
Il re che sconfisse la balbuzie
Il Discorso del Re (The King’s Speech) è un film del 2010 diretto da Tom Hooper, magistralmente Interpretato da Colin Firth e Geoffrey Rush, con una Helena Bonham Carter formidabile supporto. Alla sua uscita a Toronto e poi a Londra in prima europea l’accoglienza è stata a trionfale. Durante le vacanze di Natale, Stefania ce ne ha parlato con toni entusiastici, lo ha visto a Siviglia. Ci ha invitato a seguire bene la programmazione dei film a Padova per non rischiare di perderlo. Mi ha incuriosito questa sua insistenza. Finalmente arriva il 28 Gennaio. Andiamo a vederlo, quasi un impegno preso con lei.
La storia mi interessa, parla di Giorgio VI, dei rapporti familiari non sempre sereni in casa Windsor, del tormentato periodo tra le due guerre, del gran rifiuto di Edoardo VIII nper seguire l’amore della sua vita, la pluri divorziata americana Wallis Simpson, lo scoppio della seconda guerra mondiale. E la forzata nomina a re del timoroso Duca di York…Ma tutto questo è poco più che contorno.
Il focus è lì nella testa, nel cuore e nella lingua del futuro Re Giorgio VI. Nel terrore che si legge nei suoi occhi quando deve parlare davanti ad una folla in attesa non delle sue parole secondo lui, ma del momento in cui comincerà a balbettare e non riuscirà ad essere all’altezza del suo rango e del suo ruolo. In attesa del momento in cui vivrà un’altra sconfitta cocente, ulteriore conferma della sua incapacità.
Ma arriva il logopedista Lionel e prende forma un rapporto destinato a diventare amicizia profonda. Tra scontri, distacchi, reazioni incontrollate, divertimento e perseveranza, il re arriva
a recuperarsi e a trovare in se stesso la fiducia e la forza che per anni qualcosa di terribile avevano soffocato e imprigionato in una gabbia senza uscita. Il ruolo paziente della moglie (Helena Bonham Carter ) che affida suo marito nelle mani di uno considerato poco più che un ciarlatano e non già quel fine psicologo che poi si rivela, aggiunge alla storia un ulteriore elemento di “regale”umanità. Il re terrà il suo discorso alla nazione ormai in guerra, e riuscirà a trasmettere ai suoi sudditi tutta la forza e la determinazione di cui un paese paese ha bisogno nei momenti difficili.
Bellissimo il confronto tra le famiglie dei due protagonisti, due case lontane anni luce per casta, per genere di vita e per ricchezza, ma ravvivate entrambe da un calore familiare rassicurante. Anche nella vita del duca di York, futuro Giorgio VI, si respira aria di focolare domestico, proprio come nella casa linda e accogliente di Lionel. Immagini di vita e di gioco quotidiani, dai cavallucci a dondolo di Elizabeth e Margaret, alla favola prima di andare a letto, raccontata tra difficoltà enormi(ma come deludere le bambine…) e il tenero e serio inchino davanti al papà, ormai re:
“non possiamo più abbracciarlo è il re ora!”
E il re non resiste al desiderio di stringerle tra le braccia come ha sempre fatto.
Bella la fotografia. L’uso sapiente del grandangolo riflette gli stati d’animo e conferisce una dimensione fisica al problema del re. Efficace la deformazione grottesca dei dignitari di corte schierati a giudicare la performance regale. Bella la scena all’interno di Westminster: pompa e presunzione da un lato, dall’altro linguaggio e comportamenti non convenzionali di Lionel per quel luogo così simbolico. E Bertie che vuole accanto a se solo il suo amico.
Un film da vedere in Inglese. Mentre seguivo i dialoghi in Italiano cercavo di richiamare alla mente la cadenza del King’s English delle British Upper Classes e mi pareva di cogliere meglio tutte le sfumature ironiche e paradossali delle conversazioni.
Rimane di questo film l’umanità di un uomo di potere, il suo conflitto interiore, ma anche il coraggio e la forza che lo spingono ad assumersi tutte le sue responsabilità. L’ introspezione psicologica dei personaggi lascia allo spettatore la sensazione di aver fatto un bellissimo viaggio nella natura umana, in compagnia di un re vissuto realmente, padre dell’attuale regina di Inghilterra, simbolo di un paese che suscita nell’immaginario collettivo sensazioni di grandeur, ma anche di varia umanità e di scelte sofferte. Grandi attori sia Firth che Rush, entrambi a loro agio nelle vesti di persone apparentemente “deboli”, ma che poi si rivelano due leoni tutto cuore, passione e determinazione intelligente.
Al di la delle considerazioni tecniche sulla fotografia, che peraltro proprio Stefania mi ha fatto notare, ora capisco perchè a lei sia piaciuto tanto e perchè abbia voluto che noi lo vedessimo. Con lei avevamo tanto discusso anche A single Man (Recensione di Affascinailtuocuore) e apprezzato la bravura di Colin Firth, la fotografia elegante e la regia raffinata di Tom Ford Si ora ricordo…
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Che bella recensione.
aggiungo un dettaglio a tutto ed é che quando ho mostrato il mio entusiasmo ancora non lo avevo visto.
Pensavo a mia madre, filologa inglese, amante del linguaggio come Mondo.
Siamo andati a vederlo con Rubén che per primo si é domandato se avessimo fatto bene a vederlo in spagnolo.
La fotografía ha riempito il vuoto che lasciava la traduzione e il doppiaggio, pero il vuoto rimane.
A big Kiss, from Spain.
Grazie Mamma per queste finestre di cultura.
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al solito usi “immagini” forti e bellissime. “Finestre di cultura” me gusta…
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