Ho appena iniziato un nuovo libro che mi accompagnerà lungo questo confinamento spazio-temporale. È sceso dal vecchio scaffale, da tempo reclamava la mia attenzione. Confesso che le prime pagine mi hanno provocato un notevole imbarazzo, d’altra parte avevo sentito molto parlare di questo autore e del suo linguaggio trasgressivo, e tuttavia ho sempre pensato che fosse una lettura necessaria, considerate anche le lusinghiere critiche di alcuni autori tra i miei preferiti…
Di che romanzo si tratta?
Incipit
“Abito a villa Borghese. Non un granello di polvere, non una sedia fuori posto. Siamo soli, e siamo morti.
Ieri sera Boris si è accorto di avere i pidocchi. Gli ho dovuto radere le ascelle, ma il prurito non ha smesso. Come si fa a prendere i pidocchi in un posto bello come questo? Ma non pensiamoci. Non ci si sarebbe mai conosciuti così intimamente, Boris ed io, se non fosse stato per i pidocchi.Boris mi ha fornito poco fa un compendio di come la vede. È un profeta del tempo. Farà brutto ancora, dice. Ci saranno ancora calamità, ancora morte, disperazione. Non c’è il minimo indizio di cambiamento. Il cancro del tempo ci divora. I nostri eroi si sono uccisi, o s’uccidono. Protagonista, dunque, non è il Tempo, ma l’Atemporalità. Dobbiamo metterci al passo, passo serrato, verso la prigione della morte. Non c’è scampo. Non cambierà stagione…
È l’autunno del mio secondo anno a Parigi. Ci sono stato mandato per una ragione che ancora non sono riuscito a penetrare.
Non ho né soldi, né risorse, né speranze. Sono l’uomo più felice del mondo. Un anno, sei mesi fa, pensavo d’essere un artista. Ora non lo penso più, lo sono. Tutto quel che era letteratura, mi è cascato di dosso. Non ci sono più libri da scrivere, grazie a Dio.
E questo allora? Questo non è un libro. È libello, calunnia, diffamazione. Ma non un libro nel senso usuale della parola…”
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