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Può apparire fuori luogo continuare a parlare di poliziotti buoni o problematici o comunque servitori dello Stato, quando si è ancora sintonizzati su quanto sta accadendo negli USA, dove una vera guerra razziale sta riesplodendo con virulenza. Anche a causa di comportamenti, non sempre limpidi, delle armatissime forze dell’ordine statunitensi nei confronti dei giovani afroamericani.

Ma il genere letterario tira, specie d’estate, e De Giovanni è abile nel tessere la trama di un bel noir, dove agli ingredienti soliti, (questa volta, il rapimento di un bambino, coppie scoppiate, mezzecartucce, soldi e usura e come sfondo, la solita meravigliosa Napoli) si aggiunge qualche edulcorato riferimento al razzismo.

La colonna sonora ideale di questo romanzo mi porta a  Certe notti di Ligabue.

Pagine ricche dell’ “atmosfera” di quelle notti in cui ne vedi di tutti i colori, specialmente nelle vite un po’ così dei bastardi di Pizzofalcone. Molto intense, tormentate, ma a loro modo complici e rilassanti. O notti da dimenticare o notti da vivere per lasciare il mondo fuori.

Sono sostanzialmente le vite di questi poliziotti di frontiera a catturare i lettori. E però, c’è un però. I lettori che hanno già incontrato la magica squadra, possono sopportare ad ogni nuova storia, senza batter ciglio, la ripetizione quasi pedissequa della presentazione dei protagonisti? Da dove vengono, dove vivono, la famiglia, i problemi etc etc.? Non ne sono tanto sicura. Certo si legge anche il secondo, ma dopo, si può tranquillamente archiviare la pratica dei bastardi.