La trama in pillole- un giallo?
“All the ingredients for a sizzling tale are present: a sudden death that may or may not be accidental. A middle-aged chef on the verge of a breakdown. Sexual obsession, An illicit affair: A nefarious plot involving human smuggling” Boston Globe
Rapporti familiari
In the Kitchen è un lungo viaggio con lo chef inglese Gabriel Lightfoot, soprattutto all’interno dei suoi problemi irrisolti. A cominciare dal rapporto con il padre, operaio vecchio stampo delle gloriose industrie tessili inglesi, per passare poi
a quello con la madre tanto amata, un po’ pazzerella, ma fondamentalmente fantasiosa e allegra, all’interno di un nucleo familiare percepito come triste e severo;
a quello con sua sorella Jenny, tipica rappresentante delle donne sole con figli, in crisi di mezza età, riscoperta e rivalutata solo tardi, quando i problemi si fanno enormi per Gabe e la sua famiglia di origine;
a quello con Charlie, la fidanzata di sempre, quella “giusta”.
E poi c’è Lena, immigrata clandestina travolta nel turbinoso mondo in cui la sua condizione di illegalità l’ha catapultata. Lena che assume significati diversi a seconda della visuale, come in un disegno di Escher.
“What you saw depended on how you looked or what you were looking for…” (p.270)
A questi si aggiunge il suo rapporto con i suoi dipendenti multietnici, amici, nemici, confidenti. Amati e odiati, oggetto delle sue sfuriate e dei suoi ripensamenti.
In questo romanzo Ali sceglie un protagonista “truly British”, proveniente dal Nord dell’Inghilterra, area depressa e di estrazione operaia. Mi viene in mente la mia Consett, nel Derwentside.

Molto intense sono le pagine (tante) sul recupero di un rapporto difficile tra padre e figlio. Il paese natio crea fastidio, ma alla fine accoglie un Gabe rigenerato e forse pacificato. Ted, il padre è una figura autentica di padre operaio nelle industrie tessili. La sua è una vocazione. Porta il figlio bambino a conoscere i suoi gioielli: le macchine per filare e tessere, madri nobili dell’industrializzazione occidentale. Lui, simbolo dei “good old times “, con le biblioteche circolanti, i Natali come-da-tradizione, gli-amici-al-pub, gli Inglesi e gli immigrati che lavorano e vivono come schiavi anche lì, al Nord.
La madre rappresenta il grande legame. Madre malata che lo fa ballare, lo fa “scatenare” nelle sue fantasie infantili, frustrate e represse da un padre/marito apparentemente troppo severo e da un ambiente grigio. Stranezze di questa madre non compresa? Malattia? Creatività e libertà allo stato puro? Spesso il confine tra follia e libertà non è ben definito e compreso, specialmente nelle donne. E’ più facile dire “è pazza… curiamola”. Siamo di fronte ad un quadro molto complesso.
Londra
Ali imposta il suo romanzo ancora una volta a Londra, non nella Londra ”periferica” di Brick Lane, ma in centro, dove si incontrano persone importanti, parlamentari in costruzione del loro futuro after MP, palazzi con facciate sontuose in strade silenziose e vuote in cui sembra non abiti nessuno. Una Londra come i turisti la vogliono vedere: il cambio della Guardia, le strade del centro etc etc. Unica concessione alla quotidianità Victoria Station snodo fondamentale per i trasporti londinesi.
Imperial Hotel
L’Imperial Hotel è il setting. Qui troviamo la cucina-regno di Gabe, qui troviamo tanti immigrati in cerca di fortuna a Londra, qui accadono eventi ordinari e straordinari. Dentro e fuori le vite del popolo della cucina. Popolo degli sfruttati, degli invisibili, di chi lavora e vive sul posto di lavoro, di chi non sogna più sebbene speri sempre in un futuro migliore o, per lo meno in una vita decente.
Si aggirano tra i corridoi dell’Hotel figure ambigue di dipendenti che sfruttano i loro colleghi o sottoposti, che approfittano della loro debolezza sociale. Furgoncini carichi di forza lavoro in esodo quotidiano tra una dormitorio lercio e un campo di lavoro dove spaccarsi la schiena per racimolare qualche soldo e riscattare la propria schiavitù. Criminali che sfruttano i sogni delle adolescenti e delle giovani donne d’oltre frontiera, per lo più provenienti dall’EST, irretite con le promesse di una vita da star. Colpisce il rifugio sgabuzzino-office di Gabe. Lì suda, non c’è spazio, ma trova conforto nei momenti down.
British Values
C’è un gran parlare di British Values nel romanzo. Ma quali? Reminiscenze dal passato. I proverbi “red sky at night sheperd’s delight” il nostro vecchio “rosso di sera buon tempo si spera” e chi spera è il contadino o il pastore, come nel caso inglese. Piccole epifanie scatenate da oggetti antichi: Le regole della miniera ricamate sullo strofinaccio. Gabe si chiede:
“cosa insegnerò io ai miei figli? Cosa dirò loro del mio lavoro di cuoco?”
I libri e le letture
Suleiman ha letto molto, Charlie legge molto, anche lui, Gabe dovrebbe… Ma lui dovrebbe e vorrebbe fare molte cose. E’ decisamente un po’ confuso.
Monica Ali si materializza spesso tra le righe del romanzo con la sua formazione culturale, il suo punto di vista e la sua esperienza di figlia di immigrati (padre Bangladeshi e madre Inglese) arrivata in Inghilterra all’età di tre anni.
Le sue riflessioni e intuizioni diventano protagonisti brillanti e convincenti del suo romanzo d’esordio Brick Lane. Descrivere il mondo dei British è forse un modo per capire e accomunare le persone, attraverso desideri, dubbi, frustrazioni, piaceri (il cibo?) e sentimenti condivisi.
Tanta psicologia, poca azione, anche se il cadavere ritrovato in cucina fa all’inizio pensare ad un romanzo giallo. Qualche altro spaccato rafforza l’idea, come ad esempio la “trasferta” in incognito sul furgoncino dell’Hotel all’inseguimento di Pasha. Ma di fatto il libro si rivela essere un lungo peregrinare tra ricordi, dubbi e tormenti del protagonista. E a un certo punto si sente un po’ l’affanno di questa lunga camminata. Verso la fine prende quasi la piega di un romanzo con lieto fine: dopo tanto soffrire, alla fine forse c’è speranza. Un anello che gira intorno al dito del “grand’ uomo” fa scattare la molla nel cervello di Gabe e introduce il secondo twist nella storia. Il primo, dirompente, è stata Lena, che gli ha stravolto la vita.
Mi piace questo ritratto di una Londra più autentica, fuori dai soliti clichè. Da tempo pensavo e speravo di leggere, Monica Ali, come donna, scrittrice, emigrata, è stata in grado di cogliere la natura profonda di quanto si muove nel cuore profondo di Londra.
2 pensieri riguardo “M.Ali – IN THE KITCHEN. Di tutto e di più tra Londra e il ‘proletario’ Nord dell’Inghilterra”
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