
A dieci anni dall’evento che ha stravolto L’Aquila e i suoi abitanti, coinvolgendo tutto il mondo in un comune dolore, si cerca di capire dove siamo, quello che è stato fatto e quanto ancora c’è da fare per riportare la città al suo antico splendore di grande centro culturale e civile.
Ogni anno rivivo con dolore la ferita, ma un’ indomabile speranza mi porta a ravvivare il profondo sentimento d’amore e gratitudine che questa città mi ha suscitato nei giorni spensierati dell’ Università e dell’incontro d’amore fatale con l’uomo della mia vita.
E mi sembra di sentire il chiacchiericcio allegro degli studenti sotto i portici e nelle aule affollate dell’Università. E mi sembra di respirare ancora l’aria frizzante e gioiosa, tra le strade strette del centro. E il cuore si lascia ammantare dall’ azzurro terso del cielo Aquilano.
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