Di mare in mare, verso la vita, in compagnia del ricordo di un’amicizia assoluta, Enrico Mreule vive il suo tempo, viaggiando da Gorizia in Patagonia, dove si cala totalmente nella realtà dei gauchos,
“incerto se, con quella fuga, sta iniziando o concludendo la sua vita…”

Anonimo e solo, si lascia risucchiare da quel mondo naturale, in compagnia degli amati filosofi greci. La lettura principalmente, e la scrittura sono il suo pane quotidiano.
Enrico ha un geniaccio per le lingue, parla e scrive in greco e in latino come in tedesco o in dialetto, lo spagnolo che studiacchia sulla nave che lo porta in Argentina gli sta diventando rapidamente familiare[…]un vero goriziano (come lo considererebbe il professor Simzig)che, a suo avviso, per essere tale e vivere di vita sciolta e neutrale nel proprio mondo, dovrebbe conoscere l’italiano, il tedesco, lo sloveno, il friulano e il veneto-triestino.
Ma il greco e il tedesco sono le lingue davvero indispensabili!

Enrico lascia gli amici, soprattutto Carlo, il più grande, il faro! (La sua lucerna, oggetto altamente simbolico, gli verrà donata dalla mamma di Carlo, dopo la morte del figlio).
Enrico non si rende conto, se non quando è ormai troppo tardi, che egli stesso è diventato un modello per gli amici del cuore, grazie al coraggio e alla determinazione che ha dimostrato inseguendo i suoi desideri e il suo destino, in altri mari.

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