“Il premio Nobel per la pace del 2012 è stato assegnato all’Unione Europea”
lo ha annunciato ufficialmente il Presidente del Comitato Nobel a Oslo Thorbjoern Jagland.”Il più importante risultato dell’Ue è l’impegno per la pace, la riconciliazione e per la democrazia e i diritti umani. Il ruolo di stabilità giocato dall’Unione ha aiutato a trasformare la gran parte d’Europa da un continente di guerra a un continente di pace”, si legge nelle motivazioni.(La Stampa.it)
Questa è grande politica. Una mossa che spiazza tutti e che ridà slancio al sogno “appannato” di un’ Europa unita nei suoi intenti e nelle sue azioni politiche, sociali ed economiche.
Continuiamo ad avere bisogno anche di mosse simboliche forti, unificatrici e ispiratrici, che offrano una visione del mondo in crescita umana e fiduciosa nel futuro.
Sessant’anni di pace “continentale” sono tanti e sono un traguardo eccezionale in un’Europa tragicamente litigiosa, dove i conflitti, le incomprensioni, i pregiudizi sono ancora ben vivi, purtroppo.
La sterzata verso una soluzione dei problemi solo attraverso meccanismi finanziari non può essere quella giusta. Gli interessi economici non fanno altro che nutrire gli egoismi nazionali ed individuali.
Pace. E’ pur vero che non combattiamo nei nostri paesi UE, ma intorno a noi le guerre “antiche” sono tante e, nella maggior parte dei casi, noi siamo lì. Combattiamo dietro bandiere apparentemente innocue e pacifiche: democrazia, peace-keeping, supporto umanitario… Ma sempre in guerra siamo!
L’effetto immediato del Nobel all’Unione Europea consiste nel ridare fiato e speranza a un presente e un futuro più “armoniosi”; quello a lungo termine, mi auguro, potrebbe vedere finalmente realizzarsi il progetto-sogno degli Stati Uniti d’Europa.
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