Mi piace la mia casa. È piena di piccoli tesori nei quali inciampo inconsapevolmente. E mi stupiscono sempre, perché spuntano da angoli nascosti, per parlarmi di momenti della mia vita dimenticati, o rimossi. Tra i piccoli tesori ritrovati ci sono i libri.
Quello che ha appena finito di affascinarmi è Lettere d’amore del Profeta, a cura di Paolo Coelho. Piccolo, agile, blu e bianco di nuvole in movimento come anime, allieta il mio Natale.
Anche l’edizione mi cattura, asSaggi Bompiani. Mi piace molto l’idea degli assaggi, vi ricorro spesso quando voglio citare qualcosa dai libri che leggo. Assaggi da assaporare, con il gusto dell’occhio e dell’anima.
Sulla prima pagina bianca, nell’angolino in basso a destra c’è un appunto “mille auguri d’amore” e poi un nome. Non ricordo questo regalo, ma riconosco la persona e riconosco la calligrafia: la mia! Strano. Cerco di ricostruire l’occasione. Forse ho capito. Il giorno successivo al ritrovamento, dopo anni e anni di distanza, incontro in città chi me lo ha donato. Coincidenze?
“Chi è Gibran?” mi domandavo. E archiviando brani delle sue lettere nel mio computer, penso di averlo scoperto. Gibran non era né un rivoluzionario né un saggio. Era un uomo, come tutti noi, e racchiudeva nella propria anima gli stessi dolori e le stesse gioie che proviamo noi. Eppure, attraverso i suoi libri è riuscito a rendere manifesta la grandezza di Dio.”Paolo Coelho
È un amore speciale quello che traspare dalle lettere di Khalil a Mary Haskell. Mary è il demiurgo che lo aiuta a conoscersi, ad amarsi, a valorizzare il suo lavoro, i suoi quadri, a capire l’universo che lo circonda. Mary è il tutto.
Il linguaggio di queste lettere è così semplice, così diretto, e umano nel profondo, che spiazza il lettore. Lettera dopo lettera ti ritrovi a dire: “queste idee mi appartengono e mi piacerebbe saperle comunicare al mio amore in questo modo.”
Coelho lo ha fatto, racconta infatti che:
“Un giorno, durante una conversazione con mia moglie (in realtà fu più una discussione, e ringrazio Dio se, pur essendo sposati da diciotto anni, riusciamo ancora a discutere), non riuscivo a spiegarle un certo pensiero. La pregai allora di avvicinarsi al computer e di leggere una lettera di Gibran, che forse sarebbe riuscita a trasmetterle meglio ciò che intendevo dirle in quel momento.
Mia moglie lesse la lettera: non solo quella, ma anche il resto dell’archivio. Nacque in quel momento il mio desiderio di dare alle stampe un altro libro sulla relazione di Khalil Gibran con Mary Haskell”
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.