
Durante le vacanze natalizie, tanto per assaporare fino in fondo il clima di pace e bontà, ho visto The Young Pope, serie televisiva di Paolo Sorrentino.
È stato molto interessante guardarla negli stessi giorni in cui andava in onda la trasmissione di RAI 3 Un selfie con il Papa. E sì, la strategia comunicativa del Papa Giovane sembra essere in totale contrasto con quella del Papa Vecchio e tuttavia entrambi mostrano una abilità che va oltre ogni immaginabile competenza di spin doctor famosi.
Sovraesporsi fino a fare selfie con chiunque lo chieda (forse) o sottoesporsi fino a nascondersi per costruire intorno a sé un alone di mistero da diva consumata, che ammalia le folle impaurite e sgomente? Risposta sospesa.
Torniamo al giovane papa di Sorrentino. surreale e bellissimo. Tutto perfetto stilisticamente, come sanno essere le opere di Sorrentino, eppure tutto cosi tragicamente ironico e in definitiva umano, fino alle più profonde corde.
Qualche lentezza narrativa ha contribuito a farmi sonnecchiare nelle pause post pranzo di festa, ma sostanzialmente l’ho trovato “teso” ed efficace. Attori eccezionali e diretti magistralmente.
Da Jude Law a Diane Keaton, a Scott Shepherd e soprattutto al nostro grandissimo Silvio Orlando-Segretario di Stato. Che soggetto! Cardinale furbissimo e bravissimo, uomo platonicamente innamorato, fan sfegatato del Napoli, volontario dell’assistenza al ragazzo malato di cui si prende cura. In tutte le parti è credibile, specialmente quando la camera si posa sul suo sguardo attonito sul papa che fa cose.
La ricerca dei genitori, di Dio e di se stesso (Lenny Belardo/Pio XIII) sono la missione del giovane papa, abbandonato tra le amorevoli braccia di Suor Mary in tenera età da due genitori hippies anch’essi in cerca di verità, a Venezia. Altra grande protagonista della storia.
Salito al soglio pontificio per oscure trame di cardinali che lo hanno voluto pensando di farne una pedina del loro gioico di potere, Pio XIII si rivela tutt’altra persona. Fa miracoli, letteralmente, punisce in modo tutto suo, quasi da santone ispirato, i cattivi e premia i buoni. Ma chi sono i cattivi? Chi i buoni? Sicuramente gli sfruttatori e molestatori di bambini sono al primo posto della sua lista nera.
Che bello questo papa e che bello sentirlo vicino e lontano allo stesso tempo ai problemi dell’umanità, anche se i suoi paramenti sono lussuosissimi, e il suo passaggio è illuminato più dall’oro e dalle gemme dei tessuti che dalla sua religiosità. Ma in fondo tutto fa parte della sua strategia di comunicazione.
Una scena paradossale, alla Monty Python mi ha colpito per la sua efficacia narrativa: reparto ostetricia, il papa visita la neo-mamma miracolata, moglie sterile di una guardia svizzera sterile, prende goffamente in braccio il neonato, lo guarda, lo coccola e poi, richiamato altrove, improvvisamente lo lancia verso la madre, facendolo schizzare dentro la culla come una palla impazzita tra lo stupore e il terrore dei presenti. Surreale e spassoso!
No, non sono in grado di esprimere la complessità del messaggio inviato dall’ineffabile papa di Sorrentino. Non ne sono proprio capace, ma l’ho trovato di “grande bellezza”. Il suo rapporto con l’arte e con la musica rafforzano l’universalità del suo mondo.
A dire il vero, credo che il regista abbia deciso di fare un altro fantastico spot della “grande bellezza” del nostro paese. Fanno parte di un prodotto che girerà il mondo gli attori internazionali, Una location da sballo, la musica che attraversa secoli e continenti, i grandi quadri nella galleria che il papa percorre quasi a passo di danza, col sottofondo della bellissima All Along the Watchtower di Bob Dylan cantata dai Devlin, all’inizio di ogni episodio.

L’agognata apparizione in pubblico del papa, a Venezia, è dolorosa, fino al punto di…morire? Avere un infarto che sarà curato e risolto? Una messa in scena? Lo sapremo alla prossima serie. La conclusione di questa sembra lasciare uno spiraglio…
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