svela piccoli dettagli un po’ alla volta e che ci illude di arrivare ad un finale chiaro, sebbene sorprendente.

Piccolo Gatsby, di fatto ultimo della raccolta, ma posto qui in una posizione intermedia. È un gioco intellettuale tra scrittori e storie già noti, tra passato e presente. Alla fine del gioco  il protagonista ne esce come un “piccolo Gatsby”  agli occhi dell’amata, come un gioco del rovescio, rispetto al “Grande Gatsby” protagonista del romanzo di Fitzgerald.

Ibarruri versa lacrime amare, quanti riferimenti al tempo! Torna un tema caro a Tabucchi, il passare inesorabile e incontrollabile del tempo. Mi torna in mente Il tempo invecchia in fretta.

Paradiso celeste mi ha catturato. Femminile, ironico, aggraziato e sensuale. Bello come un Ikebana bello. Gioco di fiori e di colori nella personalità femminile che sapientemente mette in gioco  tutte le sue abilità per risolvere situazioni  imbarazzanti.

Voci. Telefono amico? Voci  che gridano aiuto  in notti buie in cui l’anima è in tempesta. Siparietti unici, come la chiamata di Fernando- che- non- è -un- gerundio e via con il gioco delle metafore e dei doppi sensi grammatical-esistenziali su tempi e modi verbali. Fantastico!

“E poi mi ha chiesto se conoscevo il rumore del tempo…” Il rumore del tempo? Ma che meravigliosa immagine, da scoprirne il significato nelle parole di Tabucchi. Tornare da Paco, dopo il turno. Altra scena drammatica. Dov’è Paco?

Il gatto dello Cheshire e le deformazioni  dello specchio di Alice. “Come stai, Gatto, ridi ancora a quel modo?…” E la telefonata diventa l’inizio  di un viaggio-gioco  verso il disvelamento di un segreto. In treno verso Grosseto, con una vecchietta sconosciuta che lavora a maglia, il Gatto è assalito da pensieri e  domande che  si  affollano  al ritmo dello sferragliare del treno. L’arrivo deve essere puntuale, a un’ora precisa in un posto preciso. Ci sarà Alice ad attenderlo. Cosa vorrà, dopo tanti anni  dalla fine del loro amore? C’è tempo, c’è tanto tempo per tornare indietro…

Vagabondaggio. Che belli sono i viaggi in treno! Quante cose “colorate” possono accaderti, inaspettate. Mentre corre tra le campagne tu scopri il rumore dei colori, i suoni che ciascun colore emette:

“l’indaco aveva un suono di oboe, a volte di clarino, nei giorni più felici. Il giallo invece aveva suono d’organo. Guardava i filari dei pioppi che emergevano dal materasso di nebbia come canne di un organo e su di loro vide la musica gialla del tramoento, con qualche nota dorata…”

Dino Artista (riferimento al poeta Dino Campana) e il Sensale intrecciano un’amicizia. Da cosa nasce cosa e insieme vanno a  banchettare in trattoria e a divertirsi con le ragazze (per Dino sarà la prima volta!) Poi arrivano gli arruffi multicolore  del  venditore ambulante, con il suo pappagallo variopinto. Che trionfo di colori!

Dino  vuole contribuire alle spese e inizia il suo gioco artistico con i pianeti della  fortuna.

“ Ti devo spiegare una cosa”, disse Dino, “Se io resto con te  qualche giorno voglio dare il mio contributo all’azienda, e dunque ti ho completato i pianeti, per ogni pianeta ho inventato una frase” Regolo  si sedette e Dino gli spiegò in che cosa consistesse il suo contributo. Consisteva nell’abbellire ogni foglietto con una frase d’arte, perché era bello che l’arte arrivasse così alla gente, portata dal becco di un pappagallo che sceglieva a caso fra i foglietti del destino[…]Vai Dino, cammina più in fretta, corri lontano, la vita è piccola e troppo vasta è l’anima”

Una giornata a Olimpia  ci cala nel mito  e nella grandezza di Tebe, della Grecia e dei primi giochi olimpici, nel sogno  che diventa realtà e nella realtà che sfiora il sogno. In un sonno che porta incubi e buoni  presagi. “ La corsa, la corsa!” Non arrivare che alla conclusione di… raccontare i giochi. Cronaca dei giochi da Olimpia, con  Pindaro e i suoli voli (forse), Teocrito  e la sua teoria sulla leggerezza e sulla pesantezza degli atleti. Suggestivo.

Ad alta voce!

Affascinailtuocuore legge  la Prefazione di Antonio Tabucchi