
Per molto tempo Deviazione di Luce D’ Eramo ha cercato di attirare la mia attenzione dal Vecchio Scaffale. Gli ho senpre risposto: “Calma, arriverà il tuo turno”. E finalmente l’ora è arrivata, sull’onda del desiderio di scoprire le scrittrici italiane che non conosco. Inizio a leggerlo nei bollenti giorni di Agosto in cui la casa fresca e accogliente è l’unico rifugio possibile.
La storia in breve
La protagonista, Lucia, è una giovane borghese cresciuta in Francia, figlia di un sottosegretario della Repubblica di Salò. Cresciuta nei miti del fascismo, decide di verificare di persona le voci sulle atrocità dei campi di lavoro nazisti, convinta che siano esagerazioni o menzogne. Si offre volontaria per lavorare nei Lager tedeschi nel 1944, ma ciò che scopre è un orrore inimmaginabile: la disumanizzazione sistematica, la violenza, la distruzione della coscienza sociale.
La storia in podcast
Affascinailtuocuore legge la descrizione del romanzo. Dal risvolto di copertina Edizione Mondadori 1979
Il titolo
Il titolo colpisce e ha decisamente influito sul mio lungo indugiare prima di decidermi a leggere il romanzo. Ho fatto tante ipotesi e tutte respingenti. Ma alla fine ho ceduto e, una volta presa la decisione, sono andata avanti cercando di rintracciare nel romanzo i possibili significati della parola Deviazione. Quanti ne ho trovati! Con un’espressione estrema, arriverei a dire che la vita è fatta di “deviazioni”.
Valori
I valori fascisti e nazisti hanno condizionato l’ infanzia e l’ adolescenza dorata di Lucia/Luce che, a un certo punto della sua formazione, sente il bisogno di avere delle conferme su quei valori. Parte dunque alla ricerca della verità, con tutto il fervore e l’incoscienza di una diciottenne. Vive le brutture dei campi di prigionia, subisce le angherie dei nazisti. Fugge, ritorna, fugge ancora.
Luce/Lucia è una donna, una delle poche sopravvissute, che racconta, mentre la sta vivendo, la sua vita nei Lager, nelle fabbriche tedesche, in giro per la Germania e per l’Europa.
Anche questo raro sguardo femminile sull’orrore, contribuisce a rendere Deviazione un’eccezione. Mi ha richiamato subito alla mente Etty Hillesum e la sua tragica esperienza di prigioniera nel Lager. Luce parla di lei a suo figlio:
“Prima del suo improvviso peggioramento, aveva firmato un contratto per scrivere la vita di Etty Hillesum, un’ebrea olandese morta ad Auschwitz: «Etty mi ha ridato un po’ di voglia di vivere. È la sola che abbia scritto dei campi durante e non dopo».
Che lettura!

Non è stato semplice leggere più di trecento pagine ingiallite di un volume che, sebbene pubblicato nel 1979, sembra molto più antico, con una stampa opaca dai caratteri sfocati. Ma di fronte a una testimonianza così alta ho superato ogni difficoltà.
È stata una lettura molto lenta, a un passo emotivo di riflessione e stupore. Ogni volta che ho preso in mano il volume per andare avanti, ho avuto la sensazione di percepire una voce forte che mi invitava a rallentare, a vivere con calma ogni parola, ogni sensazione, ogni dolore, ogni rifiuto. E così ho fatto. Ma, inevitabilmente, la fine è arrivata.
Ho imparato molte cose dall’esperienza di Luce/Lucia. Ci sembra di sapere quasi tutto sul fascismo e sul nazismo e invece, attraverso le parole di chi ha vissuto questi momenti nefasti, scopriamo sempre cose nuove, non più atroci di quelle che conoscevamo, ma spesso più sorprendenti. Non più frammentate o episodiche, ma ben collocate in una cornice chiarificatrice. Per esempio non sapevo che esistessero diversi tipi di campi di prigionia:
“Chiudo gli occhi con la speranza di dormire, ma capisco che continua il rito della presentazione, è un aiuto importante per me sapere a chi posso rivolgermi, devo star sveglia. Lui (Jean de Lille) intanto mi racconta che è stato deportato come ostaggio, ma a stare qui, è quasi peggio che nei campi di lavoro. E prende a spiegarmi le differenze che conosco bene-ma non glielo dico-tra i vari campi. Sono di cinque specie: oltre ai campi di smistamento per tutti (Durchgangslager), ci sono i campi per liberi lavoratori dove stanno i volontari (Freiarbeitslager);e i campi per i prigionieri di guerra (Kriegsgefangenenlager); i campi di lavoro (Arbeitslager) dove vengono internati i deportati in seguito al rastrellamento, gli ostaggi, i familiari dei detenuti politici, dei Partigiani e dei disertori stranieri; infine i campi di concentramento(Konzentrationslager) dove stanno gli epurati razziali cioè gli ebrei, gli indiziati politici, i sabotatori, le prostitute abusive, il pédales e le lesbiche, i delinquenti comuni, ladri, assassini, ricettatori stupratori, elenca «senza contare i cosiddetti campi della soluzione finale, mi capisci? è l’annientamento». ppgg 63-64
Struttura narrativa
Come la stessa Luce precisa nell’ultima parte, il volume racchiude degli “episodi narrativi” che potrebbero essere dei racconti a se stanti (Thomasbraü, Asilo a Dachau, Finché la testa vive, Nel Ch 89) che si amalgamo naturalmente nello spazio narativo globale. Il romanzo è strutturato in quattro parti: FUGA DAI LAGER; SOTTO LE PIETRE; PRIMO ARRIVO NEL TERZO REICH; LA DEVIAZIONE. Il filo logico che le tiene insieme attraversa altrettanti temi dominanti:
L’Ideologia Lucia, giovane fascista, decide di partire volontaria per la Germania per “verificare” le condizioni dei lavoratori nei campi.
Il Campo: L’esperienza nei campi di lavoro e l’inizio della disillusione.
La Fuga: Il tentativo di ribellione, l’incidente che la rende paraplegica.
La Scrittura: La riflessione profonda, il dolore, il silenzio e il ritorno alla parola.
Trent’anni dopo
Per vivere una vita soddisfacente e risolta, Luce deve recuperare il suo passato e rielaborarlo. Deve affrontare un faticoso viaggio dentro e con il suo corpo, nei suoi sogni, nei suoi incubi, nel suo conflitto doloroso con una famiglia “compromessa”. E così riannoda i fili della storia per accompagnarci nel suo presente e nei progetti per il suo futuro:
“In uno di quei momenti di svuotamento e di stanchezza mortale m’ ha improvvisamente colpita l ‘immane fatica della mia vita È curioso come il corpo non ha memoria. Nel mio scartabellare, avevo trovato un’infinità di referti medici, radiografie, analisi, cartelli cliniche, da cui risultava che avevo subito una quindicina di interventi chirurgici, una decina di ingessatura del bacino, che avevo vissuto per anni con la febbre addosso, a quanto pare continuando a lavorare per guadagnarmi da vivere, a studiare, governare casa, amare. Periodi interi in cui neppure restavo al letto ma uscivo, viaggiavo persino. Un’estate al mare, avevo notato tutti i giorni, con una miocardite tossica che mi mozzava il respiro ha ogni un’ondata sul mio viso (quei battiti impazziti). E bizzarramente, nell’inseguire il passato, avevo tralasciato proprio questo, non ci avevo dato peso,un particolare da niente. Avevo ricostruito i miei sentimenti, i miei rapporti umani, le mie azioni, sorvolando in che condizioni di sforzo fisico era tutto avvenuto.” 286
Testimonianza
Deviazione è una testimonianza letteraria e civile che sconvolge e travolge. Bisogna trovare assolutamente il coraggio di leggerlo per capire le spire e i tormenti di un essere umano di fronte all’ orrore e di fronte alla ricerca di un senso nelle incredibili contraddizioni del comportamento umano.
Assaggi
Nel CH 89: la mia immagine – “A poco a poco m’ero cresciuta dentro una curiosa immagine di me.Mmi pareva di essere stata una ragazza snella, dai polsi e dalle caviglie fini, passata attraverso le più gravi esperienze senza cambiare aspetto. Mi rivedevo però anche col naso a patata nel viso un po’ tondo, qualcosa di pacioccone negli elementi nonostante le labbra sottili e gli occhi infossati.
Se ricordavo scene di rabbia o di terrore, e si presentava la mia figuretta dai gesti contenuti, in mezzo a un’ accozzaglia di persone scomposte.
Forse mi portavo in mente questa fanciulla alleggerita perché scivolasse, senza soluzione di continuità, nella creatura “mezzo donna mezzo sirena chiuse” in cui credevo ormai di dovermi risolvere.
Ma la faccia che appare sulla fotografia di una tessera di fabbrica e sull’ultima carta d’identità falsa che mi fu rilasciata a Magonza, prima che il muro mi crollasse sulla schiena, é un’altra: una faccia robusta, appesantita, senza sogni.
In quel viso liscio di diciottenne dalle guance infantili tra i capelli ispidi, c’è una caparbietà nelle labbra strette piegate all’ingiù, degli occhi neri fissi, duri sull’obiettivo.” p.167
Lo sciopero alla fabbrica IG Farben-“C’erano situazioni obiettivamente delicate: gran parte dei polacchi non perdonavano ai russi ed essersi alleati con i nazisti all’inizio del conflitto, d’ averli invasi e di continuare a tenerli occupati anche dopo che erano tornati alleati. Soltanto i 138 uomini dell’insurrezione di Varsavia avevano aderito in blocco allo sciopero, ancor prima che il cospiratore finisse di esporre il piano. Erano tutti emaciati con lo sguardo introverso. Era loro vietato scambiare una parola con chiunque e, sia i loro connazionali che gli altri stranieri, ognuno taceva al loro passaggio con un misto di rispetto ed apprensione.
I nazisti avevano incrementato l’irredentismo degli ucraini promettendo loro l’indipendenza dall’URSS, avevano alimentato il separatismo da alcune frazioni lituane nel nord della Polonia, spalleggiato la preminenza dei croati Jugoslavia a scapito dei serbi e degli sloveni. E non era semplice convincere comunità così eterogenee, e divise da passioni contrastanti, a accantonare i propri livori interni per dare la precedenza alla lotta contro chi li aveva comunque unificati, allontanandoli dalla propria terra.” ppgg 198-99
Nel K-Lager l’assoluta normalità del delitto-“Lo sbalordimento d’allora è una cosa che ancora oggi non dimentico mai, quando parlo con chi nei K-Lager (di concentramento) e nei T-Lager (della morte) non c’è stato.
Nelle 12 settimane che sono rimasta a Dachau non ho smesso un istante di meravigliarmi dell’incredibile quantità di disagi che l’organismo umano può sopportare. Mi veniva persino da ridere al pensiero che mi ero tanto scandalizzata per il trattamento degli stranieri a Höchst dove, al confronto,si viveva nel benessere nella libertà, persino gli Osten e P. E qui, dove si respirava l’intollerabile, quasi passava lo sdegno, in una specie di intontimento.
In verità, all’inizio mi ci sono un po’ scaldata, ero avvilita sulla natura umana, osservando l’incredibile rapidità con cui un cervello pensante( il mio per primo) si adatta alle situazioni più invivibili. invece poi non c’era da avvliirsi se nei corpi indeboliti si spegnevano anche le menti.
La luce della ragione era concentrata sul proprio fiato vitale. La fiacca del corpo assopiva il cervello, gli restava soltanto l’energia per tirare avanti un mese in più, un giorno in più, un’ora. E in poche settimane sono stata completamente assorbita da un’altra scoperta che ha messo allora sottosopra tutti i criteri che avevo in quel tempo.
Parlo dell’assoluta normalità del delitto, violenza fisica, dell’azione, perversione come tran-tran di rapporti, subito naturali, familiari.”ppgg 252-253
L’ “esile cartella” con frammenti intensi di corrispondenza tra madre e figlia: “Rimiro quelle lettere Come reliquie: mi provano che almeno una volta sono sfuggita al mio serpente classista, allorché ho gettato via con lo zaino la mia identità sociale per non poterne più essere protetta.
Mi sono portata via la cartella e sono corsa a casa.
Le lettere di mia madre, su carta telata grigioazzurra sono tutte timbrate dalla censura, con pennellate qua e là. La scrittura è larga e chiara, le righe spaziate. I sentimenti sono limpidi e fieri, il fraseggio elevato.” ppgg 344/345
Sguardi su Luce

Il risveglio è tremendo…
“Ed eccola a destinazione. Il risveglio è tremendo. Luce si rende conto che i nazisti non sono eroi omerici, e capisce con orrore che si è messa dalla parte degli aguzzini. Guarisce di colpo da ogni retorica. Ora sa che i suoi fratelli sono gli ebrei, i comunisti, gli zingari i dissidenti. Il suo ruolo la rende odiosa a tutti, ma soprattutto a se stessa. Non può perdonarsi l’abbaglio.
I tedeschi diffidano di lei – che vuole questa pazza? E ancora di più la sospettano le vittime. Quando cerca di fraternizzare con loro, la credono una spia.
Una sera, i due odi si congiungono. Le SS le lanciano contro un cane lupo feroce addestrato a uccidere, e i suoi compagni le sbarrano la porta della baracca. Non le rimane che sfidare la bestia furiosa, cercare di dominarla.
Luce ragazzina rimane lì, davanti alla belva che schiuma, immobile. È energia contro energia. È tale la sua intensità che vince. Il cane non la azzanna. Quando finalmente i compagni le aprono la porta della baracca, si accorge di essersi pisciata addosso. E lo racconta. Nulla ci nega della sua umanità, Luce.” Barbara Alberti LUCYSULLACULTURA-Luce D’Eramo un’extraterrestre tra noi
Ribellione
“La parte quarta di Deviazione di Luce d’Eramo, scritta nel 1977, rappresenta il nucleo più intenso e sconvolgente del romanzo. Qui l’autrice affronta le verità che aveva omesso nelle precedenti stesure, scavando nel proprio vissuto con lucidità e dolore. Dopo mesi di lavoro forzato e l’internamento a Dachau, la protagonista Lucia, figlia di un gerarca fascista, si confronta con l’abbrutimento umano, la solitudine e la perdita di senso. I nazisti mirano a distruggere la coscienza sociale degli internati, rendendo impossibile ogni forma di solidarietà.
Lucia sogna una ribellione, ma si trova immersa in un mondo dove anche i carcerieri sembrano vittime di un sistema disumanizzante. Il racconto si interrompe per sei mesi: l’autrice confessa che riprendere la scrittura è stato un processo doloroso, quasi insostenibile, per riesumare affetti e traumi rimossi per trent’anni.
Questa sezione è una riflessione profonda sul silenzio, sulla memoria e sulla responsabilità individuale, in cui Luce d’Eramo mette a nudo la propria trasformazione interiore e la complessità del male vissuto e osservato. Luce d’Eramo: Deviazione_LA BOTTEGA DEL BARBIERI
A 100 anni dalla nascita
Podcast del figlio Marco in occasione dei 100 anni dalla nascita di Luce
Storia di un segnalibro
Il segnalibro che vedete nell’immagine sopra e che mi ha accompagnato nel corso della lettura è un dono della mia amica anglopalestinese Thea Khamis. Il mio pensiero è per lei e per tutti i Palestinesi vittime del genocidio in corso.
