De Santis Cecilia,
“Cognome e nome. È diventata questo, povera Cicia…”
ricca signora di mezza età, donna integerrima, moglie del notissimo notaio Arturo Festa, esponente di una facoltosa e prestigiosa famiglia napoletana, viene trovata nella sua bella casa con il cranio fracassato da una palla di vetro, di quelle piene di neve finta che cade su realtà improbabili. Kitsch ma a modo loro “affascinanti” e molto apprezzate dai collezionisti, e non solo. Donna Cecilia ne era totalmente catturata e ossessionata.
Indagano su questa morte misteriosa i poliziotti del commissariato di Pizzofalcone. Una squadra raccogliticcia, fatta di poliziotti con trascorsi dubbi, quasi in punizione in questo ufficio di frontiera civile, anche se nel pieno centro di Napoli, rimasto sguarnito a causa dell’arresto di quattro poliziotti bastardi.
Nella nuova squadra, spicca L’ispettore Lojacono il Siciliano, diventato famoso per aver risolto il misterioso caso del Coccodrillo. Tutti si trascinano dietro una vita privata tra il misterioso e l’ossessivo.
“Si tratta di un distretto non molto vasto ma assai popoloso, che abbraccia una parte dei Quartieri Spagnoli e giù fino al lungomare. Quattro mondi, insomma: come si diceva una volta, basso proletariato, borghesia impiegatizia, alta borghesia commerciale e aristocrazia. Tutto, meno che l’industria, in tre chilometri scarsi.”
Come in molti casi di omicidi nel mondo dell’alta società, la storia ci fa incontrare mariti fedifraghi e irriconoscenti, amanti maliarde e incontenibili, segretarie innamorate, collaboratori fedeli ma imprevedibili, nobildonne chiacchierone e scontrose, vecchiette curiose e sgradevoli. Qui, in aggiunta, ci sono badanti bulgare facili target di sospetti e accuse, giovanissime popolane consapevolmente sfruttate e felici, madri orribili. La città, complice meravigliosa, ospita e accoglie le storie di tutti, con Eduardo e il Monacello.
Con il suo stile scorrevole e interessante De Giovanni gioca abilmente con alcune figure retoriche (Il profumo del sorriso, la serranda che trattiene la notte… ) che ingentiliscono e rafforzano allo stesso tempo la sua narrazione. Tuttavia ci si imbatte spesso nei luoghi comuni tipici delle descrizioni di protagonisti di storie di questo tipo.
Tra un capitolo e l’altro il narratore ci mette a fianco anche la persona che ha commesso il delitto: Uomo? Donna? Sappiamo che si tratta di questa persona dallo stile del carattere di stampa: il corsivo, quasi fogli di un diario disperato. Dalle sue parole trasuda emozione allo stato puro, che lancia un’ulteriore sfida al lettore.
Si arriva alla conclusione della vicenda con l’attenzione e la soddisfazione tipiche del post-climax noir. Sentiamo tuttavia che qualcosa di importante sta ancora per succedere. Ma ci attende la sorpresa, e una grande apertura verso il futuro dell’ispettore e dello scrittore…
Padri
De Giovanni ha letto e amato Ed McBain/Evan Hunter/Salvatore Albert Lombino In Date una mano all’87° distretto (1960), colpisce l’umanità, lo sguardo simile alle atrocità umane, ma soprattutto alle debolezze, anche dei potenti. E se cercate altre somiglianze con De Giovanni, andate ad incontrare i poliziotti dell’87° ovviamente, e Mr Tudor con il suo amore, il suo dolore e la sua follia. E tanta pioggia.
“Richard Genero, 87° Distretto, semplicemente detesta uscire di pattuglia, e odia farlo sotto una pioggia battente. Quello che però odia ancora di più sono le sorprese, specie se macabre. Tipo trovare, alla fermata di un autobus, una borsa con dentro una mano mozzata. Chi stava attaccato a quella mano? E chi è il fantomatico personaggio in impermeabile nero che ha abbandonato la borsa per poi dileguarsi in autobus? Per Steve Carella e per la sua squadra di investigatori parte una tetra caccia. Prima che l’87° si trovi davanti anche di peggio” Quarta di copertina
Parlando di padri, ritrovo tra i miei libri sparsi anche Ti ucciderò (1947) di Mickey Spillane/Frank Morrison con il suo famosissimo detective Mike Hammer. Intemezzo di autentica dolcezza la svolta di Bobo Hopper, piccolo, inconsapevole corriere della droga, che dedica la sua nuova vita all’allevamento delle api.
“…è proprio uno spasso. pensa che mi riconoscono Mike. Quando metto la mano vicino all’alveare non mi pungono mai. Mi camminano sopra. Dovresti vederle…”p.67
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