La Russia di Putin di Anna Politkovskaya viene pubblicato per la prima volta in UK nel 2004. Anna viene uccisa nel 2006.
Di cosa parla questo libro?
Risponde l’ autrice nell’introduzione letta da affascinailtuocuore
Vi aspettate una sottile analisi politica? Non è il suo mestiere, aspettiamoci però un viaggio sconvolgente nella Russia di Putin, attraverso storie di vita vissuta da semplici cittadini russi e ceceni, da magistrati più o meno importanti e/o corrotti nella gerarchia neo-sovietica-putiniana, da rappresentanti delle forze armate che nulla hanno più di eroico e affascinante. Aspettiamoci la cronaca di una giornalista costretta a lavorare tra inciampi, intimidazioni, difficoltà di ogni genere fino a rimetterci la vita. La verità comporta delle conseguenze. La verità di Anna Politkovskaya sulla Russia di Putin ha comportato ciò che tutti sappiamo: l’assassinio della giornalista, sotto casa, a Mosca. Messa a tacere. Ma non per sempre.
Indice “ragionato”
L’esercito del mio paese e le sue madri (15) – Il libro si apre con alcune storie di soldati e delle loro madri a cui viene regolarmente nascosta la verità sulla loro morte e sui loro corpi. Cinquantaquattro soldati disertano tra il disinteresse generale dei loro superiori, e sfilano tra le strade in guerra per tornare a casa..
Il nostro nuovo medioevo ovvero criminali di guerra di tutte le Russie. 49-151-Torna lo stalinismo in tutte le sue forme. La farsa del processo al colonnello Budanov, criminale di guerra che “deve “ essere protetto, in nome della grande madre Russia, dall’accusa di stupro e violenza deliberata nei confronti un’ inerme ragazza cecena. Salvo poi gettarlo in pasto ai leoni perché così fa comodo allo zar Putin e alla sua retorica della legge prima di tutto. Ma quale legge? Quella della campagna elettorale…
Tanja, Miša e Lena, Rinat. (157-185)- Il nuovo Dio Mercato spinge i russi ad adeguarsi. Tania , amica di Anna, era una stimata ingegnera dell’era sovietica, brava ragazza di provincia che sposa un moscovita anche per potere lasciare l’angusta città natale e trasferirsi nella capitale. Ma Tanja non guadagna quanto vorrebbe e non vuole rimanere povera. E allora? Si reinventa nel nuovo mondo del mercato libero trionfante negli anni 2000, mettendo a frutto le sue innate doti di venditrice.
La storia di Miša e Lena, di contro, è una storia di decadimento rispetto ad una semplice ma soddisfacente vita nell’era sovietica; Lo stesso dicasi per il maggiore Rinat, 37 anni, ex agente dei servizi segreti, una volta elite rispettata e temuta, è ora in preda a paure ricorrenti e a una vita da recluso nel grigio villaggio delle spie, mentre il suo superiore Petrov vive in un bel palazzo nuovo… Ma nonostante tutto il figlio Edik si sente a casa in quella “stalla per ufficiali” e nel timore di essere cacciati anche da lì “gli va bene pure quella, come casa.”
Storie di provincia ovvero appropriazione indebita con la connivenza dello stato. (195-242)-E qui ha inizio la lunga storia di Pavel Fedulev, meglio noto come Paška, ovvero come il potere corre su due gambe criminali con la connivenza dei capi. Putin è presidente del consiglio, la seconda guerra cecena è in corso e, udite udite, viene occupato a suon di mazze e bastoni uno dei maggiori complessi industriali della Russia: l’impianto chimico Uralchimmaš. Una rivoluzione operaia? Tutti tacciono. Salvo poi accettare che un ometto basso e piuttosto scialbo, qualche giorno dopo, scortato da una fila di grosse jeep nere e da enormi guardie del corpo entri nel complesso, ne prenda possesso invitando “gentilmente” il direttore in carica a sloggiare. È Paška l’uomo simbolo dei nuovi ricchi prepotenti, senza scrupoli e criminali o, secondo il regime, “industriale di spicco” e autorevole rappresentante dell’assemblea legislativa regionale. Paška rappresenta l’esempio fulgido di come politica, malaffare e establishment convivono felicemente nell’illegalità. Senza vergogna.
Giudici– Un giudice non potrebbe. Ma davvero può? Si. Quando si emette una sentenza “speciale” a favore di Fedulev e la moglie di costui vi consegna un sacchetto di plastica con 20.000 dollari e dopo qualche giorno tu vai in ufficio con una Ford Explorer fiammante, è segno che si può.
“A un lettore occidentale potrà anche non sembrare gran cosa: il presidente di un tribunale non può essere un mentecatto e non è strano che possieda una macchina del genere. In Russia un tale acquisto da parte di un giudice distrettuale può significare solo due cose: o che ha ricevuto una grossa eredità(grossa per i nostri standard) o che è corrotto. Tertium non datur. perché in Russia solo gli uomini d’affari possono permettersi una Ford Explorer, e di tali affari un giudice non può occuparsi per legge. Un’automobile simile, infatti, equivale a vent’anni di stipendio di un giudice” 231
Altre storie di provincia (255-86)-Nel cuore della Siberia, in un inverno gelido, al terzo anno di regno di Putin, Il vecchio di Irkutsk , 80 anni, pensionato, una vita da “scarto” insomma, cade nel suo freddissimo appartamento dove i tubi del riscaldamento usurati e mai riparati, hanno gocciolato a lungo fino a scoppiare per il ghiaccio… Nessuno lo soccorre e muore assiderato. Troppi vecchi, il pronto soccorso non riesce ad assisterli tutti. Il reduce Ivanov aveva combattuto i nazisti nella Seconda Guerra Mondiale. Un eroe, al quale, come a molti altri, lo zar manda gli auguri il 9 maggio per aver liberato il paese dal nazismo.
Il capitano Dikj vive in Kamčatka, nella Russia profonda, punto più estremo da Mosca. Comanda un sottomarino atomico. La sua storia è terrificante. La sua vita trascorre tristemente tra privazioni, stenti e mancanza di prospettive. Ma lui non si lamenta contro chi lo fa vivere così. Quello che fa lo fa per il suo paese non per i suoi governanti. Ma il suo paese cosa fa per lui? Nulla. Ma va bene così… Rassegnazione, passività, senso del dovere e dell’onore? Nelle stesse condizioni vive l’ufficiale più alto in grado nel distaccamento, Valerij Dorogin, viceammiraglio e comandante delle forze armate del Nord-Est. La moglie Dorogina piange quando Anna le regala il salmone che i pescatori le avevano donato. Lo cucina e invita tutti i vicini e colleghi. Si fa così, chi ha di più lo divide con gli altri. Tutti sono sulla stessa povera barca sfasciata.
Ma c’ è chi cerca di reagire ai soprusi di un establishment prepotente, sono le “vecchiette verdi” che resistono nonostante le ripetute minacce, Molto significativa è la storia del Parco Berg e della sua lottizzazione forzata, con abbattimento sconsiderato di alberi secolari per costruire “villette per i nuovi ricchi”. Ma alla fine:
“Il parco Berg ha smesso di esistere dopo quasi un secolo di vita. Il piccolo gruppo di ecologisti locali non ha ottenuto nulla. L’unica cosa che resta loro sono i girotondi attorno ai ceppi recisi”. 285
Nord-Ost. Storia di un massacro (287-318)- Tragica e sconfortante la storia del massacro del Nord-Ost al teatro detto da allora La Dubrovska dal nome della via in cui si trova. Nel 2003 La celebrazione della vittoria sul terrorismo internazionale nello stesso teatro, con lo stresso musical è allucinante. Tutto il bel mondo partecipa…
“Quella dell’8 febbraio è la prima rappresentazione da che, il 23 ottobre del 2002, durante lo spettacolo, l’edificio, privo della pur minima sorveglianza, era stato occupato per cinquantasette ore, con attori e pubblico ostaggio di qualche decina di terroristi giunti dalla Cecenia per indurre il presidente Putin a fermare la guerra e ritirare le truppe. Non è servito. Niente ritiri. La guerra è continuata[…]Una cosa sola è cambiata: il 26 ottobre, di buon’ora, venne sferrato un attacco con i gas contro tutti coloro che si trovavano all’interno dell’edificio, terroristi e ostaggi. Ottocento persone circa hanno respirato un gas segreto di produzione militare, scelto-è ormai cosa nota- dal presidente in persona.”
Seguono alcune incredibili storie di sopravvissuti all’attacco o di parenti delle vittime di quel massacro che non hanno mai avuto giustizia per il torto ricevuto in una serata a teatro che doveva essere di serenità e piacere. Non solo, alcuni di loro di origine cecena continuano ad essere sottoposti a veri e propri trattamenti “razzisti”.
Akaij Akakievič Putin II (339)- Ci avviamo verso la conclusione, in cui Anna riflette sul perché ce l’abbia tanto con Putin, al punto di dedicargli questo libro, concluso il 6 maggio 2004. Le risposte che si da sono feroci. Mettono insieme tanti aspetti della personalità e delle azioni di Putin in un ritratto allarmante. E ce ne è anche per i propri connazionali che lo hanno messo lì dove è. E non risparmia gli “occidentali” caduti nell’incantesimo dello zar, soprattutto Silvio Berlusconi! Bel primato per noi Italiani.
“Ancora poche ore, e il 7 maggio 2004 Putin, tipico tenente colonnello del KGB sovietico con la forma mentis-angusta-e l’aspetto-scialbo-di chi non è riuscito a diventare colonnello, con i modi di un ufficiale dei servizi segreti sovietici a cui la professione ha insegnato a tenere sempre d’occhio i colleghi, quell’uomo vendicativo (alla cerimonia di insediamento non è stato invitato nessun rappresentante dell’opposizione o di qualunque partito che non sia in completa sintonia con il suo), quel piccoletto che ci ricorda da vicino l’ Akaij Akakievič gogoliano in cerca del suo cappotto, tornerà a insediarsi sul trono. Sul trono di tutte le Russie.” 340
Post Scriptum (357)- “la Russia è un paese stabile, come no. Ma di una stabilità mostruosa, nella quale nessuno chiede giustizia ai tribunali di un asservimento e di una faziosità lampanti. Chiunque abbia un po’ di cervello non cerca protezione presso le istituzioni intese a far rispettare la legge e a mantenere l’ordine, perché sa che sono corrotte fino al midollo.”
Dopo Beslan (361)-E arriviamo alla dolorosissima vicenda di Beslan, in cui si sono distinte per incapacità, ferocia, pusillanimità, e tanto altro ancora tutte le istituzioni preposte alla soluzione. Era il primo giorno di scuola quando si festeggia la linejka a cui partecipano tutte le famiglie, madri, padri, nonni, zii soprattutto dei bimbi che vanno a scuola per la prima volta. Circa 1500 persone!
”La mattina del 1 settembre un commando internazionale di criminali ha preso in ostaggio la scuola n. 1 di Beslan, chiedendo di fermare immediatamente la seconda guerra cecena”.
Come reagirono le autorità? Male, molto male. Non si voleva la mediazione con i terroristi, non si voleva trovare una soluzione che mettesse al sicuro gli ostaggi e allora, centinaia di innocenti persero la vita. Tutti i rappresentanti delle istituzioni erano assaliti da un’ ”inerzia” incredibile, alimentata dalla paura di cosa pensasse di fare Putin. E tutto finì ovviamente con lo spargimento di sangue innocente e forse di quello dei terroristi.
L’ auspicio di Anna
Politkovskaya conclude con una considerazione in cui troviamo i segni del presente:
“Vorrei davvero che i nostri figli potessero essere liberi. E che i nostri nipoti ci nascessero, liberi. Per questo invoco il disgelo. Gli unici a poter cambiare il clima, però, siamo noi. E nessun altro. Aspettarcelo dal Cremlino, come è accaduto con Gorbačēv, oggi è sciocco e irrealistico. Né ci potrà aiutare l’Occidente, che poco si cura della politica “antiterrorismo” di Putin e che invece mostra di gradire la vodka, il caviale, il gas, il petrolio, gli orsi e un certo tipo di persone… L’esotico mercato russo è attivo e reattivo, e l’Europa e il mondo non chiedono altro alla settima parte del globo terrestre, la nostra.”
E torniamo al 2022… Amaro in bocca
Ho chiuso il libro. Finito. Provo un sapore amaro in bocca e nel cuore, consapevole di una conferma: la Storia non insegna proprio niente! Sempre più spesso, una volta al potere l’ Homo Sapiens ne rimane soggiogato e, attraverso di esso, nutre a dismisura il proprio delirio di onnipotenza. Strumentalizza tutto e tutti pur di mantenere il potere conquistato, spesso con l’inganno.
Siamo negli anni della guerra in Cecenia dove, secondo la teoria di Putin, è in corso una operazione contro il terrorismo internazionale. Leggendo il libro mi è sembrato di capire meglio quanto sta accadendo nella guerra di invasione Russa dell’ Ucraina, dove tornano infatti molte delle tecniche di propaganda, di disinformazione, di violazione della libertà e dei diritti. Torna la violenza cieca e disumana.
Perchè non mi piace Putin
Vi propongo la recensione di Patrick che legge dei passaggi in cui Anna esplicita i motivi per cui non le piace Putin.
“La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo. per questo ce l’ho con un tipico čekista sovietico che ascende al trono di Russia incedendo tronfio sul tappeto rosso del Cremlino”353-356
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