race for the cure 2013

Leggo su La Stampa  di oggi, 5 Ottobre 2011, che Anna-Lisa Russo è morta. Il direttore Calabresi è molto colpito da questa notizia. Lui l’ha conosciuta e ha potuto cogliere nei suoi occhi tutta la voglia di vivere che una giovane donna sa comunicare attraverso il suo sguardo.

annastaccatolisa

 

Anna-Lisa ha un blog, annastaccatolisa, nel quale riversa tutti i suoi pensieri, le sue paure, le sue sofferenze, ma anche il suo coraggio e la voglia di vivere questa vita fino in fondo, intensamente. A causa della sua malattia, un tumore al seno, Anna Lisa ha momenti bui di dolore e disperazione che tuttavia riesce a tollerare meglio grazie al suo venir fuori, per cercare l’aiuto degli altri, che generosamente rispondono al suo appello.

Cosa fare quando la “bestiaccia” come lei chiama il cancro, decide di incontrarti e di stabilirsi da te? La saluti come un ospite indesiderato che non puoi cacciare via subito a calci nel sedere, una volta per tutte, ma immediatamente dopo cominci a studiare il modo per liberartene e provi di tutto (o quasi). A volte riesci a limitare i danni, e a convivere con lei per un certo tempo; a volte nonostante tu faccia tutto quello che si deve fare, rimane lì e si intestardisce e comincia a farti veramente male.

Capita spesso e fortunatamente che la bestiaccia venga “fermata”. Capita anche che, quando superi la fase critica e raggiungi la fatidica soglia dei cinque anni e i medici che fino a quel punto ti hanno “coccolato” cominciano a farti capire che ormai puoi ricominciare a vivere la tua vita normalmente, tu ti senta un po’ orfana. Hai paura di essere abbandonata nelle mani della”bestiaccia” senza più protezione, ma capisci e decidi  di riprenderti la tua vita.

E non ci pensi quasi più, salvo in quei momenti in cui prendi il raffreddore, o il mal di pancia, o le ossa ti scricchiolano un po’ e tu, inevitabilmente ti chiedi:

“oh oh è lui/lei/esso che con un vestito nuovo torna a chiedere ospitalità?”

No, non te ne liberi più e spesso, quando ti capita di parlare con qualcuno di questa malattia, ti chiedi:

“ma cosa devo dire, ho avuto o ho il cancro? E devo dirlo? Devo necessariamente confrontarmi con gli sguardi degli altri, spesso più impauriti del mio di fronte al fatto che tu hai (o hai avuto?) il cancro? Non è semplice…”

Anna-Lisa ha voluto in qualche modo “esorcizzare” la malattia facendo tutto quello che una giovane donna, può e sa fare. Ha  lottato, a volte anche con rabbia, sottoponendosi  a cure devastanti,  e usando tutti gli strumenti di socializzazione, incluso il suo blog, che le hanno permesso di avere tanti amici, sempre vicino.

Ha curato i suoi affetti aprendosi al mondo. E il mondo  “fuori” si è lasciato abbracciare dal suo coraggio. Ha trovato accanto a sé persone meravigliose  che l’hanno accompagnata, con amore, fino alla fine.

Le parole che aiutano

Nei momenti  dolorosi  in cui  un tuo caro  sta per morire, parole così sono come acqua per gli assetati:

“Sii serena più che puoi nei confronti di tua madre: non basta la serenità esteriore e fittizia, perché non dà agli altri l’aiuto morale che solo la forza interiore può infondere ai nostri gesti e alle nostre parole. Sii forte e serena dentro di te e non ostinarti a lottare contro ciò che ragionevolmente non si può impedire: dai a tutti i momenti che vivi con lei la serenità e la gioia che hanno segnato una vita intera.

Sarete ambedue autenticamente più felici e potrete affrontare meglio questo difficile momento. Se non possiamo impedire la sofferenza del corpo, possiamo rendere leggero e sereno il nostro animo, vivere con pienezza appagante la parte più autentica di noi che nessuna malattia e nessun accidente fisico può e deve intaccare. Proprio perché il corpo soffre, abbiamo bisogno di risarcire le nostre energie e i nostri sensi sottraendoli alla subordinazione fisica e offrendo loro la forza e la serenità dei nostri sentimenti migliori, del nostro feeling.

Ne abbiamo già parlato: non lasciarti vincere dall’angoscia né dal dolore, ma vivi intensamente, con ferocia, se necessario, questi momenti, tanto più se possono essere gli ultimi. Riempi te stessa non del corpo sofferente, ma dell’amore che provi per tua madre, per tutto ciò che il suo esistere tuttora rappresenta e riempi la sua vita interiore di te, del senso del tuo affetto, del tuo essere figlia. La nostra sofferenza, il nostro pianto, anche se silenziosi e interiori, non servono a nessuno: neppure a noi stessi. Non è facile, ma chi ha detto che vivere è facile?” M.T.

 

TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL SORRISO di Anna Lisa Russo. Dal blog al libro 

È arrivato! E le domande, i momenti di felicità e di dolore sono  impressi  sulla carta. E restano.