Smilla cover 001
Peter Høeg Il senso di Smilla per la neve (Frøken Smillas fornemmelse for sne) Oscar Mondadori 1998 traduzione di Bruno Berni.

 

Dalla quarta di copertina: Enigmi

“Per la  polizia non ci sono dubbi: è stato un incidente. Il piccolo Esajas correva sul tetto innevato quando è caduto, rimanendo ucciso. Ma Smilla non è convinta; ha visto le impronte lasciate dal bambino e la neve le dice che non si è trattato di un incidente…” 

Lo strato di ghiaccio

“E’ stato creato in bellezza. Un giorno di Ottobre la temperatura si abbassata di 30 gradi Celsius in quattro ore e il mare è diventato uno specchio. Aspetta di riflettere il miracolo della creazione” p. 459

Comincia così e va dritto nelle ossa:

“C’è un freddo straordinario 18 gradi Celsius sotto zero, e nevica…”

E il freddo sembra aumentare durante il funerale di Esajas. Ancora contrasti. Lacrime calde di dolore, freddo e calze a rete, brrrr…

Magnifica storia, con la sua ambientazione contraddittoria: il grande freddo esteriore e il grande caldo interiore. Un mondo di contrasti a Copenaghen, dove tutto funziona, anche la feroce rimozione dei sentimenti. La naturalità di Smilla coartata dalla paura dei sentimenti della civile Danimarca. I Danesi? Mai lasciarsi andare se non sotto l’effetto liberatorio di qualche pinta di birra…Con il meccanico, invece  Smilla vive una inaspettata  storia d’amore tra timidezza, paura e passione.

Lo stile è incalzante e coinvolgente, soprattutto nella prima parte. Frasi brevi, quasi sincopate a volte, come un brano jazz. Il ritmo è sostenuto, nonostante la morbidezza lenta della neve. Più riflessivo, lento ed eccessivamente descrittivo, man mano che si entra nella seconda e terza parte. Sembra, in alcuni passaggi, lo stile di una rivista scientifica. Forse questo è un pregio, forse si armonizza sia con la natura scientifica del tema che con l’esigenza di rallentare il ritmo per predisporre una conclusione adeguata. Forse è anche funzionale alla personalità di Smilla che ama l’azione, e non si sottrae ad essa, ma indugia spesso in riflessioni che l’aiutano a “tirare il fiato” e che rendono i momenti di suspense quasi ovattati, come se fossero anch’essi avvolti da una soffice coltre di neve.

 Caratterizzazione fantastica

  •  La forza di Smilla e la sua religiosa solitudine,

“Per me la solitudine è come per altri la benedizione della chiesa. E’ la luce della grazia”, p.17

il suo bisogno d’amore e la paura dei sentimenti, la sua testardaggine o determinazione, la sua cultura, il ricordo della mamma-Groenlandia, il rapporto complicato con Moritz-padre famoso, ricco e tanto Danish, la sua compagna ballerina, fragile e inconsistente figurina in competizione d’amore con Smilla.;

  • Lo strano meccanico, in fondo co-protagonista;
  • la madre persa di Esajas;
  • il drogato Jakelssen che il fratello Lukas vorrebbe salvare e/o temprare durante il rischiosissimo viaggio verso l’unknown;
  •  Il  poliziotto-con-serra-NeroWolfe;
  • il cuoco della nave che parla tedesco;
  • Il cattivo Thork
  • …e così via.

Persone di luce. Alcuni personaggi secondari sono intensi, circondati da un alone di luce: la donna angelo dai capelli bianchi che non riesce a rinnegare la sua “moralità” nonostante il suo giuramento di fedeltà al lavoro e ai suoi superiori. Aiuta Smilla nella ricerca della luce in una storia tanto oscura. La sua  casa sembra un altare alla luce ed Elsa la sua vestale: algida nella sua lunga tunica bianca, capelli d’argento, lucidi, brillanti. Croce d’argento intorno al collo.

Riferimenti al vestiario. L’abito non fa il monaco, ma l’apparenza può ingannare. Smilla conosce il valore dell’apparire nelle relazioni sociali…Ha imparato e veste abiti firmati…finché può ovvero finchèé Moritz contribuisce con assegni pesanti… Anche sulla Kronos, dove è infagottata in una divisa di lavoro anonima,  cura gli abbinamenti di colore. Non le serve, ma ormai fa parte del suo habitus mentale.

Il Jazz. Improvviso ed inaspettato il riferimento al Modal Jazz. Il direttore, sulla sua “Aurora Boreale” tirata a lucido ascolta jazz “la mia passione” dice calmo e affiorano suoni e ricordi e Miles Davies, John Coltrane, McCoy Tyner… La passione contribuisce a decodificare il nastro

Il Condominio. Quasi Orwelliano appare l’edificio, detto Cellule Bianche, dove vivono Smilla, Esajas e sua madre Juliane, il meccanico. Dalle grandi vetrate si vede il porto di Copenaghen. Bella la descrizione dei vari punti di colore che cercano disperatamente di contrastare la freddezza del bianco ghiaccio, della neve e delle spettrali luci gialle.

L’ottica interculturale. Il culto del “padroni a casa nostra”, delle culture superiori, ma ogni Nord ha il suo Sud.

“Qualunque popolazione si lasci valutare su una scala di valori stabilita dalla scienza europea è destinata ad apparire una cultura di primati…Ogni tentativo di comparare le culture allo scopo di determinare quale sia la più sviluppata non sarà mai altro che un’ulteriore merdosa, proiezione dell’odio che la cultura occidentale ha nei confronti delle proprie ombre… C’ è un solo modo per comprendere un’altra cultura: Viverla. Trasferirsi in essa, pregare di essere sopportato come ospite, imparare la lingua. Così, forse, prima o poi, arriverà la comprensione…” p.212

Il viaggio. E poi il lungo viaggio verso il mare, il ghiaccio. Questa entità misteriosa, terribile, quasi vendicativa come un Dio antico e potente. Metafore legate al ghiaccio che trasportano verso un mondo letterario affascinante Sembra di essere sulla nave del Vecchio Marinaio di Coleridge e tutt’intorno ghiaccio, immobilità e morte:

he ice was here, the ice was there,

the ice was all around;

it crackled and growled, and roared and howled,

like noises in a swound.

Conclusione

 Alla fine, dopo tanto cercare e capire e fare,

“Non ci sarà alcuna conclusione…”

Così si chiude l’avventura nordica con Smilla. Ed è finale aperto, apertissimo, una dichiarazione di assenza di conclusione come non accade spesso. Il lettore è privato, in questo caso, anche della libertà di porsi domande, di ipotizzare finali personalizzati. La ricerca si chiude su un non-esito. Tutto il discorso scientifico della seconda e terza parte, il linguaggio minuzioso, le descrizioni a volte esasperanti hanno portato a questo, incredibilmente.

Non si può vincere contro il ghiaccio… e poi rimane l’enigma della pietra.

Il Film

 Bello e ricco di atmosfera il film di Bille August (USA 1996). Anche in questo caso tralascio i confronti con il romanzo. In ogni caso intenso, quasi fantascientifico…Con Julia Ormond, Vanessa Redgrave, Gabriel Byrne, Richard Harris, Ona Fletcher, Agga Olsen, Patrick Field.Matthew Marsh, Jim Broadbent, Tom Wilkinson, Charlotte Bradley, Charles Lewsen, Robert Loggia, Emma Croft, Bob Peck, Jürgen Vogel, Ann Queensberry.