L’ Acqua del lago non è mai dolce è un romanzo di formazione, questo si può pensare mentre si leggono le parole in libertà di Gaia, un romanzo per adolescenti in cerca di identità e del proprio posto nel mondo. Certamente il libro di Caminito ha questi connotati, eppure man mano che si procede con la lettura lo sguardo si allarga sulle storture della nostra società e il discorso diventa così potente, feroce e triste che viene spontaneo chiedersi: “ma può un’adolescente reggere a tanta sofferenza? E noi adulti riusciamo veramente a capire il tormentato mondo dei ragazzi e delle giovani donne in particolare?”
Gaia, la giovane protagonista attraversa tutti gli stadi del dolore e dell’insoddisfazione per la vita che conduce, successi scolastici e sconfitte concenti. La sua famiglia è un concentrato di sofferenza e fatica di vivere. Antonia, la madre è una figura quasi epica, uniche braccia valide in famiglia, lavora come domestica e organizza la vita familiare mettendo in atto tutte le strategie possibili. Massimo, il padre , muratore precario, ha perso l’uso delle gambe in un incidente sul lavoro. Il primo figlio di Antonia, Mariano è insofferente alla nuova famiglia della madre. I piccoli gemelli sono uno sprazzo di luce e di adattamento alla vita formidabili .
Dal seminterrato fatiscente di una degradata periferia romana Antonia riesce trasferirsi in un alloggio in via Trieste, quartiere borghese. Qui si sentono come pesci fuor d’acqua e non resistono a lungo. Colgono l’opportunità offerta da Vincenzo, un amico di Antonia, di una casa popolare a Anguillara, borgo suggestivo sulle rive del lago di Bracciano. Ma la girandola dei trasferimenti non finisce qui.
Mariano e il G8 di Genova
”L’ansia mi travolge, mi accade solo dentro queste mura, dove coltivo le mie nevrosi, di Mariano non abbiamo notizie e mi sembra già scomparso, inghiottito dai movimenti delle galassie. Mia madre sta mettendo alcune cose nello zaino e grida che lei va a riprendersi suo figlio, ovunque sia, non c’è poliziotto, non c’è riunione di potenti, non c’è armata che possa fermarlo dal riaverlo”p.77
Mariano è un personaggio a suo modo positivo, che riesce ad esprimersi solo stando lontano dalla famiglia, ma nel corso degli eventi avrà modo di dimostrare quanto sia importante per lui
Ad Anguillaria Sabazia Gaia inizia a vivere il suo disadattamento sociale, le amicizie, gli amori e, soprattutto, il suo corpo che rifiuta sprezzante. Inizia anche la sua vita di liceale pendolare tra il paesello e Roma dove i licei sono più prestigiosi perché lei, come ha stabilito Antonia, deve studiare in una scuola buona, ottenere il massimo dei voti e costruirsi una carriera brillante che la porti fuori dalle miserie della famiglia di origine.
”Il primo giorno di liceo scopro che anche dove educano i ricchi i muri si sfarinano, i cortili hanno le radici che scerpano l’asfalto e le palestre puzzano d’un sudore antico” p.90
Il ritmo incalzante del racconto, fatto di tante parole e azioni che si accavallano e si rincorrono, rendono il racconto ansiogeno. Il linguaggio di Gaia sembra una sfida continua al suo “Dizionario” . Deve imparare più parole possibili, deve essere un serbatoio da cui spillare acqua e nutrimento, in continuazione.
Le tre pagine in cui Gaia elenca tutto quello che ha fatto per anni sono il riassunto di una vita di insoddisfazione dolorosa e qualche attimo di serenità. Sono pagine molto efficaci stilisticamente piene di un ritmo lento, quasi ipnotico dove le lunghe liste di azioni e deventi sono intervallate dall’orecchiabile ritornello “Quello che ho fatto per anni”…
Un assaggio
“Quello che ho fatto per anni è stato mentire, discutere, litigare, esprimermi senza parole, fare capricci, fare ammenda solo per finta, incaponirmi, sentirmi derisa, combattere ogni detrattori, ogni infamia, ogni mancata attenzione, trovare e perdere legami, recuperarli, perderli ancora, dimenticare i miei errori, amare i miei errori, ripetermi che sono addolorata e subisco affronti coninui, tutti dicono di rispettarmi, contenermi, tollerarmi.” P.190
Molto interessante è il modo in cui Gaia vive l’amicizia: amore, indifferenza, gelosia,, invidia rabbia, passione, scuse e tradimenti.
”Con loro spesso mi scuso senza sapere neanche i motivi che scatenano le loro rabbie, mi prostro di fronte a richieste incomprensibili, seguo regole non scritte, appoggio una e poi l’altra, dico di sì se alle spalle si insultano, non do mai ragione a nessuna delle due, mi tengo svizzera nei conflitti e sbandiero stoffa bianca se bisogna calmare le acque”p.47
“Lettura impegnativa” dice l’amica Pina di Girolibro, sì, lo è soprattutto dal punto di vista psicologico. Alla fine, di fronte alla profonda crisi esistenziale di Gaia, rappresentata in un modo che ci porta dentro la sua testa, il suo cuore e la sua psiche, ti assale una stanchezza infinita. Resta comunque una lettura interessante, ricca di spunti di riflessione sulla natura umana e sulle sue relazioni sociali.
“Bevo un sorso d’acqua di lago e mi viene da ghignare: è dolce, è zuccherina, questa acqua, questo pantano, ha il sapore delle ciliegie, della marmellata di clementine, dei marshmellow, l’acqua del lago è sempre dolce, urlo con tutta la voce che ho. Ancora: L’acqua del lago è sempre dolce. Urlo con tutta la voce che ho.”p.230
E dopo arriva la fine. Un finale aperto, in tutti i sensi…E in tutte le direzioni che the reader wants.
Ho letto anche io questo libro e purtroppo non mi ha convinto. La prima parte mi è anche piaciuta, l’ho trovata avvincente, però dopo un po’ la trama ha iniziato a apparirmi noiosa e poco intrigante.
"Mi piace"Piace a 1 persona