Sono contenta di averlo letto. Da tempo pensavo di farlo, da quando ne sentivo parlare dai miei studenti. Soprattutto dalle ragazze. Oggi ritrovo nelle parole e nelle ossessioni raccontate da Yoshimoto molte delle tempeste esistenziali che mi trovavo di fronte durante le lezioni di Letteratura Inglese.
Nelle tre storie Sonno profondo, Viaggiatori nella notte e Un’ esperienza si accavallano, spesso come in un incubo, viaggi, sonno, contrasti luce-buio, alcol, amore, rapporti di coppia, triangoli, incontri fatali. E ancora, il lavoro part time, la vita, la malattia, le verità taciute a se stessi e agli altri, la morte, il suicidio, la vita oltre la morte. E il freddo, tanto freddo, la neve, tanta neve e silenzi profondi come il sonno.
Tra i personaggi si insinua una incomunicabilità feroce. Le parole non riescono quasi mai a reggere il ritmo del pensiero e delle emozioni. A questo vuoto totale viene fortunatamente in soccorso il linguaggio inequivocabile del corpo, attraverso il sonno, per esempio, in cui sprofonda spesso e volentieri Terako, la protagonista del primo racconto.
“Quando stavo con lui ero una donna muta” , dice di sé.
Il “lui” di cui parla è il suo amante. Un uomo sposato con una donna molto malata, quasi un vegetale ormai, che “lui” non può e non vuole abbandonare, ma che è sempre tra loro e con loro.
Sono storie di giovani donne che si affacciano alla finestra del mondo reale e lo affrontano a viso aperto, con le loro fragilità e il loro entusiasmo. A volte riescono ad entrare nel mondo degli adulti senza troppe cicatrici, a volte abbandonano il terreno di lotta e vanno altrove …
“Sapendo di bere troppo, mi ripeto sempre che dovrei limitarmi, così di giorno decido fermamente che alla sera ridurrò al minimo la quantità di alcol, ma quando la sera arriva e tocco il primo bicchiere di birra, dopo non so più come fermarmi, e mi preparo un altro bicchiere, questa volta di gin tonic. E poi un altro e un altro ancora, mentre la notte avanza e la dose di gin aumenta sempre di più.” p.109 Un’esperienza
I tre racconti confluiscono in una storia unica e antica: quella dell’universo femminile, così incline all’attrazione verso il partner sbagliato, alla lotta
feroce contro le rivali, ma anche ad una certa solidarietà di genere, riscoperta quando ormai sembra essere troppo tardi.
Gli uomini sono incasellati in categorie diverse: quelli che scappano inseguendo il sogno di un amore americano, o fuggono dalle proprie responsabilità o da donne difficili da gestire; quelli che tornano; quelli che rimangono ad ascoltare, pochi in verità, e quelli in preda al terrore esistenziale, che hanno bisogno di una donna a pagamento che resti sveglia nel letto, sempre pronta a coccolarli di notte, quando si svegliano tormentati dai loro incubi. Yoshimoto non ci risparmia personaggi davvero surreali, come il nano medium che aiuta Fumi a risolvere il suo rapporto doloroso con l’amica Haru, morta suicida a Parigi. L’affascinante mondo giapponese ingloba tutto con un soffice manto di neve, fino quasi a soffocare emozioni e persone.
Il ricco cocktail di sensazioni e turbamenti viene trasmesso al lettore in modo molto efficace, in prima persona. La stessa Yoshimoto ammette che c’è molto della sua personale esperienza nelle storie narrate.
Ed è proprio il racconto in prima persona che in qualche modo porta alcuni lettori ad immedesimarsi in situazioni che potrebbero aver vissuto in un dato momento della loro vita.
Ho letto questo libro per tornare un attimo indietro nel tempo, in un’altra dimensione. Ora lo prendo e lo riporto su, a dormire tra le cose di una giovane donna in viaggio, alla ricerca della “sua” dimensione, lontano da quel paese la cui bellezza sembra invece aver conquistato Banana Yoshimoto. Suggestivo il suo ringraziamento all’Italia, con il quale saluto le tre storie, senza particolare rimpianto:
“L’Italia è un paese dove riesco con grande naturalezza a essere me stessa e contemporaneamente a diventare una persona dalle infinite sfaccettature. Posso essere una giovane fanciulla, una donna matura, oppure una scrittrice consapevole di sé, un cucciolo fedele, una dea innamorata dell’arte, una viaggiatrice con lo zaino sulle spalle, una turista insaziabile, una fanatica della cucina, e poi ancora e ancora, mille altre cose. Paese che accogli tutto, che aiuti la bellezza degli esseri umani a fiorire, fantastica Italia, ti adoro” Postscriptum edizione Italiana.
Deviazione inaspettata: Gramellini, Yoshimoto e la capacità di ascolto
Cosa unisce il Buongiorno di Massimo Gramellini a Sonno Profondo di Banana Yoshimoto? Non lo so.
So però che leggendo “Gentili ascoltatori” del 19 Dicembre 2014, in cui Massimo ringrazia Telefono Azzurro, da 50 anni al servizio di chi ha bisogno di essere ascoltato e aiutato, si è come materializzata Yoshi, amica speciale di Terako. Audace connessione.
I giovani angeli di Telefono Azzurro ascoltano in silenzio, assorbendo tutti i malesseri psicologici di bambini e adulti che non trovano più ascolto intorno a sé a casa, al lavoro, a scuola, restituendo comprensione, empatia e speranza. Yoshi assorbe invece i turbamenti al limite del patologico degli uomini che l’affittano per tenerla accanto nel letto, pronta ad intervenire per consolare e confortare il povero disgraziato assalito da incubi feroci.
Cosa c’entra Telefono Azzurro con questa storia? Forse la capacità di ascoltare ed ascoltarsi in profondità come chiave per vivere meglio con gli altri e con se stessi?
Gramellini inizia così il suo Buongiorno :
“essendo fornito di una sola bocca ma di ben due orecchi, l’essere umano dovrebbe dedicare all’ascolto degli altri il doppio del tempo che riserva all’emissione dei fiati”.
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