Settembre 2015- 67th Primetime Emmy Awards

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Miglior regia per un film, miniserie o speciale drammatico: Lisa Cholodenko in Olive Kitteridge
Miglior sceneggiatura per un film, miniserie o speciale drammatico: Jane Anderson per Olive Kitteridge.


Olive Kitteridge, la serie TV

Ho iniziato a “conoscere” Elizabeth Strout con The Burgess Boys. Atmosfera e storia  particolari che ho cercato di  analizzare nella recensione che riporto in questo post. Non ho letto Olive Kitteridge, considerato da alcuni critici e scrittori un capolavoro della letteratura moderna, ma ho voluto  guardare la miniserie HBO 2014, con protagonista la splendida Frances McDormand. Olive è una professoressa, molto spinosa e rigida. Intorno a lei vive una piccola comunità  di personaggi  tipici della provincia americana (siamo nel Maine): il marito farmacista, il figlio frustrato, il  collega poeta e alcolista innamorato di lei, l’ entusiasta e fragile assistente in farmacia e tante altre persone con problemi esistenziali e spinte suicide/omicide inquietanti. Olive sembra essere il capitano di questa nave  in navigazione in acque perennemente agitate.

Non nascondo  che i “quadri” che compongono questo “romanzo per racconti” abbiano prodotto  in me un senso di profonda inquietudine. Ma, alla fine, nel mare tempestoso dei conflitti, delle frustrazioni, dell’enorme non-detto  all’interno di questa famiglia americana, emerge un filo di speranza e di forza, che vive dentro  Olive e riesce ad irradiarsi intorno a lei, tra le persone che, in qualche modo,  la vedono come un punto di riferimento, nonostante la sua pervicace volontà di “non piacere” e mantenere il distacco da tutti.

Questo mondo mi confonde, ma non voglio lasciarlo

La storia si  conclude con queste parole (più o meno), che appaiono come una soluzione, forse temporanea,  all’enorme conflitto esistenziale di Olive. 

 Ho apprezzato la serie, la cui sceneggiatura è stata curata anche dalla stessa scrittrice. E tuttavia non leggerò il libro. Ancora forte è il condizionamento di questa bella produzione americana. Forse in futuro, chissà.

Il futuro è arrivato con il  regalo di compleanno della mia amica Lucia, Olive Kitteridge il libro…


 

The Burgess Boys. Una storia americana tra conflitti e integrazioni

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Strout scrive un sapiente romanzo di introspezione psicologica, molto americano nei rapporti conflittuali tra genitori e figli, specialmente padre-figlio e nello svelare vizi, virtù e miserie tristi della  borghesia  del Maine.  Su tutto domina il tentativo di analizzare e comprendere il fenomeno dell’identità e dell’integrazione.

Molto interessante è il ritratto di una comunità disorientata di fronte al gesto eclatante di un ragazzo problematico, Zach: una testa di maiale sanguinante viene gettata sui tappeti della moschea mentre i fedeli Somali sono in preghiera. Anatema! Eppure, il ruolo del vecchio saggio Somalo sarà determinante per l’esito della vicenda.

I fratelli Burgess tornano a Shirley Falls per aiutare il nipote Zach ad uscire dai guai. Sono due avvocati: brillante, ricco e famoso Jim; riflessivo, insicuro, apparentemente fragile, Bob. Tornano lì da dove erano scappati per non essere soffocati nella palude del Maine. Questo ritorno segna l’inizio del cambiamento.

La comunità Somala e i suoi usi e costumi diventa lo specchio deformante dell’immagine stereotipata e condivisa dell’America, agli occhi dei suoi cittadini. Lo capisce bene Susan quando va a trovare i fratelli a New York.

Lo shock culturale l’assale: Shirley Falls vs NY. Arrivare da un altro mondo e atterrare in una città di pazzi, sporca, sotterranea e piena di celle in cui vivono uomini e donne che si illudono di guardare tutto dall’alto. Bianchi che guardano bianchi.

New York, New York!

Sempre lei, magica e terribile, a fare da sfondo a una sfaccettata storia di identità, familiari e sociali. Così come fa da sfondo quel Maine, provincia “nobile”, tanto esaltata e adorata dagli intellettuali e dai radical chic… Quella provincia che tuttavia soffoca i Burgess, ma che contribuirà, essa stessa, a compiere il processo di cambiamento che domina la storia.

Jim, Bob e Susan Burgess sembrano tre twins, anche se i veri gemelli sono Bob e Susan. Tutti e tre si oppongono e si completano, allo stesso tempo. Sono uniti per la vita, o meglio, per un lungo tratto della loro vita, da un segreto inconfessabile che ha minato il loro sviluppo individuale, familiare e sociale.

Il cuore della storia è il rovesciamento di prospettive, di vite e di punti di vista. La parola chiave è “cambiamento”. Tutti sono costretti a cambiare sotto la spinta di eventi esterni drammatici, passando attraverso l’infelicità sostanziale dell’uomo di successo, la frustrazione del fratello “debole”, le paranoie e il senso di superiorità della donna ricca ed elegante, Il tradimento del marito perfetto, la sindrome del nido vuoto, le frustrazioni della moglie abbandonata, il piacere maledetto dell’alcol, “The quiet majesty of long marriages…”, come ironicamente dice Franzen in Freedom.

Tutta questa materia ed altro ancora fanno del romanzo di Strout  un bell’ affresco  moderno.

Un piccolo assaggio:

22 November-Somali, New England, JFK and Jackie, “the pink-suited wife”

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“In the dark he [Abdikarim] lay on his bed and pondered the DVD he had taken from the library when he first came to Shirley Falls. Moments in American History, but the only moment Abdakarim watched, repeatedly for weeks, was the assassination of the president, because of the pink-suited wife climbing over the back of the car to try to reach the piece of her husband she saw flying away. Abdikarim did not believe what was said of this famous widow that she cared only about money and clothes. It was recorded, and he saw. She had felt in her lifetime what he had felt in his. Though she had died (living to be as old as Abdikarim was now), he thought of her as his secret friend.” E. Strout,The Burgess Boys, p.205

Un  richiamo alla  finestra  di Hitchcock
 

“Across the street, lights were on in different apartments. there was a private show up here: the young girl who could be seen in her bedroom walking around in her underpants and no top. Because of how the room was laid out, he never saw her breast[…]two windows over was the couple who spent a lot of time in their white kitchen, the man reaching into a cupboard right now…”p.24

Tutto accade a Novembre, nel Maine

“The November sun-not high in the sky, but coming at the town from an angle-sliced across the streets, across the lawns that were still green, fell on half-sunken pumpkins left on stoops from Halloween, shone against the tree trunks and their bare limbs, beamed through the clean air, making mica specks in the old sidewalks glitter…(147)

Ritorno a Shirley Falls

Jim parla con Bob  del suo ritorno a Shirley Falls, quasi a prepararsi psicologicamente all’evento e parla dei nuovi cittadini, in particolare dei Somali, e del loro ruolo nella vecchia società del Maine:

“So I now come back.  And I come back to say, Hey, you guys, here’s a state whose population is getting older and poorer and industry is leaving, has left, for the most part.   I’ll say the vibrancy of society depends on newness, and what a fantastic job Shirley  Falls has done in welcoming this newness, let’s keep on with it. The truth is, Bob, they need those immigrants… p.128