Il rovesciamento del punti di vista domina in entrambi i film, e l’effetto è straordinario.
Sabato 23 Febbraio-Green Book
Green Book, diretto da Peter Farrelly, con due immensi attori come Viggo Mortensen e Mahershala Ali, racconta di un lungo viaggio, attraverso il profondo, segregazionista e ostile Sud americano, che interagisce con la sensibilità e i conflitti dei due viaggiatori. Tutto quello che accade lungo il percorso al rozzo Tony Lip, autista temporaneo e al raffinato musicista nero Don Shirley, suo datore di lavoro, è abbastanza prevedibile, e tuttavia il regista tratta il tema con una delicatezza di tocco e una forza narrativa tali che lo spettatore ne è catturato.
La musica è lo strumento di attivazione dei meccanismi sociali e psicologici. La grande musica jazz, la stellare musica “classica” di Chopin, la musica dei corpi che danzano all’ Orange Bird Club e quella delle lunghe dita affusolate di Don sulla tastiera del piano.
Tutto è molto bello, comprese le lettere d’amore alla Rostand. Don, novello Cirano, interviene sulle lettere d’amore di Tony a sua moglie Dolores. Struggente l’abbraccio e il dialogo veloce e sussurrato tra Dolores e Don, la sera di Natale.
Il Deep South americano mostra tutti i suoi limiti e il suo razzismo, ma anche la sua immensa bellezza paesaggistica, evocativa di un’America da sogno, per chi ama viaggiare.
La “Famiglia Italiana” di Tony, stereotipo? Rifugio irrinunciabile in cui lasciarsi coccolare? Reale o troppo romanzata? Ne abbiamo discusso tanto “in famiglia” e siamo arrivati alla conclusione comune che, al di là dello stereotipo forte, una verità innegabile emerge tra le scene del film.
E arrivano gli Oscar meritatissimi. Miglior film, migliore attore non protagonista a Mahershala Ali, migliore sceneggiatura originale al regista e a Nick Vallelonga, figlio di Tony Lip e autore della Biografia che ha ispirato il film.
Domenica 24 Febbraio-La Favorita
È il turno de La Favorita di Yorgos Lanthimos, storia di potere, amore, sesso e fragilità, sotto il regno di Anna Stuart. La regina “buona” è una figura controversa, eppure molto amata dal suo popolo. È una donna particolare, solo apparentemente debole e in balia delle sue “amiche”
Il film si focalizza sul rapporto tra Anna e le sue due favorite: Sarah, la più potente, quella che ha maggiormente inciso sulla sua vita e sulle sue decisioni; Abigail, l’intrusa che si insinua nella coppia subdolamente per mettere in atto la sua scalata al potere. Ci riesce, scalzando la prima favorita, ma ad un prezzo incalcolabile. Il film si chiude proprio su questo aspetto e lascia un senso di disagio forte nello spettatore. Bravissime le tre interpreti: Olivia Colman, Rachel Weisz, Emma Stone. Ma alla fine, l’Oscar come migliore attrice protagonista va alla “regina” Olivia Colman, e devo ammettere che è stata proprio lei a suscitare in me le emozioni più forti.
Avevo incontrato la regina Anna all’università. Mi era rimasta di lei l’immagine di una grande regina che ha firmato provvedimenti importanti per il suo paese. Poco o nulla conoscevo della sua vita privata. Il film mi ha suscitato dubbi e ripensamenti che hanno alimentato il disagio di cui ho parlato sopra. Mi è entrato nella testa.
Se volete sapere qualcosa di più sull’intreccio film-realtà fattuale leggete l’analisi del film in La scimmiapensa.com
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