Quanti malati di ITSO (Inability to switch off) produce il lavoro? Quanti ne aggiunge la rete e lo stare connessi giorno e notte? Sempre di più…
La vicenda del supermanager della City Antonio Horta-Osorio riportata nel Corriere della Sera di ieri, 5 Gennaio, porta emblematicamente in primo piano una realtà in continua espansione.
Il super manager che non riusciva
a staccarsi dal lavoro
Sindrome «Itso»: vivere sempre connessi
Rischi connessi all’abuso di tablet e smartphone”… (qui l’articolo di Fabio Cavalera, corrispondente da Londra)
I sintomi riscontrati a questo straricco, workaholic and netaholic manager bancario della City sono comuni a moltissime persone, anche quelle che svolgono lavori meno “stressanti e remunerati” di quello di Antonio Horta-Osorio.
Spesso il lavoro e gli strumenti super teconologici oggi sul mercato diventano una vera ossessione, l’unica ragione di vita e di realizzazione del proprio sè. Piccolo mondo schiavista che alimenta le tue pulsioni, la tua sete di potere e controllo, la tua natura accentratrice. E diventa pian piano malattia… dipendenza, fino a dover intervenire con cure appropriate e drastiche per non rischiare la vita.
Sempre nel Corriere di ieri leggo della ragazza quindicenne che da l’addio al mondo dopo l’ennesimo messaggio su Facebook. Un grido di aiuto, di tristezza e rassegnazione rimasto sulla sua bacheca, letto ma inascoltato, lasciato lì, in solitudine, con le terribili inquietudini adolescenziali che, non di rado, trovano risoluzione nella morte.
Siamo veramente “connessi” quando chattiamo con i presunti “amici”, quando lavoriamo ore e ore senza dormire, quando lasciamo che il lavoro diventi il nostro tiranno? E con chi siamo connessi? Con quale parte importante di noi e del nostro mondo?
Il lavoro, tuttavia, continua ad essere il carburante necessario per andare avanti, ma solo se vissuto pienamente, con soddisfazione, insieme a tutti gli altri attimi del proprio tempo, insieme ai piaceri e ai dispiaceri che vivere comporta.
Anche la rete rappresenta una forma di nutrimento per vivere la nostra realtà, ma rimane comunque uno dei tanti spazi-tempi-modi di realizzazione del sè. Abbiamo testa e cuore e mani abili e intelligenti per governare la complessità delle nostre esistenze, incluse le fragilità inevitabili dell’essere umani. Usiamoli per evitare dipendenze e asservimenti letali…
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