Non posso fare a meno di anticipare un assaggio di questa lettura per me sorprendente. La propone Luisa al nostro gruppo di lettura Girolibro. La sua presentazione essenziale ma convincente mi spinge a decidere di leggerlo. E tuttavia, onestamente, non mi aspettavo una lettura così ricca di spunti e spaccati culturali tanto affascinanti e tanto vicino alla mia sensibilità ed esperienza di vita.

Vi propongo un frammento, appena letto. Siamo a Granada, presso l’Hotel Alhambra, Manuel è ispirato dalla bellezza della città e dei suoi monumenti che vede per la prima volta con una guida d’eccezione, María Lejárraga che vuole accanto a sé al pianoforte, per ascoltarla e godere del ritmo della sua voce, supporto imprescindibile per il suo processo creativo:
“Parlarle? Ma Don Manué…”
“Sì, ho bisogno che mi parli che mi parli. Che mi parli, che mi parli, che mi parli”[…] “Ecco glielo spiegherò.” Le indicò il passaggio sulla partitura.
“Mi dica, dis-moi-ici, per esempio, lei come piange?” María rimase pensosa per qualche istante e giocherellò con lo spillone del suo cappello.
“Non lo so… forse con angosciosa speranza.” Falla scarabocchiò qualcosa di incomprensibile sullo spartito con la sua grafia minuta. “Arpeggi spezzati?” mormorò e annuì varie volte. “Écoute…così?” Le sue dita provocarono il moto ondoso di un arpeggio. “Oppure così?” Gli accordi della futura Danza del aparecido si disfecero nell’aria.
“E come grida?” Le piantò addosso gli occhi arrossati dall’ansia. Lei fece spallucce. ” È…un ululato straziante.” “Clarinetto?” Adesso quelle dita ossute reggevano la matita come se fosse un’altra sigaretta e appesero al pentagramma note veloci come piccole mollette. “Così?”
“Un po’ più roco, ” ribatté lei con maggior sicurezza, ” perché dentro al grido voglio che si sentano le lacrime che la donna soffoca…” Lui la osservava con la coda dell’occhio con una diffidenza che lei non seppe interpretare.
“E perché le soffoca , María?” Posò una sola mano sui tasti dei toni gravi. “Così?” Suonò un accordo misterioso e stregato.
“Non lo so…”
“Sì che lo sa María! ” Si spazientì lui all’improvviso.
“Forza… Di quale incantesimo avrebbe bisogno per smettere di piangere?” Si lanciarono a vicenda un’occhiata testa. Che cosa voleva da lei?, si chiesero nello stesso istante. Poi lui fece suonare un altro accordo. “Daremo un oboe grave e squarciato a quel grido, che gliene pare? Alors…così?”
Risuonarono sempre più note[…]Maria si sfregò la nuca come se qualcosa le avesse graffiato la pelle. Un brivido o il contatto con un tizzone invisibile. Avrebbe tenuto con sé quella sensazione per tutta la vita perché fu l’annuncio, l’istante magico nel quale iniziò a sgorgare da quel piano la Danza del fuego[…] Sopra la voce di María Falla iniziò a scrivere in aria, compulsivamente, l’orchestrazione di El amor brujo…
“La sua ispirazione è come sangue fresco, la sua genialità suscita terrore”, scrisse quella sera sul suo diario, “sulla falsariga della comunicazione divina, immediata e sincera. È una musica che non fa spuntare dolci lacrime di tenerezza, no…Parla di sangue e morte, di fuoco nelle viscere, di passione esclusiva e gelosa. di anelito represso[…] E arrivò il giorno in cui, inaspettatamente come tutto in lui, dopo un fragore di accordi che aveva il suono del del finale di un atto, si accasciò sulla tastiera.
Aveva terminato El amor brujo.”(197 ss.gg.)
Provate ora a rileggere il frammento ascoltando e guardando il video, credo che possiate vivere le stesse emozioni che ho provato io.
Chissà quante esperienze di questo tipo incontrerò ancora nelle prossime pagine, ne mancano ancora tante alla fine! Ve ne parlerò.
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