La copertina e le suggestioni viola.

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Parto dal colore viola che, nel corso della lettura, ho associato alla Collana Viola Einaudi di cui fa parte il Ramo d’oro di James Frazer, citato da Hrabal e fonte d’ispirazione per la maggior parte degli intellettuali del suo tempo, e non solo. 

Arrivo poi allo sfondo viola della copertina di Paure Totali e  alle meravigliose  tre gatte mamme (io credo) che visualizzano il cuore del rapporto di Hrabal con la sua colonia felina personale, e con Cassius-gatto-nero in particolare. Una copertina di grande suggestione ed efficacia cromatica che alleggerisce l’angoscia istintiva e apocalittica generata dal titolo.

L’universalità della connessione

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B.Hrabal

La lettura è connessione, la scrittura è connessione, l’esperienza umana è connessione. Trovo questo aspetto affascinante in Hrabal perché lo riconosco e me lo sento molto vicino. Il suo “giornalismo letterario” è infatti:

“registrare, rielaborare a proprio modo quel che accade intorno a lui, scoprendo connessioni, letterarie o altre, e operando commistioni, tra il presente e il ricordo, tra la vita pubblica del paese e la propria vita privata.” Nota editoriale

I capitoli del libro

 Dedico la lettura dei libri di Gennaio all’amico che mi ha “presentato” Bohumil Hrabal  e a tutti gli appassionati di cultura Ceca.  Se  non appartenete a quest’ultima  categoria ma siete amanti  dei gatti e vi appassiona la storia delle esperienze umane, culturali e politiche, da un’ottica anche ironica, i libri di Hrabal vi piaceranno.  Cominciamo da Paure Totali.

Paure Totali è uno di quei libri che ti aprono un mondo ricco di esperienza che, a tratti,  riconosci come tua e vuoi perciò viaggiarci dentro con gioia, da un capo all’altro. E pagina dopo pagina aumenta, in maniera esponenziale, l’ansia di ritrovare vecchi e fedeli amici di viaggio e di incontrarne di nuovi, per cercare di capire le relazioni che li mettono in contatto, tra loro e con il lettore.

Otto e mezzo

Aprilina, Boemista dei “suoi Stati Esauditi” è la destinataria delle lettere di Hrabal. Pagine e pagine ricche d’amore, di complicità, di Storia, Letteratura, Filosofia, Cultura insomma, ma ricche anche  di piccole “sciocchezze” della vita quotidiana.

Il nucleo da cui tutto si irradia è la Rivoluzione di Velluto e i suoi eroi,  tra fiumi di birra, riunioni più o meno clandestine nei locali praghesi, samizdat, agenti governativi, incontri specialissimi e gatti, tanti gatti, amorevole e consolante rifugio.

“P.S. Aprilina, la notte di San Silvestro a Praga è stata una cosa che allo stesso signor Fellini o al nostro Forman sarebbe proprio piaciuto filmare[…]un milione di persone a Václavské námêsti, la famosa Piazza San Venceslao, dove pian piano è cresciuta una notte come di luminarie, centinaia di migliaia di candele e di candeline, le bottiglie di champagne spruzzano verso la gloria dei cieli[…] la rivoluzione di velluto, la rivoluzione che hanno fatto gli studenti e gli attori e i clown, è diventata una realtà[…]la rivoluzione gentile ha iniziato a scrivere una nuova storia.”

Il mondo e i calzoni di Samuel Beckett

“E così Aprilina, ho finito di scrivere, ho finito con le lettere, le missive a Lei, il mio scrivere non era che un riflesso di ciò che ha vissuto l’intero paese, il grande turbamento che quando ha raggiunto il culmine della tensione, allora si sono rotti gli argini della commozione e per due mesi sono dilagati fiumi di lacrime e anch’io scrivevo così, balbettavo, incespicavo, parlavo alla macchina da scrivere, come fossi ammattito…”

Ma non è vero, Bohumil continua ad interloquire con Aprilina, la Boemista americana che risponde alla sua nona lettera in termini non proprio amichevoli!

L’ora della pazzia

“Aprilina, penso sia mio dovere, quando leggo qualcosa che mi commuove, poterlo scrivere allora anche a Lei…”

E parte un richiamo alla grande filosofia che in qualche modo cerca di spiegare i fenomeni dell’esperienza umana, positivi e negativi. “ Die wilden jahren: Kant, Fichte, Hegel, junge Marx…” e li collega alla tragica testimonianza di una persona che ha visto stragi di bambini, a piedi nudi e in ginocchio, in Romania a Bucarest e a Timisoara.

“Aprilina, adesso mi stia vicina, mi appello a Lei, mi stia vicina…”

Bambini. Innocenti e rivoluzionari. E il collegamento porta al Bambino di Praga vestito ogni giorno con un abito nuovo, evocato come in un’epifania dall’immagine di Stalin in Bulgaria, vestito dalle donne con mutande di lana perché non si raffreddasse! Sarcasmo.

E ancora un facile collegamento alla Rivoluzione di Velluto: Il Bambino di Praga, venerato dagli Indios dell’America del Sud, è uno dei milioni di bambini nell’anima: attori, studenti, clown e giovani, che hanno fatto la rivoluzione di velluto,

“che contro la rigidità del sapere danno la precedenza alla direzione del cuore”

 Fiumiciattoli sotterranei

Con la Rivoluzione di Velluto, dopo l’uragano di Novembre, il Primo Maggio  risorge come l’ Araba Fenice e, attraverso la purificazione del fuoco, la nazione torna finalmente in superficie, a godere del sole e del calore senza lasciarsi atterrire dalla paura di precipitare di nuovo in un infausto destino.

“Il Primo Maggio come rivoluzione di velluto permanente[…]Domani è il Primo Maggio e che la rivoluzione di velluto resusciti ancora e ripetutamente, e sia capace di ringiovanire come un fiumiciattolo sotterraneo che scorre alla luce di quegli impulsi che fanno bello l’uomo…”Kersko 30 Aprile 1990

Frammento di pura poesia è  il brano che inizia così:

“ma per quali fiumiciattoli sotterranei sono arrivate le tenere betulle sotto le quali sono seduto, per quali ruscelletti sono sgrorgati i freddi mughetti e la pervinca azzurro chiaro, che ha il colore degli occhi che aveva la mamma, e il cerastio di campo e i nontiscordardime azzurri?[…]ma da dove sono affluiti i miei gatti? Sono sparsi intorno a me come pietre preziose su tappeti di pervinche” p.57 

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Bellezze intimorite

La poesia sociale trionfa con l’immagine quasi eterea della ragazza vietnamita, lavoratrice stagionale. Un immagine che lo rende felice, sazio di bellezza.

“Le mie vietnamite intimorite, e anche lì si distinguono dagli latri viaggiatori con la loro bellezza semplice, non solo delle loro figure, non solo delle loro pettinature,non solo del vestire, ma per le loro movenze[…]perché oggi e forse ogni giorno, dovunque vanno, le vietnamite portano la dimensione della bellezza e dell’eleganza[…]Magari potessero rimanere sempre a Praga, come nostre ospiti e se vogliono come concittadine!”

E l’associazione con Aprilina scatta inevitabile. Ancora una  vera e propria dichiarazione d’amore alla bella americana…

Cassius in esilio

Cassius Clay, gatto nero con ciuffetto bianco, è il gatto preferito di Hrabal, quasi la propria incarnazione nel regno animale. Due esseri che hanno molto in comune.  Tenero e vitale il loro rapporto.

Sembra legarli la comune esperienza di “ritiro progressivo” dalla società in lotta, da quella casa sovraffollata dove ci si azzuffa per un po’ di “lattuccio” e qualche carezza dell’amico-padre Hrabal. Fino ad isolarsi, con dolore, magari guardando da lontano cosa accade lì dentro. Consapevole di procurare altrettanto dolore a chi ti ha sempre accudito. Ma, “Cassius non mi ha dimenticato!” . Preferisce vivere nell’immondezzaio, dove trova cibo a volontà, libero e indipendente, in continuo pericolo. Ma non ha dimenticato Bohumil.

 Il ramo d’oro 

Tutti i sensi in ballo! Leggere è sublime, scrivere è bello, ma  Paure Totali nutre il desiderio di “parlarne” con chi ama questo libro, magari davanti ad un bel boccale di birra.

Nella storia anche gli oggetti si collocano in siparietti  creativi e semiseri su cui   conversare. Il monopattino rosso di Havel, per esempio; i lampadari veneziani lucenti ed eleganti del Castello, che illuminano Havel, ma incombono minacciosi anche su attori, scrittori, banda di funzionari, tutti raccolti sotto le sue gocce di luce, per festeggiare l’insediamento ufficiale del Presidente (con i suoi buffi pantaloni troppo corti!).

 Bohumil continua a scrivere ad Aprilina, ancora connessioni con The Golden Bough di Frazer:

“dal culto della vegetazione di una certa tribù dell’Africa centrale, dove il capo regna sulla nazione, seduto sotto l’albero sacro, fino a quando non arriva qualcuno più forte, spezza un ramo dall’albero sacro, uccide il capo e assume così il governo della nazione…Vabbè… E allora, Aprilina, ho assistito all’elezione del presidente Václav Havel nel Castello di Praga, è stato un momento meraviglioso… 87”

 È stato quella volta sull’isola di Capri

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Peppino di Capri

Bohumil incontra il Nobel Joseph Brodskij, con il quale parla dell’intervista sull’Espresso  e su questioni di inizio e fine Asia;  incontra Ferlinghetti che, insieme agli altri della Beat Generation è come dire Coca Cola…a Praga; riceve premi prestigiosi; ascolta Peppino di Capri che lui chiama di Napoli, ma una febbre da cavallo con pleurite e polmonite lo assale e gli rovina la vacanza sull’isola di sogno. Dopo la malattia e l’ospedale, torna finalmente a casa, tra i suoi amati gatti.

“Le mie tre gatte mamme…solamente le vecchie gatte mi avevano aspettato tutti i giorni alle undici, e per sicurezza anche all’altro pullman, quello dell’una meno cinque”…

Che bel ritratto quello della sofisticata donna parroco dalle unghie laccate, che sa “parlare in modo così bello, umano e direttamente al cuore” fino a far uscire le lacrime per la commozione. La “rappresentante di Dio” fa il bagno con i più raffinati costumi da bagno alla parigina! Evviva la religione se la rappresenta un’affascinante indossatrice!

 Paure Totali: fili conduttori.

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Birra Praghese

Nel flusso di coscienza e di ricordi che creano la storia, diversi sono i fili conduttori che hanno intessuto la mia rete di lettrice:

Un filo conduttore  cerca di sostenere la  pesantezza del corpo di Bohumil che spunta “leggero” tra le righe delle pagine. Ê il peso di un corpo stanco e gravato da paure ancestrali, già presenti nel grembo materno, sotto la minaccia di un nonno ”pazzo” e violento.

E trovo anche  il filo dell’ ironia amara  che non riesce comunque ad far scomparire la paura. Ne è il simbolo la scena del nonno che sta per picchiare la mamma incinta e l’improvvisa comparsa sulla soglia della cucina della nonna che  annunciando il pranzo  in tavola, con una normalità destabilizzante, blocca il gesto violento e fa apparire un sorriso sulle labbra di chi legge.

Il filo è spesso bagnato di birra, protagonista indiscussa delle giornate praghesi di Hrabal e dei suoi amici, nemici e conoscenti;

il filo è avvolto nella carta dei samiszdat, di tutte quelle pagine ricche di storie e commenti e persone non graditi al potere e pubblicate in circuiti clandestini;

il filo è colorato e ravvivato dalla grandezza di tanti scrittori e musicisti e pittori e intellettuali in genere, compagni di viaggio del protagonista, sulla carta e nella vita;

il filo è quello della Storia che conosco, che ho vissuto alla finestra, ma di cui ricordo tutta l’intensità. Il libro di Hrabal mi permette oggi di recuperarne alcuni aspetti, in modo più consapevole;

il filo ha il sapore del “lattuccio” per i gatti e di tutte le parole quotidiane, chiare e concrete che Hrabal usa nelle sue lettere ad Aprilina;

il filo è quello della Rivoluzione di Velluto, fatta da studenti, giovani operai, attori e clown, dalla generazione di coloro che fanno il progresso di una società. Fatta dal Presidente Václav Havel, giovane come i giovani rivoluzionari, coperto di cuoricini rossi delle ragazze che si fermano estasiate davanti alle sue foto.

 Conclusione

Per concludere, torno all’inizio e all’universalità delle connessioni, ultima e unica parola chiave del libro di Hrabal, e prendo in prestito alcune note di Giuseppe Cocchiara su The Golden Bough di James G.Frazer, (Collana Viola Einaudi) che potrebbero adattarsi anche a Paure Totali:

“Il Golden Bough si impone alla nostra attenzione per la finezza con la quale sono collegati i materiali nelle loro connessioni reciproche e soprattutto per la disposizione d’animo, virtualmente poetica, con cui il Frazer lumeggia quei materiali. Il Golden Bough è un libro, appunto per questo, che sa creare delle atmosfere e delle suggestioni. Ed è come un viaggio: un viaggio si intraprende per diporto con una meta; mentre, poi, le mete si allargano e, quando si ritorna, ci si accorge di aver conosciuto non solo una parte del mondo, ma tutto il mondo in alcuni dei suoi aspetti più inquietanti e misteriosi.”

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