lettere

Questa è una delle lettere più belle che io abbia mai ricevuto. In un momento  di sofferenza e fragilità inimmaginabili per la malattia di mia madre,  parole così sono come acqua per gli assetati:

“Sii serena più che puoi nei confronti di tua madre: non basta la serenità esteriore e fittizia, perché non dà agli altri l’aiuto morale che solo la forza interiore può infondere ai nostri gesti e alle nostre parole. Sii forte e serena dentro di te e non ostinarti a lottare contro ciò che ragionevolmente non si può impedire: dai a tutti i momenti che vivi con lei la serenità e la gioia che hanno segnato una vita intera. Sarete ambedue autenticamente più felici e potrete affrontare meglio questo difficile momento.

Se non possiamo impedire la sofferenza del corpo, possiamo rendere leggero e sereno il nostro animo, vivere con pienezza appagante la parte più autentica di noi che nessuna malattia e nessun accidente fisico può e deve intaccare. Proprio perché il corpo soffre, abbiamo bisogno di risarcire le nostre energie e i nostri sensi sottraendoli alla subordinazione fisica e offrendo loro la forza e la serenità dei nostri sentimenti migliori, del nostro feeling.

Ne abbiamo già parlato: non lasciarti vincere dall’angoscia né dal dolore, ma vivi intensamente, con ferocia, se necessario, questi momenti, tanto più se possono essere gli ultimi. Riempi te stessa non del corpo sofferente, ma dell’amore che provi per tua madre, per tutto ciò che il suo esistere tuttora rappresenta e riempi la sua vita interiore di te, del senso del tuo affetto, del tuo essere figlia. La nostra sofferenza, il nostro pianto, anche se silenziosi e interiori, non servono a nessuno: neppure a noi stessi. Non è facile, ma chi ha detto che vivere è facile?”