S. Avallone – ACCIAO Via Stalingrado, Piombino


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“Da una parte c’era il mare. invaso di adolescenti in quell’ora bestiale. Dall’altra il muso piatto di casermoni popolari. E tutte le serrande abbassate lungo la strada deserta. I motorini allineati sui marciapiedi erano parcheggiati di traverso, ciascuno con il suo adesivo. Con la sua scritta di Uniposca “France, ti amo”. Il mare e i muri, di cui casermoni sotto il sole rovente del mese di giugno sembravano la vita e la morte che si urlano contro. Non c’era niente da fare, via Stalingrado per chi non ci viveva, vista da fuor, era desolante. Di più: era la miseria.”p. 15

È in questo posto che vivono  Francesca e Anna, amiche per la pelle, forse di più. Più che amiche, più che sorelle, L’una lo specchio dell’altra. In simbiosi. Entrambe  vivono in famiglie problematiche, anch’esse frutto avvelenato  di Via Stalingrado.

Operaio della Lucchini acciaio Enrico, padre guardone e padrone di  Francesca.  Rosa, la madre è una donna giovane e frustrata, ma incapace di lasciare un marito violento e prevaricatore. Ex operaio e avventuriero Arturo, scapestrato padre di Anna. Sandra, la madre è una figura interessante. Comunista, legge “la Repubblica”, unica in tutta Via Stalingrado, ed è fiduciosa nella validità della lotta per i diritti dei lavoratori.

“Aveva spiegato, esistono due classi sociali. E le classi sociali sono in lotta tra loro perché c’è una classe bastarda e nullafacente che opprime. La classe buona che si dà da fare. Così andava il mondo. Mamma era di Rifondazione comunista. Apparteneva al 5% della popolazione italiana. E Alessio per questo le dava della sfigata. Suo padre aveva il mito di Al Capone e del Padrino. Quello di Francis Ford Coppola. Suo fratello era iscritto alla Fiom, ma votava Berlusconi. Perché Berlusconi di sicuro non è sfigato.” p.44

Alessio  è  il figlio giusto, anch’egli operaio in fonderia, è bello  e conquista le ragazze con estrema facilità, ma è, e rimane per sempre, innamorato  di Elena, figlia di una famiglia benestante anni luce lontana da Via Stalingrado, che, nonostante la differenza di classe, lo ama. La vita farà  prendere ai due strade diverse, fino al momento in cui  il destino  beffardo  e malvagio, travestito da caterpillar, non deciderà per loro.

La storia ruota intorno all’amicizia tra Anna e Francesca, ma tra le due quella che maggiormente incarna il cuore del romanzo è Francesca. Bellissima, come Anna d’altra parte, tormentata, vittima della violenza del padre, di cui non parla con nessuno. Il suo grande amore è Anna, la sua stessa vita è Anna, è innamorata?  Si, di un amore prepotente e potente che la rende diversa e che la porta a gestire la sua vita in solitudine, fin nell’abisso. Bellissime le pagine  in cui scatta quel qualcosa che cambia totalmente la natura della loro amicizia. Ma Anna si fidanza con Mattia, fascinoso amico ritrovato di Alessio, quindi più grande di Anna, facendo passare Francesca in secondo  ordine.

A questo punto, l’unica opzione possibile per parlare di questo romanzo  è consigliare di leggerlo. Lo recupero molti anni dopo la sua pubblicazione in un mercatino di libri usati presso la casa delle Donne di Padova. Mi ha coinvolto e sconvolto. Il mondo della fabbrica  fagocita corpi e anime dei suoi lavoratori. Tutto  ruota intorno alla Lucchini e al sogno di  uscirne, in un rapporto problematico di amore, odio, sopravvivenza.

Via Stalingrado  genera sogni di fuga ed evasione. Per Anna la liceale e Francesca dell’istituto professionale, il sogno comune è andare all’Elba, così vicina, così lontana, bellissima e irraggiungibile, celestiale quando  l’atmosfera è tersa e i suoi tratti si stagliano nitidi, tanto da sembrare a portata di  bracciata.

“Non erano le sfilate di moda, il suo vero sogno era prendere la Toremar per l’Elba, la prima del mattino, sporgersi a prua e stringersi forte ad Anna, guardando l’isola  avvicinarsi. Avrebbe indossato il vestito più bello quel giorno. Avrebbe messo in valigia la maschera, le pinne e anche i pattini. Avrebbe pensato lei a tutto: a cucinare, a lavare,  ballare nella piccola casa dentro la cava di ferro.” p. 118

 Sogni infranti? Separazioni? Violenza? Famiglie disfunzionali? Giovani  operai  drogati? Le Torri gemelle sotto attacco? E donne, tante donne perfettamente caratterizzate:  votate al sacrificio? Ribelli? In carriera? In carrozzella? Sfigate e brutte? Bellissime e problematiche? Prostitute e ballerine?

C’ è tutto questo  e tanto di più nel romanzo  di formazione di Silvia Avallone,. Ben costruito, ben scritto  e terribilmente efficace.