Durante le giornate piovose d’estate, di solito mi prende il raptus della pulizia. Il tempo è fresco e posso dunque fare un lavoro “fisico”, senza sudare. Fuori le carte dalla libreria!
Sfoglia di qua, sfoglia di là, riemergono pezzi di vita e di cuore, tanto che lo stomaco comincia a farmi male. Mi capita tra le mani un opuscoletto giallo senape, rilegato in modo molto semplice: MASCHERE DI MORTE, a Chiaretta Production-Istituto “Pietro Scalcerle”-Padova.
Scorro la lista delle autrici e immediatamente le visualizzo, si, sono mie studentesse di qualche anno fa…E mi sembra di essere ancora una volta in classe con loro. Apro e leggo.
Perchè scrivere un racconto giallo a scuola?
Le ragioni sono tutte qui in questa breve introduzione della professoressa d’Italiano e Storia, Giuliana De Cecchi. Interessante, molto interessante. Non ricordo di averlo letto prima. Spesso a scuola si lavora a compartimenti stagni e si perdono opportunità preziose. Mi incuriosisce l’operazione che hanno deciso di mettere in atto e comincio a leggere.
“«Che strada impervia! Ci mancava anche questo fango! Eppure… è scritto proprio Burgerstein sul biglietto» Sheila sbuffò lanciando un’occhiata dal finestrino della loro Rolls: cielo grigio del crepuscolo, profondo precipizio, neve appena caduta, alberi spogli…”
Comincia così una storia dal sapore classico, dalle atmosfere alla Agatha Christie che diventa “amichevole consigliere”. L’eco dei Dieci piccoli indiani è infatti forte e originale nello stesso tempo.
Alla fine mi ritrovo a sorridere sotto i baffi, compiaciuta e soddisfatta. Le autrici hanno davvero messo in campo creatività, entusiasmo e un pizzico del loro mondo personale e culturale, ottenendo un risultato molto gradevole. Brave!
Il pomeriggio trascorso con il mio passato è stato proficuo. Sono contenta, ma lo stomaco continua a farmi male. A volte le emozioni provocano strani effetti.
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