L’ENIGMA DELL’ALFIERE di S.S. Van Dine. Omicidi, scacchi, tiro con l’arco e filastrocche di Mamma Oca. Tutta colpa della matematica…

Philo Vance, raffinato  investigatore creato da  di S.S. Van Dine, può finalmente spezzare la sua noiosa routine newyorkese con un caso  decisamente stimolante per la sua indole cerebrale e logica.  Partecipa infatti alle indagini nel caso dell’Enigma dell’Alfiere, in qualità di amicus curiae per il procuratore distrettuale di New York John Markham.  Van Dine, suo amico e consulente legale, ci racconta la storia passo dopo passo.

I protagonisti  della storia

Una serie di orribili omicidi funesta New York. Le persone coinvolte,  matematici  e scacchisti di grande levatura, orbitano  tra università, casa del professor Dillard, casa dello scienziato  Drukker e il campo  di tiro  con l’arco, sport amatissimo  da Belle Dillard, affascinante nipote del grande professore.

Il gioco degli scacchi è al centro  dell’azione. Tutti i personaggi  lo  praticano con perizia, lo studioso  Pardee ne è ossessionato e l’alfiere, inquietante e sfuggente eroe negativo, lo strumentalizza per i suoi scopi nefasti. Anche il teatro fa la sua comparsa attraverso le opere di Ibsen tanto amate da Arnesson, innamorato di Belle.

Un posto a sé merita Mamma Oca. Sembra proprio che l’Alfiere (così si firma l’assassino) prenda spunto da alcune sue filastrocche.  Il percorso di  scoperta dell’assassino  è un vero e proprio problema matematico, Ipotesi, osservazione, analisi, deduzioni caratterizzano ogni estenuante fase di questo percorso che, spesso  sembra imboccare la direzione giusta, per poi, repentinamente, “buttar giù” l’ipotesi,  proprio come fosse  un pezzo degli scacchi,

 Ma la soluzione dell’enigma  arriva, sì che arriva, inesorabile. Philo Vance la controlla con maestria, tenendoci  in tensione fino alla fine.

È interessante e affascinante la figura del detective Newyorkese. Mantiene il suo distacco  fino alla fine, quando sembra avere un raptus di follia che sconvolge tutti. Philo  Vance non fa queste cose! Ma il perché di questo comportamento verrà presto svelato. Grande attore, questo investigatore!

“Vance era un uomo di chiare origini nordiche, con lineamenti nettamente scolpiti, un mento decisamente ovale e larghi occhi grigi sopra a un naso stretto e aquilino. Anche il taglio delle labbra era deciso e netto, ma aveva una piega crudele che era più mediterranea che nordica. Il suo viso era forte e attraente, anche se non esattamente bello. Era il viso di un solitario pensatore e i suoi tratti severi, allo stesso tempo cogitabondi e introspettivi, fungevano da barriera tra lui e i suoi amici.”

Matematica e Omicidio

Il capitolo 21 ha un titolo emblematico,  MATEMATICA E OMICIDIO, che sintetizza egregiamente l’idea principale  della storia :

“Questo è il crimine di un matematico e fin troppi matematici  sono coinvolti nella faccenda”. Ma chiede il procuratore Markham  “Come potete conciliare questi crimini di Mamma Oca con la mente di un matematico?[…]in che modo possono essere visti come atti logici? Per me non sono che incubi, che non hanno nulla a che fare con la sanità mentale”- Segue una lunga digressione su matematici, fisici, leggi , scoperte, intuizioni. Poi Philo  continua: ”Questi non sono paradossi della logica, Markham; sono soltanto paradossi della, percezione. I matematici si basano su di essi in modo logico e scientifico. Il punto a cui sto cercando di arrivare è che cose che sembrano inconsistenti e persino assurde per la mente normale sono quotidiane per la mente matematica”

E allora, perché questo umorismo macabro?  E perchè  le filastrocche di Mamma Oca?

“L’esistenza di impulsi inibiti provoca  sempre uno stato d’animo incline all’umorismo-spiegò Vance-[…]In questi delitti di Mamma Oca abbiamo la rappresentazione, da parte del matematico, degli atti più frivoli, per controbilanciare le sue iper-serie speculazioni logiche.”208

Amanti  della matematica e delle complesse formule della scienza, questo è il vostro  campo!

Su Raiplay  un Philo Vance in bianco e nero da brividi…

Laureato in filosofia, appassionato d’arte, elegante, raffinato, vanitoso, saccente, investigatore per vocazione, Philo Vance viene coinvolto dall’amico Johan Markham, procuratore distrettuale di New York, nelle indagini su tre casi di cronaca nera. Il personaggio nato dalla penna di Van Dine rivive sullo schermo grazie all’inappuntabile interpretazione di Giorgio Albertazzi. Tre indagini, ognuna in due puntate, trasmesse dalla Rai nel 1974 ed accolte dal favore del grande pubblico. Interpreti: Giorgio Albertazzi, Virna Lisi, Sergio Rossi, Silvio Anselmo.