Caro Vladimiro,
questa è una risposta alla tua recensione del romanzo di Ken Follett, La caduta dei giganti. Questo genere di storie non mi esalta. It’s not my cup of tea, ma capisco perchè catturino così tanti lettori, in tutto il mondo.
Il romanzo è ricco di storie parallele di uomini e donne appartenenti a classi sociali diverse, di solito ricchi aristocratici vs proletari o poveri e diseredati, nel mondo imperiale euro-asiatico del primo novecento.
Principi e principesse, giornaliste suffragettes piccolo-alto borghesi, come la cameriera gallese che, fuggita a Londra perchè incinta di un nobile odioso, diventa il simbolo della riscossa femminile fino a diventare parlamentare laburista per la constituency di Aldgate, come suo fratello Billy, l’eroe minatore eletto ad Aberoween in Galles!!! come l’orba Rosa, superaffascinante e intelligente o la fiera Lady Maud che per amore del suo ricco e affascinante tedesco affronta la povertà con coraggio e senso dell’humour e si “ricicla” come pianista di jazz in un night-club di Berlino.

Quanti temi si incontrano in questa lunga storia! Guerre, intrighi, inflazione galoppante, dollari come oro, marchi a palate per comprare una pagnotta di pane (vero!). Poi la Russia di Lenin, piccolo uomo maneggione e sgradevole, del nobile principe Andrej che fronteggia la rivoluzione e la morte con orgoglio tutto “aristocratico”. Politici meschini, alcuni illuminati in cattiva salute, ma disposti a morire per l’ideale etc etc…
Tutto intrecciato in un pastone quasi “soap” fatto di amori, tradimenti, alcol, perversioni, figli che nascono da tante madri diverse e da pochi padri protagonisti, figli che nascono perché utili allo scrittore per passare al secondo e poi al terzo volume della trilogia e continuare le storie parallele già avviate nel primo.
Ricostruzioni storiche, sul filo del verosimile, di figure di spicco, ambienti, eventi e decisioni che un buon testo di storia ufficiale forse riesce a rendere in modo più efficace, specialmente se si avvale di testimonianze o di analisi più approfondite. A tratti mi sono annnoiata nelle trincee francesi, tra descrizioni superficiali di attacchi notturni senza spessore.
C’è un aspetto però che mi piace: ripercorrere le strade delle valli gallesi dell’area di Cardiff, dove sono stata più di una volta e dove ho respirato la stessa atmosfera che Follett racconta. E poi qualche tocco di Londra che rispolvero sempre con immenso piacere. Sapienza narrativa e organizzativa, chapeau Mr Follett!
E tuttavia, non credo che leggerò ancora libri del genere, ma intanto sono contenta di averlo fatto. Mi sono fatta un’idea. Grazie Vladimiro!
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