Oggi 2019
Cosa è cambiato dal 2013 ad oggi? Molto, moltissimo, soprattutto nel linguaggio e nella diffusione di concetti infetti. Pensavamo di avere quasi toccato il fondo, ma ci illudevamo. Il clima delle campagne elettorali è di fatto diventato il clima di una quotidianità che ha nutrito gli animi di odio, superficialità, pregiudizio e impotenza di chi coglie la malvagità e la pericolosità del germe, ma è messo al tappeto dalla gravità della malattia inoculata.
Ora siamo di nuovo alle prese con l’acuirsi della malattia, siamo malati quasi terminali, per i quali la cura esita a fare effetto. Il potere al governo ha raddoppiato la dose, ha aggiunto agli strumenti di cui per sua natura si avvale, quello della campagna elettorale permanente.
Contro chi? contro i soci di governo, contro i deboli che dovrebbe difendere e invece aizza gli uni contro gli altri, a suon di twit(cinguettio…paradossale tenera azione per effetti violenti), di messaggi subdoli o subliminali, di comparsate nelle zone di villeggiatura, di volgarità, di esibizione di rosari e ringraziamenti fuori luogo a Santi e Madonne che mai si sognerebbero di avallare colpi inferti ai più deboli.
Su queste premesse e in questo clima avvelenato ci prepariamo ad affrontare nuove elezioni politiche.
Ieri 2013
In tempi di campagna elettorale, trovo una via di fuga in questo viaggio nella storia della Democrazia Americana. Mi immergo, accompagnata da Alexis De Tocqueville, La Democrazia in America, nell’atmosfera quasi pionieristica della ricerca politica moderna e riesco in questo modo a concentrarmi meglio sull’oggi con il necessario distacco, per capire come, chi e cosa voterò nelle prossime elezioni.
Non è dunque una “fuga”, ma un guardare dall’esterno senza lasciarmi travolgere dai miasmi e dagli urti delle dispute pre-elettorali. La domanda che continuo a pormi in periodi elettorali, ma non solo, è la seguente:
“perchè i media e noi stessi continuiamo a giustificare tutte le brutture del linguaggio propagandistico dei candidati con il solito mantra ‘siamo in campagna elettorale’? ”
Dietro a questo enunciato non riesco a non leggere una scarsa considerazione dei cittadini, che vengono trattati, e si lasciano trattare, come una massa informe e senza cervello destinataria, nella migliore delle ipotesi, di insopportabili cialtronerie e insulsaggini manipolatorie.
Ci cadono tutti! Anche quelli che al momento della loro “entrata in politica” sembravano portatori di un linguaggio nuovo e sobrio.
“Succede in tutti i paesi del mondo”
dirà qualcuno, sì, vuol dire allora che, purtroppo, il problema è più grave e diffuso di quanto si creda; vuol dire che stiamo perdendo una grande occasione: quella di usare le parole per capire e farsi capire e non per manipolare e portare avanti giochi di potere.
Ma non siamo disperati, non abbandoniamo il gioco, anzi! Ci entriamo dentro come possiamo e ci mettiamo a studiare le regole per capire come si può giocare pulito.
Attraverso i libri, a scuola, nelle piazze, al bar, nelle sedi di partito, sui social media e nei media tradizionali cercheremo di contrastare la nullità e il vuoto di significato della propaganda elettorale.
Assaggi di De Toqueville
Vi sono dunque epoche in cui i cambiamenti che si operano nella costituzione politica e nello stato sociale dei popoli sono tanto lenti e insensibili che gli uomini credono di esser giunti allo stadio finale e lo spirito umano, credendosi fermamente assiso su basi sicure, non spinge il suo sguardo oltre un certo orizzonte.
È il tempo degli intrighi e dei piccoli partiti.
Io chiamo grandi partiti politici quelli che badano più ai principi che alle conseguenze, alle generalità più che ai casi particolari, alle idee più che agli uomini. Questi partiti hanno in genere lineamenti nobili, passioni più generose, convinzioni più salde e procedimenti più franchi e arditi degli altri. L’interesse particolare, che ha pur sempre la sua parte nelle passioni politiche, è in essi più abitualmente nascosto sotto il velo dell’interesse pubblico e talvolta riesce anche a celarsi alla vista di quelli stessi che agiscono sotto la sua spinta.
I piccoli partiti, al contrario, sono in generale senza fede politica, non essendo sostenuti da grandi obiettivi, hanno un carattere egoistico che si manifesta in ogni loro azione: si entusiasmano a freddo, sono violenti nel linguaggio, timidi e incerti nell’azione; impiegano mezzi puerili come gli scopi che si propongono.
Per questa ragione, quando un tempo di calma succede a una rivoluzione violenta, sembra che i grandi uomini scompaiano a un tratto e che le anime si rinchiudano in se stesse.
I grandi partiti rovesciano la società, i piccoli l’agitano; gli uni la ravvivano, gli altri la depravano; i primi talvolta la salvano scuotendola, mentre i secondi la turbano sempre senza profitto”. Libro secondo-capitolo primo- p.188
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