“È’ indispensabile ,per un poeta, scrivere costantemente in prosa.”
Boris Pasternak, 1954
Ho letto della morte di Guido Ceronetti, di cui avevo solo sentito parlare. A distanza di qualche mese, una mia amica mi invita ad un incontro di amanti della poesia, che stanno appunto riflettendo sul lavoro di Ceronetti. La curiosità mi spinge a partecipare. Voglio sapere qualcosa di più su questo spirito inquieto del nostro tempo.
L’incontro avviene nella stanza della musica dell’ Abbazia di Praglia, in un’atmosfera di per sé molto evocativa. Ascolto aneddoti curiosi sulla vita di Ceronetti, analisi profonde di alcune sue opere, commenti originali sulla sua vita e sul suo comportamento, insomma scopro qualcosa dell’uomo-poeta- intellettuale.
Continuo ad investigare e scopro le affinità che lo legano a William Blake. Ne parla in uno dei capitoli di Cara Incertezza. Decido allora di leggere l’intera raccolta. Partire da ciò che mi ha sempre affascinato mi aiuta a capire meglio l’autore.
La tigre di William Blake diventa spunto di riflessione in G. Ceronetti-CARA INCERTEZZA. Intorno a William Blake sferragliano oleati ingranaggi letterari. Spunti, che affianco timidamente alle accurate e profonde osservazioni del Cenacolo di Praglia.
Cara incertezza…è un titolo perfetto, suggestivo e bellissimo, per questa raccolta di articoli che scavano nei dubbi esistenziali dell’uomo moderno e antico, nei ritratti impressionanti di personaggi più o meno noti, nelle analisi letterarie e sociologiche originali e spesso contro corrente, in un viaggio temporale tra gli anni 80-90, “in prossimità dei tristi Duemila”.
Un titolo che esercita un fascino indiscutibile e rivelatore. Attraverso le sue “istantanee” Ceronetti porta in superficie tutte le sfaccettature della nostra “cara incertezza”, figlia di un mondo che sembra governato da un unico “cuore di tenebra”.
Sto appena sfiorando Ceronetti, ma da questo rapido tocco, intuisco quanto ricco sia il suo universo culturale e umano. Chissà, in futuro potrei sentire il bisogno di tornare ad esplorarlo, in profondità.
Assaggi di incertezza
Da alcuni degli articoli (rielaborati da quelli pubblicati in la Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Corriere del Ticino, Il Giornale del Popolo) riporto brevi passaggi che mi sembrano molto attuali, o curiosi. Tutti gli articoli comunque, mi hanno lasciato una forte impressione di rassegnazione appassionata, se ciò può voler dire qualcosa di Guido Ceronetti.
La stella insanguinata del Bronx- “Sotto l’apparenza di una sezione dello smisurato polipo urbano, tra luci e rumori d’inferno, insonnia e alcool, acido lisergico e depressioni, facce travolte, gonfiori, quel repentino strangolamento d’angoscia – Bronx – indica un punto stregato nello spazio abitato, un bosco artificiale dov’è al lavoro un divoratore antropofago sacro, un Minotauro, un locus indecifrabile per l’autista di taxi, il furgone di polizia, la barella che accorre, il cronista, la modella, il tossicomane, l’assassino che lo diventa quella sera per la prima volta, proprio per accoppare te.”[…]”Via Lattea è la Stella di Matteo e Via Lattea (néhar-di-nûr) la Stella dei Tre Sapienti – Via Lattea, cammino stellare, luce serafica di Compostela, anche la stella insanguinata del Bronx[…] Vediamo la Via Lattea, notava Léon Bloy, perché è nella nostra anima. In verità: perché è anima. Perché la via di Compostela passa per il Bronx del cuore, del senziente: ma, in questo passaggio, s’insanguina.”
Nella gola dell’Eone– “Mi domando se valga la pena ancora di cercare di pensarlo, un mondo così sconcio, decomposto e inafferrabile, di cercare di aiutare a pensare, con quel che si è appreso, degli esseri in cui il rifiuto del pensiero (e della libertà che gli è connaturata) si va profilando assoluto.”
Hiroshima, la cosa-senza-nome– “Agosto è un mese di sciagure storiche: questa non poteva che essere agostana. Infatti Truman scrisse: «Sganciate al più presto, ma non prima del 2 agosto». Fu la Moira a suggerirglielo: «In agosto deve succedere!”
Regia “verde” per Checov– “Non sospettava, Anton Cechov, la futura pregnanza simbolica del suo Giardino dei ciliegi: cento anni dopo, in uno strazio indicibile di ogni realtà vivente, nell’inferno di tutte le infelicità possibili, quegli alberi abbattuti di finzione drammatica, alberi amati, i ciliegi di Ljubov’, ci ricordano (devono ricordarci) le foreste abbattute, i piccoli frutteti dietro il muro accerchiati, l’allargamento del deserto. Muore la foresta amazzonica, il bosco germanico, la chioma boema, gli incendi divorano tranquillamente i boschi mediterranei superstiti, chi ha un giardino lo vende per intascare i soldi di Lopachin, che chiamerà subito le ruspe. I tonfi nella casa della Ranevskaja risuonano in tutte: gli alberi se ne vanno, gli alberi ci lasciano perché non abbiamo saputo tenerceli, insieme ai loro abitatori visibili ed invisibili.”[…] “Ci vorrà, da ora in poi, una regia verde per questo attualissimo Cechov, che faccia vivere di più i ciliegi, che faccia soffrire più per il loro abbattimento che per le malinconie e le impotenze di una lontana famiglia russa di provincia.”
Sulla morte del Cinema– “Dubbi circa la morte di Dio, ne ho molti; sulla morte del Cinema, nessuno. Non esistendo certificati, è difficile datarla. Direi che la sua è stata una lunga, lunga vecchiaia, cominciata presto, con ritorni di giovinezza repentini”
Svalutazione e filosofia– “La peste. La pandemia del XIV fu meno devastante che il prezzo pagato per avere una sedia nel club dei sette Grandi (un marchio d’infamia, non la corona di Salomone). Ora questa Lira che ha fatto di un giardino post-edenico (non facile era viverci) un miserabile lazzaretto di brutture eccola risucchiata in un vortice di dissolvimento: il tuo miliardo di lire vale cento marchi, il prezzo di una marchetta nel quartiere di Amburgo. Hai distrutto la ricchezza vera, il bene vero, il silenzio, l’albero, il cielo sulle città, il tesoro supremo del mondo occidentale raccolto in una sottile penisola, e lo hai fatto per gonfiarti le tasche di carta da annali di Volusio, e le tue tasche, i tuoi depositi bancari te ne rimandano l’odore di nulla, l’unico silenzio che rimane è quello del tuo mucchio di carta scarica, ammutolita.”[…]”La peggiore compagnia sono i politici e gli uomini d’affari. E uno dei danni più gravi che fanno è di impedire brutalmente che appaiano i significati che si celano in questa perdita di valore monetario, che trova compenso nell’acquisto di ricchezza simbolica autentica, intangibile dalle tempeste.”
Fu la messa-“La Chiesa d’Occidente si è fatta un implacabile harakiri il giorno sciagurato in cui ha spostato gli altari come fossero tavoli da biliardo, buttato il latino che l’ha nutrita, che l’ha resa parlante, nella spazzatura, adottato traduzioni del testo sacro da far raccapricciare un asino, tirato giù i predicatori dai pergami per avvicinare di più la messa alla tavola rotonda, spento i turiboli, versato la scolorina sulla funzione sacerdotale.”
Le architetture di Mussolini– Lo dedico speciali modo a Fellini come Lampada Perenne del mio Teatro dei Sensibili, da lui sostanziosamente beneficato. Gesto esemplare, che merita di trovare imitatori tra i suoi infiniti ammiratori, perché gli iscritti all’albo d’onore come Lampade Perenni sono finora pochissimi.”
Amore di fonografo– “La prima voce di morto che il fonografo si preoccupò di scampare dalla disfazione e di consegnare per sempre ai malvivi fu quella dei cantanti d’Opera, a quel tempo ancora oggetto di culto idolatrico, depositari di anime collettive, del sale alchemico dei popoli. Acuti immensi, gorgheggi più che umani, miracoli di vibrazioni che la punta magnetica iscrisse sul cilindro e sul disco rotante dell’immortalità.”
Pensare il cancro– Raccomando il salmo 91: «Tu che all’ombra di Shaddai ti stendi e dormi». È un salmo apotropaico. Io l’avevo dato a un amico malato di cancro, gliene avevo fatto una versione apposta, e gli fece molto bene, così mi assicurava, e non si mente in quelle condizioni.”
Amore e gabbie-“Specialmente si mettono in guardia gli uomini sposati, sempre loro! Solo le mogli sono al riparo contro il contagio, balsamiche come la Gerusalemme celeste! Le mogli non danno l’AIDS, le mogli non danno l’infarto, le mogli non danno niente. Il marito fedele attraverserà immune il mondo appestato. Prima di essere mariti, è raccomandabile fare coppia fissa. La coppia fissa è un’invenzione delle più tetre: non per niente le Famiglie l’hanno accolta con giubilo. Dai sedici ai settant’anni, batti sempre lo stesso chiodo e sarai salvato. La bandiera della fedeltà, piantata in un deserto di paura, non è un’insegna festosa.”
Una rosa per Arletty– “Visitai Arletty nel 1981. I suoi magnifici occhi erano spenti, già da qualche anno: il sorriso era intatto, e la passione, l’interesse umano. Pensavo a tutta la verità dell’osservazione mistica e clinica, celiniana, che è in D’un château l’autre: «la famosa attrazione femminile non viene dalla coscia», Arletty ne era una testimonianza. Anche quando le cosce le abbandonava al pubblico indossando le celebri calze nere, non è certo di là che il suo fascino proveniva. Non possedeva neppure, nel volto, l’inobliabile magnetismo di una Dietrich – da dove le veniva quel trabocco d’irresistibilità femminile? Non fu un’invenzione di Carné e di Prévert, geniali scopritori… No, perché lo charme è una luce che viene ex alto e brilla in tenebris e le tenebre non l’acchiappano. Il mondo femminile è un immenso corpo opaco, dove vagano queste luci in esilio da una patria superiore indicibile. ..”
Tiberio ex mostro-“Sul condottiero e lo statista non ci sono ragguagli di bruttezza: resta un vero tutore della grandezza romana, con tutto quel che di turpe e di spaventevole aveva questa grandezza.”
Russia, Russia…- Vivente resta la celebre parola di Alexis de Tocqueville: «Ci sono oggi sulla terra due grandi popoli che, partiti da punti diversi, sembrano avanzare verso il medesimo fine: sono i Russi e gli Anglo-americani. Entrambi sono cresciuti nell’oscurità; e mentre gli sguardi degli uomini erano occupati altrove, eccoli di colpo, collocatisi in prima fila tra le nazioni, rendere note al mondo, quasi nello stesso tempo, la loro nascita e la loro grandezza. Tutti gli altri popoli sembrano aver raggiunto all’incirca i limiti tracciati dalla natura, e non aver più che da conservarsi; ma loro stanno crescendo; tutti gli altri sono fermi o non avanzano che tra mille sforzi; loro soli camminano con passo sciolto e rapido lungo un cammino di cui l’occhio non può per ora scorgere il termine» (De la Démocratie en Amérique).”
Alle soglie dei cent’anni: Ernst Jünger- C’è un uso della poesia? L’uso medico è quello che preferisco. Penso a Malinconia di Giasone di Cleandro di Kavafis, che chiama la poesia a soccorrerlo contro i mali e l’imbruttimento della vecchiaia. Nello specchio vede la sua faccia come uno squarcio di coltello, la sua faccia orrida di uno che invecchia, e dice: «Dammi i tuoi farmaci, o Poesia, consolami con lo Spirito della Parola». Ma perché sia efficace la medicina è necessaria la fissazione mnemonica e la ripetizione orale. La lettura silenziosa e affrettata è come l’assunzione di una compressa già sciolta in bocca d’altri.”[…]- “Ha una bellezza la vita di uno scrittore che attraversa le vicende di un intero eone, con la presenza lucida e i riflessi ben calzati di un equilibrista su un filo d’acciaio sopra una sterminata voragine. Aveva ventidue anni quando Lenin prese il potere: quegli stessi occhi che videro allora questa ascensione di spavento, hanno veduto la fine dell’Unione Sovietica, il ripristino del nome di San Pietroburgo e la riunificazione della Germania. Udì il rimbombo dei colpi sparati da Danilo Prinkip a Sarajevo e oggi può vedere sul video il ritorno minaccioso di Sarajevo tra i chiodi che crocifiggono l’immagine umana.
Nostradamus e la guerra del golfo-“Di chiaro, almeno quanto le incredibili precisazioni fornite intorno alla rivoluzione del 1789 e ai suoi svolgimenti, a Napoleone e alla sua caduta (tutto quanto incontestabilmente avvenuto, più di trecento anni dopo essere stato visto a Salon «come in uno specchio opaco»), emerge dalle Centurie e dai Presagi, tra le rozzezze solite e le caligini studiate dello stile, una reale minaccia storica arabo-islamica sulla cristianità futura, che già Nostradamus designa, talvolta, come Occidente (Hespérides). Tale Occidente minacciato è il nostro mondo, europeo, con la sua ingente propaggine americana. Questa uniforme grigia,”[…]”Viene dall’Eufrate, ha i baffi (guardarsi dai baffuti e dai barbuti al potere) il grande Cammello? O è da vederci, confrontando con quel che abbiamo sott’occhio, anziché un solo personaggio, una grande massa punica d’immigrazione che si elegge, vicino o lontano, un proprio Annibale? Armate che sbarchino da flotte barbaresche sono piuttosto improbabili, ma un’ondata migratoria in movimento che si fissa senza fissarsi, che mangia come può senza assimilarsi, che ha un proprio modo di adorare Dio, che sta creando cittadelle nelle città, questa sì, può ben fare un «grande Cammello» e un «grande Ismaele», dando un senso alle strane quartine che parlano di truppe islamiche nel cuore dell’Europa occidentale”
L’utilità della Ferrari-“Con un titolo come L’utilità della Ferrari faccio invece un magnifico colpo: attiro alla filosofia gli appassionati della Formula Uno, presi all’amo dalla curiosità di scoprire che cosa mai trovi di utile nella «prestigiosa Casa» e nelle sue macchine un amante dell’inutile e non delle formule; prima che abbiano il tempo di sentirsi delusi l’articolo sarà già finito”
Passione d’Ungheria–“Le emozioni languivano, quella fu una. Fu il momento dell’ubriacatura ungherese, che scompigliò le famiglie dove c’erano dei comunisti, già abbastanza perplessi dopo il rapporto Kruscev, e mandò in estasi quelli (c’ero anch’io) che li detestavano. Quando in gioco c’è qualche cosa che vale, è bello vedere le passioni scontrarsi come due fulmini in un cielo carico, che deve sfogarsi necessariamente.”
Sulla vecchiaia-“Ci sono stupidaggini per ogni età, ma la vecchiaia è quella costretta a trangugiarne di più. Il nostro stomaco si restringe agli alimenti per allargare la disponibilità ad accogliere scemenze. Faccio un piccolissimo elenco delle più vergognose: «Non è vero che sei vecchio»; «Alla tua età si fanno ancora una quantità di cose»; «L’importante è mantenersi attivi»; «Chi è attivo è sempre giovane»; «Settantacinque? Signora, ma Lei è una ragazzina!»; «Lavorare coi giovani: ecco il segreto»; «Ha solo i guai dell’età, ma che testa lucida!»; «Che faccia piena di salute!».”
Crepare dentro d’amore-“Sull’amore, sessuale, extra e metasessuale, passionale-compassionale (è tutt’uno) il Viaggio celiniano abbonda di folgorazioni che incendiano il mio altarino straccione da campo, dove celebro per sterminati cumuli di larve in movimento i miei riti di prete clandestino aggrappato allo Spirito, e intorno a perdita d’occhio ho le distese appestate del mondo. Ecco, dalla pagina 486 dell’edizione famosa Denoël e Steele (non potrei leggere il Voyage stampato in altro modo) estraggo questa scheggia riparatrice, lenitrice, di un’incredibile e torturante fecondità psicologica: «Di compassione ne ha, la gente, per gli invalidi e i ciechi e si può dire che ne hanno, amore di riserva. Ce n’è un’enormità. Non si può dire il contrario. Soltanto, è disgrazia che tutti quanti, con tanto amore di riserva, restino carogne. Non gli esce, ecco tutto. È intrappolato dentro, gli resta tutto dentro, non gli serve a niente. E dentro di loro ne crepano, d’amore».”
Cioran addio–“Ha avuto il tempo di veder sparire tutti i suoi più importanti amici di gioventù: Eliade, Beckett, Ionesco, che come lui lasciano un segno nel secolo, e sono un tratto della sua genialità e del suo grido in forma di pensiero.”
Elogio del serpente-“Rashì, nel suo commento, ci illumina sulla natura del famoso albero: il frutto sarebbe quello del fico e già che l’albero era vicino, la coppia che scopre di essere nuda ne stacca qualche foglia. Senza il divino Nahas, il caro serpente tentatore, niente fichi, cataplasmi preziosi in medicina semitica, dolcezza dei nostri autunni, metafora di consolazione in hac lacrymarum valle. Il prossimo catechismo, verso il 2003, forse lo riabiliterà.”
Del giallo di Van Gogh– “Dal giallo non si separò più, una volta uscito dal Nord, e il blu s’intensifica nel periodo ultimo, di Auvers, al quale guardiamo quest’anno, cento anni dopo la sua tacita morte e resurrezione. Giallo e blu non sono i colori del suo saeclum umano: il colore del Decimonono è il nero, subito risentito da Goya, e via via più carico dopo il 1850 e fino al suo esaurimento, che non saprei in quale punto del nostro collocare.”
Les enfants du paradis – dialoghi di Jacques Prevert
Di seguito elenco le rimanenti perle di umanità sofferente, che vi invito a “ toccare”, una per una.
- Luogo negato-poesia- (I poeti sono morti)
- Rumore e morte
- La Sindone tra gli angeli
- Una taglia sul papa
- Bambini che uccidono
- Missile e coltello
- Assassine di vecchi
- Sant’Anatolij da Chernobyl- (intensamente bello)
- Disperazione civile
- Sulla cima del Grappa
- 10 Giugno 1940
- Mussolini, la finta storia
- Ungaretti nella malinconia dei vivi
- Un fiore per Emanuele- (un caso poco noto ma emblematico)
- Oh, Rivoluzione dell’Ottantanove…(quella vera, la grande)
- Louise Brown e il problema del male- (figli in provetta…)
- Crimine e solitudine-(il caso Giudice, pluriomicida senza interesse)
- Sorella anima-intervista di Patrizia Valduga a Guido Ceronetti-
- Giovenale e le donne-(della satira sulle donne: “le donne oggetto di sogghigno e di rampogna sono solo ombre…”)
- Pestis venerea-(i fuochi di Sodoma)
- Tristezza di fine Decimonono
“A 40 anni ero un biblista, ma con mia moglie volevamo adottare dei bambini e pensavamo che sarebbe stato bello intrattenerli facendo per loro un teatro di marionette, consapevoli che quando avremmo detto alle assistenti sociali che ai nostri figli avremmo fatto vedere le marionette invece che la tv ci avrebbero chiesto chissà quante carte. Ci bocciarono direttamente la richiesta. A quel punto il teatro di marionette l’abbiamo fatto per i vicini di casa”.
Un pensiero riguardo “2-G.Ceronetti-CARA INCERTEZZA… Cuori di Tenebra pulsano incontrollabili.”
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