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L’ Aquila- Collemaggio è tornata!

 

A undici anni dall’evento che ha stravolto L’Aquila e i suoi  abitanti, coinvolgendo tutto il mondo in un comune dolore, si cerca di capire dove siamo, quello che è stato fatto e quanto ancora c’è da fare per riportare la città al  suo antico  splendore di grande centro  culturale e civile.

Ogni anno rivivo con dolore la ferita, ma un’ indomabile speranza mi  porta a ravvivare il profondo sentimento d’amore e gratitudine che questa città mi ha suscitato  nei giorni spensierati  dell’ Università e dell’incontro d’amore fatale con l’uomo della mia vita.

E mi sembra di sentire il  chiacchiericcio allegro degli studenti sotto i portici e nelle aule affollate dell’Università. E mi sembra di respirare ancora l’aria frizzante e gioiosa, tra le strade strette del centro. E il cuore si lascia ammantare dall’ azzurro terso del cielo Aquilano.

Tutto questo oggi si confronta con una nuova, vasta zona rossa, fisica e  dell’anima. Il Covid19 è arrivato a far ripiombare L’Aquila e tutto il Paese in un silenzio  assoluto. Il terremoto ci ha devastato, ma non ha sconfitto l’indomito spirito Abruzzese. Il Covid19 ci sta trasformando, ci sta mettendo a nudo di fronte alle nostre fragilità e sta mettendo a dura prova la nostra capacità di reagire e di  reinventarci. 

No, non tornerà tutto come era prima, così come L’Aquila non sta rinascendo come era prima del terremoto. I grandi eventi che colpiscono gli esseri umani e il loro mondo  modificano nel profondo tutto ciò che incontrano per strada. A volte in meglio, a volte in peggio.

Io confido  solo nella capacità umana di non soccombere e di trovare strade, vecchie e nuove, per sopravvivere, ricostruire e ricostruirsi.