Ricordate Fil, nella mia recensione di Non so niente di Te di Paola Mastrocola?
E il pastore della Vergine Azzurra di Tracy Chevalier?
E la mia sorpresa nei confronti delle pecore protagoniste letterarie?
E ricordate anche il fascino magico del mondo agricolo di Mornings in Jenin di Susan Abulhawa?
Oggi un nuovo incontro “pastorale” attraversa il mio cammino…
Il “pastore” che portò il suo gregge alla Biennale di Elena Lowenthal (La Stampa), mi ha aperto un mondo che ignoravo, quello di Menashe Kadishman, della sue pecore e della sua arte, che certamente si armonizza con tutti gli scenari narrativi delle opere citate sopra:
” Kadishman…nasce a Tel Aviv nel 1932 ma facendo il servizio militare in fanteria viene “folgorato” dall’incontro con le pecore…
Nel 1978 porta alla Biennale di Venezia il suo gregge-vivo, vero e colorato…(Ermanno Tedeschi, intervistato nell’articolo citato)”
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