wp-17051662325804438410436414625201

Corpo di Anna Maria Urso è un lungo e affascinante viaggio in cui ho ripercorso alcune tappe della mia conoscenza, e della mia ignoranza. Sono stata catapultata nel mondo classico, tra mito e realtà, tra grandi visioni e opere che segnano una vita, come l’Iliade e l’Odissea, l’Eneide, i carmi di Ovidio e di  Catullo, le sensuali suggestioni di Saffo, i corpi scultorei di Prassitele, e una ricca selezione di trattati medici in cui compaiono  le prime ipotesi di diagnosi e cura di un corpo malato.

Il corpo, questa entità così complessa e perfetta nei suoi meccanismi, non può non spingere gli umani a porsi domande fondamentali sulla sua origine: divina? naturale? In ogni caso misteriosa. Durante la lettura ci immergiamo nell’attrazione fatale tra corpo e innamoramento, nella poesia e liricità del corpo e dei suoi canoni di bellezza, ma anche nella “ironica” denuncia di una tradizione consolidata che vede il corpo, e specialmente quello delle donne, calato in una dinamica tutta al maschile, o meglio, maschilista.

Ma solleva lo spirito la leggerezza di alcuni riferimenti contemporanei a canzoni e romanzi famosi, come L’eleganza del ricciolo(Forme e riti della bellezza Cap. V 4.2) che rimanda all’affascinante libro di Muriel Barbery, o Figlie di un dio minore (“Il corpo altro” Cap.III 3 )che richiama il bellissimo  film di  Randa Haines.

E che dire della storia di Frine? Fa riemergere il ricordo della famosa arringa di Don Pietro/De Sica/ avvocato d’ufficio, in difesa di /Maria Antonia/Lollobrigida/ Frine  nell’episodio del film “Altri tempi” di Alessandro  Blasetti, tratto dal racconto  “Il processo di Frine” di Edoardo Scarfoglio. La bellezza del corpo di Frine è la sua salvezza: “…perchè non dovrebbe essere assolta una maggiorata fisica come questa formidabile creatura?

wp-17051661056681717443656504394113

Il piacere della lettura aumenta grazie alle dimensioni del volume: piccolo, dai caratteri grandi, user-friendly nella sua maneggiabilità. Suggestiva ed evocativa la collana in cui è inserito: “Le parole degli antichi” a cura di Mario Lentano che, nella premessa, lascia intuire la successiva lettura, profonda e piacevole.

Urso inizia il viaggio nel corpo umano partendo dalla sua cellula primigenia: il seme, e lo fa con il supporto di autorevoli studi di filosofi e di medici illustri che nel corso dei secoli, hanno studiato l’argomento. Colpiscono le molte fantasiose teorie, tra cui la negazione di un ruolo attivo della donna nella procreazione. 

I capitoli che mi hanno maggiormente incuriosito sono quelli dedicati al corpo delle donne e alla sua presunta inferiorità, teorizzata da pensatori importanti che, purtroppo, hanno contribuito a rafforzare e perpetuare questa visione nei secoli, fino ai giorni nostri, nonostante  evidenze scientifiche di cui  “gli antichi” non potevano avvalersi nelle loro ricerche.

L’immaginario antico sul corpo delle donne (manoscritto medico da uno scriba del x secolo):“Ti scongiuro, utero, per nostro Signore Gesù Cristo, che camminò sulle acque con piedi asciutti, che curò l’infermo, che scacciò i demoni, resuscitò il morto […]di non nuocere a Questa serva di Dio [qui veniva inserito il nome della donna], né di aggrapparti alla sua testa, collo, gola, petto, orecchie, denti, occhi, naso, spalle, braccia, mani, cuore, stomaco, fegato, milza, reni, schiena, lombi, anche, ombelico, vescica, cosce, tibia, caviglie, piedi o dita, ma di rimanere quietamente nel luogo in cui Dio ti ha relegato, cosìcché questa serva di Dio[il suo nome] possa essere curata.”p.136

 Ma qualcosa, in qualche luogo felice, accade…

“Insomma: dopo Alessandria la medicina non può più legittimare su basi biologiche la presunta natura patologica del corpo femminile né la sua destinazione esclusiva al ruolo materno” p.130

Urso racconta il corpo in tutte le sue forme, le sue suggestioni, le sue ricadute sulla vita degli uomini e delle donne di un passato lontanissimo e quasi irreale. Eppure, in alcuni casi, ancora oggi riscontriamo l’influenza di antichi pregiudizi e teorie balzane. Facciamo un esempio: già allora si discuteva molto sul “tempo” in cui l’embrione potesse essere considerato un essere vivente (animazione). Ne discutevano filosofi come Platone, Empedocle, Aristotele, grandi medici come il ginecologo Sorano di Efeso, Ippocrate, Galeno, e i Padri della Chiesa…E ancora oggi la questione è di grande attualità e oggetto di scontri al calor bianco.

Sfogliata l’ultima pagina, ho provato la sensazione di essere stata colpita dritta al cuore con una freccia fatta di bellezza, mito, storia della medicina, leggende e dati di fatto su una realtà umana imprescindibile, spesso imperscrutabile, nonostante tutti i progressi della scienza. Una realtà che ti spinge oltre il reale, ponendoti domande a cui è difficilissimo, se non impossibile, rispondere.

Non è semplice riassumere in poche parole i molteplici spunti che il saggio di Urso sottopone alla lettrice e al lettore, (basta guardare quanti “segnalibro colorati” ho inserito tra le pagine!!!). Di certo mi fa pensare a quanto vasta sia la conoscenza e  quanto altrettanto vasta sia la mia ignoranza!

Concludo allora con pochissime parole: Corpo di Anna Maria Urso? Una splendida realtà!  

Leggi anche:

Anna Maria Urso-IL MITO E NOI: Coronide, Giulia e le altre. Donne uccise per aver detto «no».

Anna Maria Urso-C’ ERA ECUBA A MARIUPOL, una perla di cultura e attualità in uno sguardo dolente sulla guerra e sul dolore delle donne, dei loro figli, di tutti noi.