Spunta da non so dove Il Corpo di Hanif Kureishi (Bompiani, 2005). Scorro velocemente le pagine di questa raccolta di racconti che prende il titolo da quello più corposo e ritrovo alcune mie note finali, scritte a matita. Sì, ora ricordo la sensazione provata quando ho chiuso il libro…
Il protagonista si chiama Adam, quasi primo uomo biblico, alla ricerca di un’identità profonda, a partire dal suo corpo.
Adam, scrittore ricco e affermato ma non più giovane, si sottopone a un innovativo esperimento chirurgico che gli permette di trapiantare il suo cervello nel corpo di un ragazzo. Ritrovate avvenenza e grazia, Adam si dedica con entusiasmo alla sua nuova vita e parte per un lungo viaggio. Ma una serie di avventure picaresche, deliranti, comiche e fortemente erotiche lo convincono dello sbaglio che, novello Dorian Gray, ha commesso. Adam cercherà di ritornare sulla sua vita precedente e, non riuscendovi, sarà costretto per il resto della sua esistenza a vivere nell’ombra.
Le forti suggestioni provocate da questo racconto mi hanno accompagnato durante la lett
ura di tutti gli altri che, tuttavia, mi sono sembrati meno coinvolgenti. Commovente “Il vero padre”. “Goodbye mother” triste e tragico; “Faccia a faccia con te stesso“, banale? “Questione di tatto” chiude in modo efficace, forse perchè si torna al “corpo”. Mi piace.
Ricco di riferimenti culturali Il Corpo ci porta dentro un’atmosfera allegorica, quasi distopica, ma coinvolgente. In alcune “scene” si ha quasi l’impressione che sia lo stesso Kureishi a vivere l’esperienza del protagonista.
Siamo alla Biofiction? Kureishi parla di se stesso? Al Guardian la pensano così:
“Having sharpened a style on his own mid-life crisis, Kureishi, in the novella “The Body” (which occupies more than half this book), has assumed old age. Adam is a playwright, screenwriter and novelist troubled by the realisation that his life seems “to have happened too quickly”. He is another version of the Kureishi persona, except that he is older, flabbier and more decrepit than the real thing. Like Jay in Intimacy, Adam is both Kureishi and not Kureishi; and the effect is similar – of apparent personal disclosure rendered with cold and elegant detachment.” Here Linklater’s complete review
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