
” Roma-Dieci autori hanno trasformato il Grande raccordo anulare in una galleria di affreschi lunga 70 chilometri. L’iniziativa dell’ANAS col sì del ministero “la Repubblica-Domenica 5 Marzo 2017
Marco Polo: “tutto l’immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra” (I.Calvino, Le città invisibili, 1972).
Con Sacro GRA di Gianfranco Rosi, vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia 2013, completo la mia personale estate in viaggio con le pecore! Che meraviglia le immagini di questo gregge urbano in movimento sotto la luce magica del cielo romano!
Che bel road movie. Rosi ci porta tutti in viaggio all’interno di un’umanità dolente che riesce tuttavia a conservare ancora un briciolo di ironia. Abbiamo di fatto guardato un documentario per un’ora e mezza circa, con interesse e sorridendo a tratti, nonostante l’amarezza di molte delle situazioni, al limite del grottesco.
Ho ancora nella testa, negli occhi e nelle orecchie le “orge” del punteruolo rosso e famiglia, il loro slurp goloso e lo sguardo preoccupato, ma pronto “alla pugna” dell’uomo delle palme.
Sento la voce sconsolata del pescatore di anguille dalle mani mobili, che non sa capacitarsi degli errori grossolani dei giornalisti che scrivono sulle anguille e non si spiega come mai non chiedano aiuto e informazioni a quelli che stanno in basso, che “vivono” con le anguille e per questo ne sanno certamente di più …
Colpisce la scena delle due ballerine che si dimenano sul bancone di uno squallido bar e che ci intrattengono con una dotta analisi su come il ”rossetto rosso” le faccia sembrare delle mignotte,
ma il costume da ballo sembra proprio come un rossetto rosso “sparato” sui viscidi e bramosi spettatori.
Sorprende Il “bedebreke” dell’untuoso cavaliere-impresario romano. Mamma mia!
Tornano i fotoromanzi che la prosperosa Ucraina, che pensa con nostalgia alla sua bella terra, usa per “imparare” l’Italiano.
Assolutamente convincenti il filosofo e la figlia universitaria che non stacca mai gli occhi dal suo computerino e ascolta con indulgenza e tenerezza il suo originale papà. E che dire dell’uomo dell’ambulanza? Delle disincantate prostitute “pudiche”? Meraviglioso! Ci sarebbe ancora tanto di cui parlare! Che bello, tutto.
Mentre guardavo il documentario pensavo tra me e me: “cosa mi resterà di questo film?” E ho deciso che il cielo di Roma rimane indelebile nella mente e nel cuore. Lo conosco bene e l’ ho riconosciuto, nel film.
Alla fine della storia, quasi a voler tirare le fila di questo affascinate viaggio romano, arriva Il Cielo di Lucio Dalla… E lì ho capito che chi incontra Roma, le sue luci, le sue ombre, vere e metaforiche, se ne va dalla città portandosi dietro proprio il cielo, fosse anche quello cupo e minaccioso del Sacro GRA.
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