Ieri sera ho visto il film Suite Francese di Saul Dibb.
“1940 – Francia. In attesa di notizie del marito, prigioniero di guerra, la bellissima Lucile Angellier conduce la sua esistenza sotto l’occhio curioso di sua suocera, una donna dispotica e meschina. Ma presto arriva una guarnigione di soldati tedeschi che si stabilisce presso la loro abitazione. Lei tenta di ignorare Bruno, l’elegante e colto ufficiale che rimane a casa, ma ben presto i due sono travolti dalla passione. Trovacinema.it “
L’ ampio respiro dell’indimenticabile romanzo di Irène Némirovsky da cui è tratto, diventa nel film un attimo affannoso, che riesce tuttavia a trasmettere la tempestosa emozione che travolge Lucile Angellier e l’affascinante nemico nazista, Bruno Von Valks.
È un’attrazione totale che sconvolge i loro sensi e la loro anima, a dispetto di ciò che sarebbe lecito aspettarsi nelle relazioni tra occupanti e occupati. È un’attrazione totale che la maledetta guerra “uccide” inesorabilmente.
La musica è il loro codice privilegiato di comunicazione. Note dolci che giungono al cuore dei protagonisti e dello spettatore. Note tenere che al tocco delle dita di Lucille sul pentagramma, le fanno vibrare il corpo e l’anima.
Il film ti trasporta con una certa intensità all’interno di un dramma sociale e personale. In queste giornate calde, lente e quasi inutili di Agosto, ti proietta in un mondo parallelo in cui ti lasci volentieri andare.
Sai che la storia è già vista e ha poco a che spartire con l’universo narrativo ed emozionale del romanzo di Némirovsky, ma ancora una volta, non cedi alla tentazione di fare paragoni oziosi e prendi il film per quello che è: un piacevole intermezzo che scandisce i ritmi strani di questa mia estate.
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