10 Febbraio Giorno del Ricordo
“Nel 2004 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi firmò la legge che istituì il Giorno del Ricordo per ricordare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo degli istriani, fiumani e dalmati dalle loro terre nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.”
E questa è la storia della nascita del Giorno del Ricordo. Ma cosa disse il presidente un anno dopo, in occasione della prima celebrazione della ricorrenza? Parole di pietra pronunciate con la sua solita e proverbiale schiettezza:
“Questi drammatici avvenimenti formano parte integrante della nostra vicenda nazionale; devono essere radicati nella nostra memoria; ricordati e spiegati alle nuove generazioni. Tanta efferatezza fu la tragica conseguenza delle ideologie nazionalistiche e razziste propagate dai regimi dittatoriali responsabili del secondo conflitto mondiale e dei drammi che ne seguirono”
Egea-Bibi Haffner è la bella bambina con la valigia in copertina, ritratta da un fotografo professionista poco prima della partenza verso una nuova destinazione, quando la vita era ancora un gioco tra le strade di Pola, indimenticato luogo del cuore. La sua famiglia, come decine e decine di altre famiglie giuliano-dalmate, sono costrette all’esilio per la loro “italianità”. Ma la bambina ha la fortuna di crescere tra l’affetto dei suoi cari che la proteggono dalle sofferenze della loro condizione di profughi.
Bibi, oggi nonna felice, si lascia convincere da Alvisi a raccontare la sua esperienza in un libro dedicato soprattutto alle giovani generazioni, perché conoscano pagine di storia spesso ignorate. La sostiene e la incoraggia il marito Giovanni, in veste di “segretario” incaricato di raccogliere tutti i documenti e gli oggetti utili per dare autenticità al racconto.
Ne viene fuori una narrazione commovente e tragica nello stesso tempo. Emerge una storia di lotta quotidiana per sopravvivere in modo dignitoso ai terribili lutti inferti da vecchi e nuovi “governanti”. Lo zio Alfonso, l’amata zia Else, la granitica nonna Maria, continuano a lavorare e a coltivare, giorno dopo giorno, la propria identità e la speranza di tornare a ripercorrere i luoghi di una speciale e peculiare “geografia del cuore”.
Le lettrici e i lettori vengono accompagnati nella triste pagina della Storia italiana dal tratto sapiente e delicato di Alvisi che conferisce un tocco d’infanzia alle vicende di Egea Haffner, anche quando la bambina con la valigia entra nella vita adulta e prende coscienza della sua realtà di esule. Ma, nonostante tutto, la sua storia diventa una storia d’amore per la vita.
Essere profughi
“La mia non è la Storia di tutti i profughi, è solo la mia diversa da tutte le altre che compongono l’amaro puzzle di quell’esodo. Eppure risulta anche straordinariamente simbolica: non solo delle storie degli esuli giuliani dalmati, ma della storia di chiunque ancora oggi sia costretto a lasciare la propria casa. I notiziari che guardiamo ogni sera possono anche chiamarli con altri nomi, ma ogni profugo, di ogni tempo, in ogni parte del mondo, vive una storia simile a quella che ho vissuto io.”
Al Festival di Sanremo
Al Festival di Sanremo Amadeus legge una delle pagine più tristi del racconto di Egea: la sempre temuta visita dei titini che portano via suo padre, per sempre:
“La sera del quattro maggio mamma stava trafficando ai fornelli…papà era appena tornato dalla gioielleria e si stava lavando prima di sedersi a tavola…Poi, ecco tre colpi imperiosi alla porta. Io ero già a letto o forse ero rimasta a dormire da nonna Maria, non l’ho mai saputo, ma ho immaginato tante volte la scena…
Quella visita a un’ora così inconsueta poteva significare una sola cosa: l’arrivo della polizia del maresciallo Tito, i TITINI!Sono qui, cos’è successo? – chiese mio padre. Niente, solo un controllo. Risposero. Deve seguirci al comando.
– Devo portare qualcosa? – chiese ancora mio padre, forse solo per guadagnare un po’ di tempo. – No, è solo un controllo.Papà indossò la giacca e raccomandò alla moglie di non preoccuparsi e di badare a me che tanto si sarebbero visti dopo poco, pochissimo…oppure fu trascinato via senza avere il tempo di trovare una sola parola speciale per quell’addio.”
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.